Netflix serve un cocktail di rap, droga e proiettili. Il Leader è un’adrenalinica serie, lunga come un film e da gustare tutta d’un fiato

Sguardi estranei si incuneano in un altro mondo, una tetra realtà distante anni luce dalla placida e quieta vita cittadina. Colpi d’arma da fuoco si mescolano a note e versi e spezzano le corde legate a un sogno, evaporato nel fumo dei proiettili. È il confine, tra realtà e inferno urbano, tra Francia e le sue banlieue, che richiamano un lontano Far West.

Una periferia in cui la lotta per la sopravvivenza non conosce morale, fredda come il metallo di un’arma che ha conosciuto più volte la morte. Un luogo in cui la ragion d’essere dell’umanità è unicamente la lotta contro i propri simili e contro se stessi. In una bilancia che pende sempre e solo dalla parte dei potenti.
È nell’anarchia del margine e della trincea della sub realtà, che va in Il Leader, una piccola, ma sorprendente e atipica serie griffata
Netflix, pronta a stupire.

La prima novità è legata alla durata delle puntate: i dieci episodi, che compongono la prima stagione, durano dagli otto ai quattordici minuti, per un binge watching che occupa lo spazio di un film.
La seconda peculiarità de Il Leader – disponibile su Netflix dal 10 marzo – è l’utilizzo del found footage come tecnica narrativa, utilizzando le riprese in soggettiva delle camere e dei vari hardware dei protagonisti. In ambito televisivo l’escamotage del point of view non viene utilizzato spesso, mentre sul grande schermo, soprattutto da
The Blair Witch Project ha trovato parecchi estimatori ed emulatori.

leader netflix


Grazie alla presa diretta ci si ritrova immediatamente all’interno della narrazione, che prende il via senza troppi preamboli. Tutto ruota intorno alla figura carismatica di Tony, un rapper appena uscito dal carcere e in procinto di pubblicare un album. La sua etichetta discografica vuole girare un video che lo ritrae nella sua quotidianità all’interno del suo quartiere, una classica banlieue transalpina, dislocata nel Sud del paese.

Il regista del videoclip è Franck, al quale è stato richiesto esplicitamente di rendere il video il più crudo e realistico possibile. L’autore, in compagnia del cameraman Thomas, scoprirà ben presto l’infuocata realtà a cui sta per andare incontro. Arrivati sul posto, i due vengono privati dei documenti e dell’automobile e si ritrovano immediatamente catapultati in un mondo totalmente diverso dal loro. Tony è infatti il boss del quartiere e gestisce un giro di droga che coinvolge quasi tutti gli abitanti della banlieue. Franck si ritrova a filmare e, soprattutto, a vivere situazioni in cui la possibilità di morire o di essere arrestati è il fulcro della quotidianità. Sparatorie, inseguimenti, pericolose consegne di droga accompagnano i protagonisti, il cui ritorno a casa sembra impossibile.

Il Leader rientra in quel microcosmo di serie tv europee che Netflix sta foraggiando e sta facendo conoscere al mondo, in un’ottica che finalmente non abbraccia più il solo continente americano, ma che sta regalando piccole gemme da tutto il mondo.

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I registi Nicolás López e Ange Basterga riadattano per il piccolo schermo un loro omonimo film, che aveva vinto il Grand Prix del Polar Festival. Il loro debutto su Netflix si materializza in uno degli universi più congeniali ai cineasti francesi, quel mondo criminale delle periferie urbane, già trattato con successo ne L’odio di Kassovitz e nel recente Les Miserables.

Grazie all’uso sapiente e adrenalinico della presa diretta, ci si immerge totalmente nel cupo microcosmo del crimine. L’approccio crudo e realistico, con cui Il leader ricrea la vita della periferia, mantiene un costante livello di tensione delle scene. La violenza sembra essere sempre in agguato e lo spettatore viene costantemente animato da un brutale susseguirsi di sequenze veloci come un proiettile. Sparatorie in soggettiva con l’utilizzo di GoPro, fughe in moto da una polizia corrotta e ben lontana dalla canonica concezione del ruolo dell’istituzione, si mescolano alle incessanti e onnipresenti canzoni del rap transalpino, da sempre colonna sonora delle realtà periferiche francesi.

Siamo ben distanti dalla perfezione narrativa di Gomorra, ma il Leader è un prodotto Netflix da gustare tutto d’un fiato, ripristinando il formato con cui era stato concepito inizialmente dai due registi. È il lasciapassare verso una terra senza vincitori e vinti, la cui umanità si scorge in lontananza, smarrita in un labirinto di droga e violenza. Un luogo il cui cuore batte finché un proiettile non lo fa fermare.

Leone Auciello
Secondo la sua pagina Wikipedia mai accettata è nato a Roma, classe 1983. Come Zerocalcare e Coez, ma non sa disegnare né cantare. Dopo aver imparato a scrivere il proprio nome, non si è mai fermato, preferendo i giri di parole a quelli in tondo. Ha studiato Lettere, dopo averne scritte tante, soprattutto a mano, senza mai spedirle. Iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2006, ha collaborato con più di dieci testate giornalistiche. Parlando di cinema, arte, calcio, musica, politica e cinema. Praticamente uno Scanzi che non ci ha mai creduto abbastanza. Pigro come Antonio Cassano, cinico come Mr Pink, autoreferenziale come Magritte, frizzante come una bottiglia d'acqua Guizza. Se cercate un animale fantastico, ora sapete dove trovarlo.