Mostri, paranoia ed entità ultraterrene. Un focus sul successo planetario di Junji Ito

Gli inizi da dentista, il successo in patria con la sua particolare visione dell’horror e ora anche una serie TV negli USA dedicata al capolavoro Uzumaki – Spirale. Junji Ito ha il merito di essere riuscito a portare la narrativa di genere sui grandi palcoscenici generalisti, tanto che oggi anche i non appassionati di manga hanno almeno sentito parlare di lui. Oggi siamo qui per accompagnarvi in un viaggio tra le sue storie popolate da mostri, esseri umani decisamente peculiari ed entità innominabili, alla scoperta delle principali ragioni del successo che ha ottenuto su scala mondiale.

Junji Ito: uno shock estetico

Junji Ito è un narratore duttile, capace di destreggiarsi egregiamente tanto nella serializzazione più lunga quanto nelle storie brevi. Ciò che accomuna tutte le sue opere è però la sensazione di shock che pervade il lettore non appena apre un volume. I disegni sono molto dettagliati, a tratti quasi fotorealistici, soprattutto per quanto concerne le ambientazioni. La sensazione dell’horror viene infatti veicolata prima di tutto dai particolari e dalla minuzia con cui l’autore si dedica al loro tratteggio. Ecco qui di seguito altre caratteristiche comuni che rendono riconoscibili le opere di Junji Ito.

Volti pallidi e minimali

A differenza dei personaggi di moltissimi altri manga, quelli di Junji Ito hanno sempre la pelle bianca, senza alcuna traccia di rossore sulle guance o altri segni dello scorrere del sangue. Il risultato che l’autore ottiene mediante questa tecnica è la disturbante sensazione di assenza di vita, accentuata anche dalla mancanza di particolari sui visi dei protagonisti. Le facce piatte, quasi come un foglio bianco, una tabula rasa, mettono in evidenza qualsiasi elemento innaturale possa spuntarci sopra: il maestro di Sakashita adora disegnare escrescenze mostruose. L’unica concessione all’estetica per quanto riguarda i visi è relativa agli occhi, i quali sono più ricchi di dettaglio per poter trasmettere le emozioni.

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Contrasto marcato

Junji Ito fa un uso abbastanza pesante di linee scure e spesse, sovrapposte una sull’altra, specie nelle scene dal carattere più gore. L’autore mette quindi in relazione il clima di ciò che succede sulla pagina al suo stile di disegno: ad avvenimenti più crudi e cupi corrispondono tratti più marcati che quasi tagliano la pagina e, con essa, gli occhi del lettore.

Un crescendo horror di dettagli

I disegni di Junji Ito raggiungono il massimo livello di dettaglio quando ritraggono gli elementi più disgustosi e sopra le righe, accentuando la sensazione horror. L’intento è quello di rendere immaginabile l’inimmaginabile, aiutare il lettore a entrare maggiormente nella storia rendendo più nitido l’orrore al quale i personaggi sono costretti ad assistere.

I mostri di Junji Ito

Le opere del maestro di Sakashita sono spesso popolate da mostri di ogni forma e dimensione, che fungono da personificazioni degli strani avvenimenti in corso nel mondo narrativo. Sebbene siano tutti parecchio spaventosi, è possibile distinguerne due categorie: umanoidi e non umanoidi.

I mostri umanoidi

Da buon  ex dentista, Junji Ito conosce bene i dettagli dell’anatomia umana e li mette al servizio del proprio stile narrativo. Uno dei principali caratteri delle sue opere è il body horror, ovvero la sensazione che scaturisce dalla visione di un corpo orrendamente deformato. Uzumaki – Spirale è costellato di arti ritorti, persone che si trasformano in lumache, volti perforati dalle spirali. A differenza del body horror occidentale, orientato a generare creature antropomorfe ma lontane dall’uomo come licantropi e zombie, quello di Junji Ito mantiene i personaggi riconoscibilmente umani. Questa caratteristica li rende, paradossalmente, più “plausibili”, più vicini alla realtà, quindi anche più spaventosi.

