Hard Times, gioco di Ivan Preziosi pubblicato con il nome d’arte Radical Fiction, è una riflessione sul decoro urbano e sulle imposizioni delle essere e dell’apparire della società contemporanea attraverso la vita di un senzatetto.

Una città come tantissime con un parco che anticipa e introduce una stazione della metropolitana con annessi e connessi: qualche panchina, alberi spogli ornati da cestini per la raccolta dei rifiuti e tantissimi – indifferenti tra di loro – passanti.  È come se, nei primi momenti in cui ci si approccia ad Hard Times, Ivan Preziosi non voglia tanto comunicarci che quel  che stiamo per vedere e giocare – ovvero la vita di un senzatetto e la costante opposizione, necessaria per poter vivere, con la decenza e il decoro imposti dall’alto – sia comune, sotto gli occhi di tutti e al contempo quasi insivibile.

Sulle prime sembra quasi che, più che sul tema principale, Hard Times voglia quasi darci un monito nei riguardi della gentrificazione coatta: farci rendere conto che viviamo in città ormai fatte con lo stampino sia esteticamente che per quanto riguarda i problemi sociali e di cosidetto degrado che avvengono al loro interno.

Questo, più che poter succedere ovunque, è la conseguenza del fatto che ormai qualunque città dalle medie dimensioni in su è esattamente uguale alle altre e diventa quell’ovunque” è il grido che si percepisce al primo sguardo. Un modo decisamente diverso per parlare di senzatetto, ma pertinente alla volontà di rendere questo racconto schierato, diretto e autentico: con un focus più apertamente dedicato alle cause e alle retoriche con cui ci ha obbligato e educato la società.

hard times

“In una società che impone l’eccellenza, fare schifo è un dovere morale”

Come già largamente anticipato – e come lo stesso autore sottolinea in modo aperto e senza misteri – il tema dei senzatetto tradotto in un gioco di sopravvivenza all’interno del quale costruire oggetti a partire da materiali di fortuna, fuggire alla polizia e mendicare ha come oggetto la messa in discussione della retorica riguardo la decenza e il decoro.

Con Hard Times è come se Radical Fiction voglia sputare in faccia a chi fa dell’apparire in modo impeccabile e attinente alle norme un vanto e un dovere per poter vivere in modo allineato, tirando in ballo quelle situazioni dove superare e tradire queste imposizioni diventa l’unico modo per sopravvivere.

È un linguaggio spudorato e senza mezzi termini, quello usato nel gioco; anche se di parole in senso stretto ce ne sono pochissime e il grosso delle interazioni tra i personaggi sono regolate da icone. Non serve infiocchettare il discorso con altra retorica quando è proprio un ragionamento di quel tipo che si vuole scardinare e sovvertire, e questo Preziosi sembra averlo capito alla perfezione.

Hard Times è un prodotto fortemente politico tanto per il contenuto, per il tema che avvia dei ragionamenti nel giocatore, quanto soprattutto per come fa venir fuori in modo diretto e immediato il punto di vista su tantissimi concetti della persona che lo ha firmato.

È un lavoro densissimo di spunti che possono dare una somma delle idee che Preziosi ha su quel che vuol dire società, sullo stato di diritto, sull’abuso di potere, sui limiti imposti, sulla povertà, sulle dipendenze come valvola di sfogo calata dall’alto, sul denaro e sull’economia. Non ci sono mezzi termini o metafore che girano intorno alla questione, qui: tutto è sotto agli occhi di chi gioca, quasi a fare un parallelo con la sommaria indifferenza che solitamente si dedica alla questione.

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Giocare ad arrangiarsi

Slegare la componente ludica da quella tematica è praticamente impossibile e rischierebbe di sminuire ciò che sta all’interno delle meccaniche di Hard Times. Questo perché esse descrivono e delineano anche nella sfera del giocare in senso stretto quel che significa essere costretti nella condizione sociale del senzatetto.

Le risposte scocciate dei passanti indifferenti alla richiesta di denare, l’arrangiare pagine di giornale e coperte sporche per creare un rifugio così come il dover rovistare nei cassonetti per trovare del cibo o qualche oggetto utile non sono note di colore per far fare effettivamente qualcosa al giocatore obbendendo al dogma dell’interazione ma esplicite necessità comunicative che devono essere espresse quando si tratta questo tema.

Il gioco Radical Fiction, in buona sostanza e per concludere, rappresenta quanto più di vicino si possa pensare al concetto di simulazione di senzatetto: la totale immersione in un contesto, in una situazione, a fronte anche di una iniziale confusione dovuta alla quasi totale assenza di astrazione meccanica.

Tutto è lì come lo è per le strade, sta solo a chi gioca rendersene conto. Un progetto artigianale con mire alte e ambiziose, che conserva – e spesso rivendica con grande orgoglio – quel gusto fai da te ma al contempo le declina e le dona ad un ragionamento che spera possa diventare collettivo. Hard Times, disponibile su Steam, vuole avviare discorsi contenutisticamente e tematicamente rilevanti su un tema mai abbastanza discusso le cui radici risiedono in imposizioni scorrette e meschine.

Luca Parri
Nato a Torino, nel 1991, Luca studia scienze della comunicazione come conseguenza della sua ossessione nei confronti delle possibilità che offrono i mezzi di comunicazione e ha lavorato come grafico e consulente marketing (lavoro che ha fatto crescere esponenzialmente la sua ossessivo-compulsività per le cose simmetriche e precise). Lo studio gli ha permesso di concretizzare la sua passione per i differenti linguaggi dei media, sperimentando con mano l'analisi linguistica e semiotica; il lavoro gli ha dato la possibilità di provare a inserire la teoria nel pratico. Studio e lavoro, insieme, lo hanno portato a scrivere di, tra gli altri argomenti, grafica pubblicitaria, marketing, comunicazione e comunicazione visiva collegata al videogioco.