L’intrepido percorso dell’unico, inimitabile, Blue Bomber

Con l’arrivo della raccolta Mega Man Zero / ZX Legacy Collection fissato tra qualche giorno, abbiamo pensato fosse opportuno dedicare alla mitica mascotte Capcom uno speciale che vada a ripercorrere gli oltre trent’anni dell’amatissimo Blue Bomber. Era il 1987 quando un piccolo team interno della software house, dedito esclusivamente allo sviluppo per piattaforme domestiche, diede vita ad una saga che sarebbe diventata da lì a poco una vera e propria leggenda, accompagnandoci ancora oggi tra l’uscita di una collection e l’altra e qualche nuovo sporadico episodio.

La compagnia di Osaka realizzava infatti solo titoli arcade che poi convertiva in svariati porting per console. Rockman ‒ che noi impareremo a conoscere come Mega Man ‒ fu quindi un’opera concepita prettamente per sistemi casalinghi. Il nome deriva da rock ‘n’ roll e infatti il nostro protagonista è Rock, mentre sua sorella risponde al nome di Roll. Ai tempi la scelta ricadde sul Famicom/NES di Nintendo e dopo un primo episodio che non totalizzò grosse vendite ne seguirono molti altri. Talmente tanti che tra serie principali, spin-off e crossover, Mega Man vanta oltre centotrenta (130) trasposizioni videoludiche (qualcuno poi dice che Nintendo sforna troppi Mario).

Mega Man

Le origini di Mega Man

Il primo capitolo della longeva serie Capcom è stato realizzato da un team di sole sei persone, composto da giovani talenti assunti proprio per la sua realizzazione. Tra questi vi era anche Keiji Inafune, che in seguito diventerà una delle personalità di punta per il brand, sebbene venga spesso erroneamente riconosciuto come il padre di Mega Man.

Inafune si è occupato di realizzare tutti i personaggi del gioco, tranne alcuni già abbozzati a livello concettuale come Dr. Light e Dr. Wily. Lo stesso Blue Bomber era stato in parte già concepito da Akira Kitamura, mentore di Inafune; quest’ultimo gli ha poi donato l’aspetto definitivo, ispirandosi anche in parte ad Astro Boy, in originale Tetsuwan Atomu (鉄腕アトム) del Dio Manga, Osamu Tezuka, creando pure il logo del titolo, Rockman (ロックマン) e le cover di svariati episodi. È chiaro che il talentuoso artista abbia dato al Blue Bomber le fattezze che tutti conosciamo; quelle che lo hanno reso famoso, permettendogli di diventare persino la mascotte di Capcom. Col passar del tempo, Keiji Inafune ha avuto ruoli sempre più importanti: da illustratore/artist è passato ad essere anche game designer e producer della serie, prendendone le redini per parecchio tempo e curando diversi episodi.

Oltre a vantare tantissimi titoli, Mega Man appare anche in altri media con diversi manga e serie animate alle spalle, non facendosi mancare due trasposizioni OAV. Era previsto persino un live action in collaborazione tra Capcom, 20th Century Fox e Chernin Entertainment, ma dopo qualche tempo ne fu annunciata la cancellazione, sebbene la software house giapponese abbia tenuto a precisare che il film sia ancora in sviluppo.

Senza dubbio un personaggio prolifico e versatile, adattato per tutte le esigenze. Merito del carisma di cui il Blue Bomber si avvale, nonché del design semplice ed accattivante. Quell’armatura blu scintillante, il braccio cannone e il casco hanno fatto sì che il nostro amabile androide di quartiere divenisse famoso in tutto il mondo. Mega Man è suddiviso in più serie: ritroviamo quella classica le cui origini appartengono al lontano 1987; c’è poi la saga futuristica X e infine la Zero/ZX. Queste rientrano di sicuro tra le più importanti, ma è giusto segnalare anche Legends e Battle Network, nonché tutte le apparizioni del Blue Bomber in svariate produzioni totalmente slegate dal genere di appartenenza originario della serie.

Mega Man

Serie classica

Con il primo Mega Man abbiamo assistito ad un action platform pensato per hardware casalinghi, mantenendo però tutta una filosofia arcade oriented, basata su punteggi, sfida e platforming, regalando un’esperienza puramente hardcore. Il capostipite mostrava già le enormi potenzialità di questo brand e col tempo, capitolo dopo capitolo, sarebbero state tutte sfruttate, pur con alcuni alti e bassi durante il percorso.

Ad oggi la serie classica vanta ben undici capitoli canonici, il cui ultimo ‒ per l’appunto Mega Man 11 ‒ è stato rilasciato proprio due anni fa dopo un lungo periodo di assenza sulle scene. In tutti gli episodi il giocatore deve sconfiggere diversi boss, decidendo a piacimento l’ordine degli stage da affrontare per giungere al loro cospetto.