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I mostri non umanoidi

In Gyo – Odore di morte i protagonisti sono perseguitati da pesci e altre creature marine capaci di muoversi sulla terraferma grazie a strane zampe simili a quelle degli insetti. Come loro, molti altri mostri non umanoidi concepiti da Junji Ito scaturiscono dalla combinazione di alcune tra le paure più comuni dell’essere umano: in questo caso gli insetti e le profondità del mare. L’autore mescola quindi parti provenienti da diversi esseri viventi dando origine a creature chimeriche spaventose ed enigmatiche, disegnate nei minimi dettagli allo scopo di amplificare la sensazione horror.

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Junji Ito: più weird che horror (forse)

Junji Ito è universalmente riconosciuto come autore horror ma, se si analizzano con attenzione le principali tematiche dei suoi lavori, è possibile trovare molti punti di collegamento con il filone weird. La perdita dell’umanità, l’insensatezza di fondo della vita e degli avvenimenti, la presenza di entità soprannaturali senza volto avvicinano infatti le opere del mangaka a quelle di Howard Phillips Lovecraft e degli altri grandi maestri del genere.

Nessun posto è sicuro

Una pratica narrativa molto diffusa nelle opere di Junji Ito è quella di trasportare oggetti o esseri spaventosi in luoghi nei quali i protagonisti (e quindi i lettori) sono abituati a sentirsi al sicuro. In Gyo – Odore di morte le creature delle profondità marine, ambiente oscuro e orrido nell’immaginario collettivo, si manifestano sulla terraferma, invadendo quella che di solito è una safe zone per l’uomo.

Oltre l’umano

Le storie di Junji Ito iniziano sempre con personaggi totalmente umani, che al massimo portano avanti abitudini bizzarre. Con l’andare delle pagine, però, essi si lasciano sopraffare dalla paranoia o da agenti soprannaturali, che li portano verso la pazzia. Il risultato è una disumanizzazione progressiva, che passa attraverso la perdita della ragione e della capacità di essere se stessi, una delle paure più profonde dell’essere umano.

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Orrore cosmico

Una delle emozioni più forti è la paura. E una delle paure più forti è quella dell’ignoto. Junji Ito sembra attingere a piene mani da questo postulato, che costituisce la base del pensiero lovecraftiano. Molto spesso le opere del mangaka sono abitate da entità soprannaturali, sprovviste di corpo, che muovono gli eventi del mondo narrativo senza che nessuno possa interferire. Il loro operato, così come la loro stessa esistenza, vanno oltre la comprensione umana. I personaggi non hanno quindi gli strumenti per contrastare una minaccia decisamente più grande di loro, scivolando verso la pazzia. A differenza dell’horror classico, i lavori di Ito sono sempre caratterizzati dall’inevitabilità della sconfitta, unico esito possibile in presenza di forze soprannaturali.

La meschinità dell’uomo

Le opere di Junji Ito restituiscono una pessima immagine dell’umanità, sempre pronta ad approfittare delle debolezze altrui per il proprio guadagno. Come dimostra l’intera trama di Black Paradox, nessuna minaccia soprannaturale è abbastanza spaventosa finché l’uomo riesce a sfruttarla per fare soldi o diventare famoso. Solo quando la situazione diventa irreversibile i personaggi si accorgono della propria insignificanza, e a volte nemmeno allora. In Gyo – Odore di morte, sebbene intorno a loro si stia consumando l’apocalisse, due uomini continuano a litigare per una ragazza. La meschinità dell’essere umano sembra quasi avere le stesse caratteristiche delle entità soprannaturali: inarrestabile e destinata a causare distruzione.

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Junji Ito è più di un semplice autore horror che dipinge incubi che sembrano reali: è un mangaka che flirta con l’orrore cosmico, gioca con l’insensatezza della vita e fotografa l’umanità per ciò che è. Del resto, non tutti coloro che disegnano mostri arrivano al successo planetario. Se volete spaventarvi per il soprannaturale e poi scoprire che gli umani sono anche peggio, le sue opere sono ciò che fa per voi.

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.