And they turn into monsters, Turning us into fire, Turning us into monsters, It’s all desire

Prima di scrivere questa recensione mi sarebbe piaciuto intervistarlo Capitan Artiglio. In primis per chiedergli perché diamine si sia scelto un nome simile, poi per confrontarmici su alcune cose, alcune tematiche che mi sembra di aver percepito nei suoi lavori, nelle sue illustrazioni. A ben pensarci avrei voluto chiedergli se per caso fosse un appassionato di One Piece, le cui reminiscenze tanto per quanto riguarda alcuni aspetti del suo Kids with Guns, tanto per la costruzione di certi scontri tra i personaggi, mi sono sembrate così evidenti da prendermi a schiaffi. Gli avrei voluto chiedere se per caso avesse mai giocato a Cadillac e Dinosauri, una roba a base di dinosauri così trash che, pur non conoscendo il Capitano, sono sicuro avrebbe apprezzato. Perché magari lo sapete, magari no, Cap. Artiglio ha sta passione smodata per i lucertoloni, per i dinosauri, che siano squamati o piumati, volanti o bipedi. Una passione che si percepiva già fortissima nelle sue illustrazioni, e che in Kids with Guns letteralmente esplode. Non lo sapevate, ora lo sapete. Come non so io se magari questi dinosauri, divisi senza ragione tra sauri veri e propri e lucertole antropomorfe, si riferiscono all’immaginario di Toriyama, e del suo Dragon Ball delle origini.

A Cap Artiglio avrei voluto chiedere quante volte si è sparato la Trilogia del Dollaro di Leone (che personalmente amo, ma se mi conoscete lo sapete) e come gli è venuta in mente l’idea di fonderla con un mondo che ha quasi un vago retrogusto alla Moebius. Che non è un sapore vero e proprio, è più come il milkshake di McDonald, che dovrebbe sapere di Fragola, ma la ricorda solo vagamente. A te può piacere come no quel sapore dolciastro in punta di lingua, che sembra gridare forte il suo spirito eretico nei confronti delle fragole vere, ma sai che c’è, sono gli anni della globalizzazione e allora “sticazzi”, è buono lo stesso.

 

A Cap Artiglio, e poi prometto che andiamo avanti, avrei voluto chiedere che ne pensa dei Gorillaz, ma conscio – pur non conoscendolo – che magari li adora quanto me, gli avrei chiesto quante volte si è sparato Demon Dayz mentre preparava la sceneggiatura del suo lavoro, e quante volte ha messo su la terza traccia dell’album prima di decidere di chiamare il suo esordio “Kids with Guns”. A quel punto gli avrei anche detto che in effetti, parlando di Gorillaz, le sue illustrazioni mi danno un po’ lo stesso piacere. Che Jamie Hewlett è sì un mostro sacro, ma che trovo che nel modo in cui lui, il Cap, posiziona i corpi sulle sue tavole (e specie nelle sue illustrazioni), con quel tratto un po’ morbido un po’ spigoloso, e nella scelta dei colori (con un feticcio particolare per i dettagli dei vestiti), il padre di Tank Girl me lo ricorda. Perché come Tank Girl e i Gorillaz, anche Kids with Guns ha un animo apertamente punk e questo, unito ai dinosauri, le pistole e gli alieni, finisce per farmelo venire duro. Che non si monti la testa, che la strada è lunga, ma lo stile “ci sta”, in sintesi mi arrapa. Avrei chiuso l’intervista mostrandogli la pagina 51 del suo Kids with Guns, poi ringraziandolo lo avrei salutato dicendo soltanto: “au revoir Shoshanna”.

Sarebbe stata una bella intervista, e forse sarebbe stata perfetta per prepararvi, anche solo visivamente, a quello che è l’esordio di Capitan Artiglio per Bao. Kids with Guns è un western futuristico, che propone un mondo alieno che è in effetti un mix di tante cose che avete già visto, letto o sentito, ma che nelle mani di questo eclettico artista finisce per diventare qualcosa di nuovo, completo e dannatamente divertente. La storia è quella dei fratelli Doolin, una banda di fuorilegge con pochi scrupoli (pochi ma ci sono) ed il retaggio di un padre che sembra essere una leggenda del west (o punkwest?). Ad accompagnare uno di questi, una ragazzina muta e senza nome, che finirà per essere involontariamente il motore di una vicenda a dir poco fuori di testa che coinvolgerà dinosauri, poteri sovrannaturali, ranger senza scrupoli e tanto, ma tanto piombo. Kids with Guns all’inizio sembra battere una strada sicura, quella a metà tra lo stereotipo e la citazione, e per le prime 20 o 30 pagine vi domanderete dove l’autore voglia andare a parare. Dapprima pare un miscuglio di idee estrapolate da questa o quella passione del suo creatore, che sia il cinema di Tarantino, il manga shonen per antonomasia, o semplicemente l’infantile feticcio per i dinosauri. Ma è una bufala, è una presa in giro. Il volume si apre di colpo, praticamente vi esplode in faccia, e da lì le citazioni, i riferimenti, si infilano in una traccia precisa in cui tutte le cose che a Cap. Artiglio piacciono (ovvero tutte le passioni che questi ha fatto confluire nel suo racconto), si mettono a disposizione del racconto stesso e diventano strumenti, quasi aggettivi, del mondo che fa da sfondo alle vicende dei Doolin e della ragazzina senza nome.

La risultante è che Kids with Guns è intenso, esplosivo, divertente, piacevolissimo da leggere. Partendo con fare quasi compassato il volume ad un certo punto vi travolge come un triceratopo in carica, e finisce, come un episodio televisivo perfettamente girato, proprio lì dove la tua voglia di saperne di più è appena esplosa, lasciandoti con un desiderio di un sequel che difficilmente si esaurisce nei giorni a seguire. Con questa premessa, questa potenza, unita ad uno stile accattivante tanto nel disegno, quanto nella composizione, quanto soprattutto nelle scelte cromatiche, Capitan Artiglio si impone senza mezze misure alla nostra attenzione, dimostrando come anche un qualcosa nato sotto l’ispirazione di molteplici influenze, con i giusti compromessi, e tanta ma tanta attenzione per i dettagli, può finire per essere un’eccezionale manifesto della propria unicità artistica.

Verdetto

Ho adorato Kids with Guns, e resterò in trepidante attesa del suo sequel, ma a ben pensarci non mi aspettavo nulla di meno dopo aver visto i lavori del Capitano che, per altro, una volta tanto fareste bene a seguire su Facebook, dato che le sue illustrazioni sono, senza mezze misure, un orgasmo visivo.