Dal 9 luglio su Netflix, Last summer (Yaz ’96) racconta l’estate di Deniz, un sedicenne in vacanza nel sud della Turchia.

La diversificazione del catalogo di Netflix è in atto ormai da molto tempo, e dà l’opportunità di guardare interessanti produzioni di Paesi meno noti, cinematograficamente parlando. Last summer (Yaz ’96) di Ozan Açiktan si inserisce in questa scelta, e offre al pubblico internazionale una storia ambientata e interpretata in Turchia, che segue canoni abbastanza classici dell’educazione sentimentale di un giovane protagonista. Yaz ’96 allude evidentemente all’anno in cui è ambientato Last summer, data anche la onnipresente colonna sonora e la scelta dei costumi. Probabilmente più che per una rievocazione personale che per una reale necessità cronologica, la scelta del regista di tornare indietro di qualche decennio fa immediatamente pensare a esempi più noti, e anche meglio riusciti. Ma procediamo in ordine.

Leggi anche:

Last Summer (Yaz ’96), una storia d’amore tra adolescenti

Deniz arriva con la sua famiglia in un comprensorio di case per le vacanze nel sud della Turchia. Non appena mette piede in quella che sarà la sua abitazione per i mesi estivi, risulta chiaro che il suo corpo si è radicalmente trasformato negli ultimi tempi. Del resto, è quello che succede agli adolescenti. A fargli mille complimenti c’è Asli (Ece Çesmioglu), migliore amica di sua sorella maggiore (Aslihan Malbora), di qualche anno più grande di Deniz. La giovane età di Deniz è un altro argomento ricorrente, così come i suoi cambiamenti fisici e, con anche eccessiva insistenza, Asli inizia a trattarlo come un fratellino. Il problema, come spesso accade, è che rapidamente Deniz inizia a provare una grande attrazione per Asli. La storia procede con relativa semplicità, con Deniz che sospira dietro alla ragazza più grande e il gruppo di amici che fa da sfondo chiassoso. La situazione si complica quando subentra Burak, un bel ragazzo che inizia a flirtare con Asli.

Last summer (Yaz ’96) è un film che si guarda nell’attesa che succeda qualcosa che non si è già visto. La risposta a tanta perseveranza – senza fare spoiler, se di spoiler si può parlare – arriverà, ma non ripagherà dell’ora e mezza dedicata al film. In generale, se ne apprezzano alcuni elementi, il tono estivo generale, la sottilissima tensione erotica tra i personaggi, la bella fotografia e qualche scelta musicale. Tuttavia nulla di tutto ciò riesce a rendere Yaz ’96 un prodotto sufficiente.

Un film tutto sommato elegante

Ci si può dedicare con impegno a trovare dei motivi per guardare questo film, che lascia – repetita iuvant – con una sensazione generalmente tiepida. Sicuramente va esaminato il contesto in cui è stato scritto, prodotto e girato. Evidentemente c’è un tono nostalgico e malinconico, verso quel periodo dell’esistenza in cui si viveva senza responsabilità, ci si divertiva e si iniziavano a porre le basi per il futuro. L’età dell’innocenza, inoltre, quando si iniziano a scoprire le proprie pulsioni è un altro tema cinematograficamente molto battuto, che è stato al centro di piccoli capolavori. Procedendo a ritroso nel tempo, basti pensare a Call me by your name di Luca Guadagnino o a Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci. Questi due esempi – è forse fuori luogo citarli parlando di Last summer, ma rende il concetto – non brillando per cosa, ma per come raccontano. Questa è l’unica spinta plausibile per tornare sempre sulle stesse storie, la contemplazione dei propri anni migliori non è uno stimolo sufficiente al fare arte.

Last summer (Yaz ’96) sembra poco più di questo. Un racconto di tempi andati, che affronta dinamiche già viste in film “estivi” e di amori adolescenziali, e lo fa con una forma discreta, elegante. La fotografia si concede diversi momenti di lirismo, anche qui non particolarmente originale ma efficace. Il paesaggio e il fascino dello stile di vita fa il resto. Chi non vorrebbe passare un’estate tra discoteche, gite in barca e nuotate in piscina?

Last summer (Yaz ’96), vorrei ma non posso

Un film che vuole essere spregiudicato ma non riesce. Almeno non per il pubblico europeo (o americano) abituato a standard di trasgressione decisamente più alti. Oppure un film che vuole essere elegante, delicato, ma non lo è neanche abbastanza da farne la sua prerogativa forte. Anche là dove prova a trattare un tema (la bisessualità) che – immaginiamo – non sia affatto semplice in un Paese omofobo come la Turchia, lo fa in maniera trasversale, superficiale. Anzi, riesce là dove magari c’era anche una buona intenzione a promuovere l’immagine del maschio violento e omofobo come vincente. Quindi decisamente pessima idea.

I personaggi sono l’altro problema del film. Tutti a loro modo ricalcano uno stereotipo o sono talmente amorfi da non riuscirci neanche. Le ragazze sono poco più di oggetti di odio e desiderio del protagonista, e anche dove c’è una personalità un po’ più curata, quella di Asli, alla fine non lo è abbastanza da segnare un punto a favore del regista/sceneggiatore. Il protagonista, Deniz, che dovrebbe essere la voce e lo sguardo narranti del film è difficile da decifrare, e anche lui abbastanza piatto. Gli altri si dividono in più o meno accessori, e sembrano solo sottolineare la “diversità” dei personaggi principali. Insomma, non una visione fondamentale, questo Last Summer, sicuramente non meglio di andare realmente in vacanza, a sedici anni o no.

Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.