Quando i draghi si alzarono in volo, il continente occidentale fu conquistato col fuoco e col sangue.

E proprio quel fuoco e quel sangue troviamo nel motto della casata Targaryen, a cui è dedicata questa cronistoria dinastica nata per raccontare le alterne fortune della famiglia dei draghi, dalla conquista del continente occidentale da parte di Aegon I e delle sue due regine e sorelle Visenya e Rhaenys, fino al regno di Aegon III. E quello che succede dopo? Niente paura, gli anni che andranno dalla morte di Aegon III alla caduta dei Targaryen per mano di Robert Baratheon saranno oggetto di un secondo volume che non ha ancora una data certa di pubblicazione.

Uscita il 20 novembre, questa prima parte di Fuoco e Sangue è stata pubblicata in contemporanea in vari paesi, tra cui l’Italia, dove è stata edita da Mondadori con una traduzione di Edoardo Rialti, subentrato a Sergio Altieri dopo la sua improvvisa dipartita nel luglio del 2017. Nella versione originale, il testo è corredato da oltre settanta illustrazioni in bianco e nero realizzate dall’artista canadese Doug Wheatley e la loro assenza nell’edizione italiana è l’unica pecca che ci sentiamo di segnalare, non solo per la bellezza delle immagini stesse, che impreziosiscono il volume, ma soprattutto perché la loro presenza avrebbe smorzato la pesantezza della narrazione, permettendo all’occhio di riposare di tanto in tanto.

Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo

Molti degli avvenimenti che troviamo in queste pagine ci sono già stati raccontati, seppure in forma più breve, nel 2014, quando su consiglio dei fondatori di westeros.org Elio Garcia e Linda Antonsson, Martin raccolse tutti i cenni al passato presenti nella sua saga e li utilizzò come base per riscrivere un’opera omnia che contenesse la storia dei Sette Regni: Il mondo del Ghiaccio e del fuoco.

Come sembra spesso accadere all’autore, Martin si fece prendere la mano, scrivendo molte più pagine di quante effettivamente ne richiedesse il progetto. Il lunghissimo manoscritto fu quindi riassunto, e tre estratti vennero in seguito riadattati in forma di racconti e pubblicati all’interno dei libri La principessa e la regina e altre storie di donne pericolose, Rogues (non ancora tradotto in italiano) e Il libro delle spade. La risposta dei fan a questi brandelli di storia è stata però così positiva da convincere l’autore a dare alle stampe l’intera opera originale. È quindi proprio dalla ripresa e dall’ampliamento del materiale preparato per Il mondo del Ghiaccio e del Fuoco (il primo capitolo sull’ascesa di Aegon il Conquistatore è ripreso parola per parola) che nasce Fuoco e Sangue.

Il GRRMarillion

Spesso, Martin ha definito questo libro il suo GRRMarillion, con un chiaro riferimento al Silmarillion di Tolkien, a cui l’autore non ha mai nascosto di ispirarsi. In questo caso, le somiglianze più evidenti si ritrovano, più che nelle tematiche, nel tipo di narrazione utilizzato.

Lo stile di scrittura risulta abbastanza insolito, trattandosi di un tomo di quasi 700 pagine: non si tratta infatti di un romanzo, bensì di una sorta di saggio, che contravviene alla dogmatica regola dello show don’t tell, non mostrando niente di quanto avviene, ma limitandosi a raccontare gli avvenimenti e riportare pochissimi dialoghi, considerati significativi. Per aumentare l’immersione nell’universo immaginario, anche il narratore si presente come un personaggio interno al mondo di Westeros: chi ci guida nel passato dei domatori di draghi è infatti l’arcimaestro Gyldayn, ultimo tra i maestri della Cittadella ad aver servito a Sala dell’Estate. Un unreliable narrator che influisce sulla veridicità e imparzialità delle informazioni, permettendo a Martin di omettere o distorcere parti di storia che desidera mantenere segrete.

Una mossa, questa, che potrebbe risultare azzardata, ma che sicuramente soddisfa gli appassionati delle Cronache, che a dispetto di una formula narrativa a tratti poco scorrevole o addirittura noiosa, scopriranno tra le pagine le storie di un’ampissima vastità di personaggi minori a cui nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco si accenna appena, e che potrebbero suggerire nuovi impensabili risvolti per i libri futuri.

I venti dell’inverno stanno arrivando (?)

E a proposito di libri futuri, non ci siamo certo dimenticati (anche se forse qualcuno potrebbe aver perso la speranza) che The Winds of Winter deve ancora essere pubblicato. Il sesto e penultimo libro della saga, che i lettori aspettano da ormai 7 anni, non ha ancora una data di uscita ufficiale e in molti si sono preoccupati che la stesura di Fuoco e Sangue possa aver contribuito ad aumentare l’attesa. A rincuorare sono, però, alcune dichiarazioni di George Martin stesso che, dopo aver ricordato che il materiale di partenza per Fuoco e Sangue era già pronto dal 2014 e ha necessitato di pochissime modifiche, si è isolato in un “rifugio tranquillo” per accelerare le tempistiche di realizzazione del romanzo (come già aveva fatto nel 2011 con il quinto volume, uscito infatti pochi mesi dopo).

Cosa può aver finalmente convinto Martin – dopo anni di procrastinazione – a finire la stesura di uno dei volumi più attesi dai lettori di tutto il mondo? Forse, come alcuni ipotizzano, teme che l’uscita imminente della stagione conclusiva di Game of Thrones possa far calare drasticamente l’interesse per il libro da parte dei suoi fan, soddisfatti di veder mettere un punto, seppur televisivo, alla vicenda. Se questo possa significare che l’uscita di Winds of Winter sarà annunciata per il prossimo anno (magari addirittura prima dell’uscita della serie stessa, in arrivo ad aprile) ancora non possiamo saperlo, ma per ingannare l’attesa, e in previsione degli spin-off della serie, un ripasso della storia antica di Westeros non può far male.

Sara Zarro
Non sono mai stata brava con le presentazioni, di solito mi limito a elencare una serie di assurdità finché il mio interlocutore non ne ha abbastanza: il mio animale preferito è l’ippopotamo; se potessi incontrare un personaggio letterario a mia scelta questi sarebbe senz’altro Capitan Uncino; ho un’ossessione per la Scozia, l’accento scozzese e i kilt, derivata probabilmente da una infatuazione infantile per il principe della collina di Candy Candy; non ho mai visto Harry Potter e i doni della morte per paura di dover chiudere per sempre il capitolo della mia vita legato alla saga… Ah, ho anche un pony.