Un elemento molto caratteristico riguarda la struttura che ricorda vagamente i metroidvania. Non tanto per il level design, e nemmeno per il backtracking (che non sussiste), quanto per una questione legata ai power up: sconfitto un boss, il Blue Bomber ne acquisisce l’abilità e questo avvantaggia il giocatore in altri stage; alcune caratteristiche permettono addirittura di raggiungere punti altrimenti invalicabili. Mega Man però esplode dopo la dipartita di tutti i boss; una volta eliminati tutti e ottenuto i loro potenziamenti bisognerà affrontare lo stage finale nel quale torneranno utili i power up acquisiti durante l’avventura. Questi aspetti vengono poi evoluti nei seguiti, anche se dopo il secondo episodio, pur con gli ovvi miglioramenti nel sistema di controllo e nonostante le nuove feature del caso, la serie ha perso qualche colpo in estetica e level design.

Mega Man 2 resta ad oggi il capitolo migliore della saga principale, poiché incredibile sotto ogni punto di vista: colonna sonora potentissima, level design da capogiro, boss meravigliosi e carismatici, idee sempre avvincenti e un tasso di sfida estremo ma appagante, lo rendono un gioco straordinariamente memorabile. Da Mega Man 3 viene introdotta la scivolata, il colpo caricato e il cane robotico, Rush. Questi tre elementi arricchiscono parecchio il gameplay, migliorando non poco l’esperienza.

La saga andrà sempre ad evolversi, però nessuno dei sei capitoli per Famicom/NES riuscirà a raggiungere le vette qualitative del secondo episodio. Bisognerà attendere l’arrivo di Mega Man X per vedere in azione delle vere e proprie novità; dal 7 al 10 la serie classica continua infatti a seguire le orme dei suoi predecessori, evolvendo il tutto in particolar modo da un punto di vista tecnico e di gameplay, inserendo inoltre un comparto narrativo un po’ più articolato con tanto di cutscene. Tuttavia con l’avvento degli X diventava sempre più difficile seguire la serie classica proprio in virtù del fatto che con Mega Man X si sono sperimentate nuove trovate di gameplay e guizzi creativi inediti, generando un appeal senza dubbio più marcato, sebbene i Mega Man principali restino i capitoli più incentrati sul platforming e sull’alto livello di difficoltà.

L’undicesimo capitolo stesso dimostra la volontà di Capcom di voler continuare a perseguire le proprie origini e tradizioni, e la sola introduzione del Double Gear non basta certo a riscrivere le regole del gioco. L’unica parentesi un po’ più frizzante è senza dubbio caratterizzata da Rockman & Forte, uscito in esclusiva Super Famicom fuori tempo massimo nel 1998, arrivato da noi soltanto alcuni anni dopo su Game Boy Advance col nome Mega Man & Bass. Qui ritroviamo qualche trovata di gameplay in più dovuta proprio alla presenza di Forte (Bass), apparso dal settimo capitolo e solitamente come rivale del Blue Bomber. Qui di seguito tutti i capitoli della serie classica, esclusi spin-off e affini.

  • Mega Man
  • Mega Man 2
  • Mega Man 3
  • Mega Man 4
  • Mega Man 5
  • Mega Man 6
  • Mega Man 7
  • Mega Man 8
  • Rockman & Forte
  • Mega Man 9
  • Mega Man 10
  • Mega Man 11

Mega Man

Serie X

Capcom voleva dare una bella svolta al brand con l’avvento delle nuove console di allora; nasce quindi Mega Man X. Essendo sviluppati in parallelo con la serie classica, gli X hanno senza dubbio fatto calare l’interesse sull’altra (come accennato poc’anzi), proprio a causa del processo creativo e dell’evoluzione di quest’ultima. I Mega Man X introducono molte novità sotto il profilo ludico, rendendo l’esperienza totalmente diversa e più frenetica rispetto a quella dei capitoli classici.

Keiji Inafune voleva ridisegnare il protagonista, poiché ritenendosi un creativo preferiva sperimentare nuovi concept piuttosto che fare sempre le stesse cose; la sua creatività lo ha portato quindi alla realizzazione di un personaggio nuovo di zecca, ovvero Zero, che risulta probabilmente tra le sue migliori creazioni. Perché i Mega Man X sono più appetibili e avvincenti della serie classica? Il setting maggiormente futuristico (i giochi sono ambientati cento anni dopo la serie principale), le abilità del nuovo Blue Bomber che può eseguire il dash e saltare sulle pareti, oltre alla presenza del già citato Zero, sono solo alcune delle motivazioni. Se questo non bastasse, sappiate che anche da un punto di vista prettamente estetico la caratteristica di ottenere pezzi di armatura dei boss sconfitti rende tutto più carismatico; senza snaturare il design di Mega Man, Inafune e soci sono riusciti ad implementare un’idea senza dubbio avvincente per dare un pizzico di pepe al look dei vari episodi di Mega Man X.

