“What is a man? A miserable little pile of secrets”

La prima stagione del Castlevania di Netflix, firmato da Warren Ellis, mi piacque tanto quanto mi lasciò l’amaro in bocca. La serie si muoveva bene nell’universo di Konami, ma si interrompeva dopo quattro episodi dimostrandosi solo un prologo. Quando l’ho rivista un paio di mesi fa, in attesa di questa seconda stagione, ci sono rimasto male ancora una volta della chiusura dopo soli quattro episodi, un po’ perché tendo a non ricordare le cose ed ero certo che gli episodi fossero sei, un po’ perché, nonostante fossi preparato al suo essere solo un prologo, la sensazione di incompletezza mi ha colpito ancora in modo molto forte.

È a questo punto inutile stare a parlare in modo dettagliato delle aspettative per questa seconda stagione, che non potevano che essere enormi. Appena disponibile su Netflix, sono subito andato a controllare la quantità di episodi, che purtroppo sono solo otto quando ne avrei voluti vedere almeno 12, ma vabbé. Lasciando a margine le mie aspettative personali, non posso che constatare che la serie dura esattamente quanto doveva durare, e anzi l’ultima puntata risulta quasi superflua, vagamente scollata dal resto dell’opera e utile principalmente a fare da gancio per eventuali stagioni successive. Francamente, la serie avrebbe funzionato meglio se si fosse interrotta alla settima puntata, ma gli spunti per un eventuale futuro sono comunque più che interessanti e non me la sento di criticare eccessivamente la scelta di Ellis.

Andiamo oltre però, e vediamo di cosa parla questa seconda stagione. La serie inizia con un flashback, che ci ricorda perché Dracula è particolarmente arrabbiato con il genere umano: la moglie, Lisa, viene arrestata dalla Santa Inquisizione per stregoneria. Sappiamo dalla prima stagione che Lisa, in una scena violentissima e fortissima, verrà arsa viva sul rogo, e questo scatenerà le ire del Signore della notte, che riverserà le sue armate infernali sulla terra per punire il genere umano. Si torna poi esattamente dove si era conclusa la prima stagione: Travor, Syphia e Alucard fanno ormai gruppo, e sono decisi ad affrontare Dracula. Dall’altra parte Dracula ha radunato nobili vampiri da tutto il mondo, ma ha messo in mano l’andamento della sua guerra a due umani, Isaac e Hector.

Quello che un po’ manca a questa, apprezzabilissima stagione di Castlevania è però il bilanciamento. Se il racconto è interessante, le scene d’azione bellissime e i personaggi sono ben caratterizzati (ci tornerò più avanti), è anche vero che il ritmo è un po’ claudicante e la distribuzione dello spazio a schermo per ogni personaggio è tutt’altro che perfetta. Per buona parte della stagione infatti il trio di “eroi” viene praticamente messo in secondo piano, dando invece maggior spazio alla fazione dei vampiri, al cui interno troviamo lotte di potere che un po’ stridono in un adattamento di Castlevania. Molto spazio è quindi concesso anche a Dracula, che spicca come il personaggio più caratterizzato e sfaccettato della produzione Netflix. Ci troviamo di fronte al classico cattivo con cui empatizzare, ma Ellis ha il grande merito di farlo rimanere nel suo ruolo senza far mai sconfinare l’empatia in una giustificazione delle sue azioni. Molto interessanti anche i personaggi di Hector e Isaac, che vicino al loro signore sembrano diventare l’effettivo terzetto protagonista della stagione. Entrambi approfonditi nel loro passato e nelle loro motivazioni, bucano lo schermo e riescono a fare affezionare lo spettatore molto più di Trevor, Syphia e Alucard, che invece rimangono a tratti indifferenti. I tre protagonisti sono infatti tratteggiati in modo troppo stereotipato, con Trevor e Alucard che bisticciano come bambini e Syphia che fa da mediatrice, in modo eccessivamente materno.

Dove invece la serie è totalmente inattaccabile è nelle sequenze d’azione, nella direzione artistica generale e, soprattutto, negli easter egg sparsi ovunque. I combattimenti, così come nella prima stagione, sono bellissimi e coreografati in modo sublime. Nelle ultime battute, e non vi dirò altro, c’è uno scontro che vorreste non finisse mai tanto è bello. Ma visivamente Castlevania di Netflix è tutto bellissimo, nonostante la povertà di alcune animazioni. Soprattutto i fondali fanno il paio con i combattimenti, lasciando più volte a bocca aperta sia per la quantità di dettagli che per l’utilizzo del colore. E proprio rimanendo sul tema della quantità di dettagli, è impossibile non notare e apprezzare la quantità di easter egg sparsi per ogni episodio della serie, e che riescono a dimostrare un grande amore per il materiale originale.


Verdetto

La seconda stagione di Castlevania è un ottimo adattamento di una grande serie di videogiochi. Ha i suoi difetti, come un cast di protagonisti decisamente sottotono rispetto agli antagonisti, ma compensa con una direzione artistica di prim’ordine, sequenze action da brividi e tutta una serie di chicche che gli appassionati del franchise di Konami non potranno che apprezzare e divertirsi a riconoscere. Quello che posso consigliarvi, che siate o meno amanti dell’opera madre, e di dare una possibilità al lavoro di Netflix e Ellis, perché difficilmente ne rimarrete delusi!

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.