Nella serie futuristica del Blue Bomber ritroviamo un level design più articolato e pieno zeppo di segreti, mantenendo la sua componente platforming, ma non marcata in maniera hardcore come in quella classica. Questo li rende di fatto meno crudeli, seppur non di certo una passeggiata da portare a termine (tutt’altro). La formula dei Mega Man X esplode in X3, sebbene già il suo prequel sia di ottima fattura.

Con X3 si ha l’esperienza definitiva grazie a livelli molto più ampi, power up fantastici e ritmi incredibilmente frenetici. A tutto questo aggiungete la colonna sonora curata da Kinuyo Yamashita e il gioco è fatto. Per coloro cui questo nome non dica nulla, sappiate che è la compositrice del primissimo Castlevania, ergo autrice del tema più famoso della serie, ossia Vampire Killer. Anche in Mega Man X3 ha svolto un lavoro encomiabile che aggiunge senz’altro quel guizzo in più all’opera. Dopo questo episodio la serie ha accusato diversi alti e bassi, ma se X4, X5 e X6 sono comunque prodotti di una certa qualità, non si può dire lo stesso dei capitoli successivi che risultano proprio senza infamia e senza lode.

Mega Man X7 intraprende la strada del 3D, come fatto in precedenza dai Legends, ma non riesce a risultare interessante, così con il sequel si ritorna allo scorrimento laterale, ma artisticamente il gioco lascia parecchio a desiderare. Poco accattivante anche Maverick Hunter X mentre la parentesi RPG di Command Mission non fu malvagia, seppur non all’altezza dei Battle Network usciti per Game Boy Advance. Di seguito tutti i capitoli della X saga (sempre escludendo collection e affini).

  • Mega Man X
  • Mega Man X2
  • Mega Man X3
  • Mega Man X4
  • Mega Man X5
  • Mega Man X6
  • Mega Man X7
  • Command Mission
  • Mega Man X8
  • Maverick Hunter X

Mega Man

Serie Zero/ZX

L’estremo carisma di Zero spinse Capcom a dedicare un’intera serie su di lui. In parte venne mantenuto il gameplay del personaggio visto nella serie Mega Man X, ma a questo si aggiungono una componente ruolistica e svariate novità, nonché una trama ancora più profonda e articolata che va ad intensificare maggiormente temi come violenza e drammaticità (subendo pure qualche censura qui da noi).

Il look dei vari Mega Man Zero non si discosta troppo da quanto visto negli X, ma Inti Creates ha dato ai quattro capitoli che compongono questa serie un tratto ancora più cartoon e colorato, sfruttando anche appieno le capacità del Game Boy Advance, soprattutto con Mega Man Zero 4. La fluidità delle animazioni qui raggiunge senza dubbio vette elevate e il gameplay trova una certa profondità, donando nuova linfa vitale al brand Capcom che nel frattempo perdeva colpi con gli ultimi episodi delle altre due serie.

Negli Zero una delle caratteristiche inedite consiste nel poter utilizzare le armi dei nemici, essendoci poi una natura più RPG i potenziamenti acquisiscono un ruolo fondamentale, senza contare che le boss battle vantano un approccio più strategico rispetto al passato.
È inoltre possibile poter rigiocare i vari livelli per scovare i potenziamenti persi per strada, talvolta molto utili per il proseguimento dell’avventura. A differenza degli episodi delle altre saghe, qui esiste un vero e proprio hub. La serie di Mega Man Zero può contare su una reale conclusione, a differenza di quella canonica e di X che sono rimaste tuttora in sospeso dal punto di vista narrativo.

Tuttavia la saga appena descritta fa anche da preambolo agli eventi dei Mega Man ZX, ambientati duecento anni dopo gli Zero. Per la prima volta i protagonisti sono umani e non androidi e sfruttano la miscelazione di attributi fisici tra quest’ultimi, garantendo così dei vantaggi in combattimento.

La novità più importante degli ZX, che sono comunque solo due episodi (ben pochi in proporzione alle altre serie), riguarda la loro struttura metroidvania. Se con gli altri capitoli si era intravisto solo il potenziale di questa formula, i Mega Man ZX offrono proprio un’esperienza tipica di questo genere con tanto di mappa estesa, backtracking, molteplici segreti e un alto tasso di esplorazione, nonché degli obiettivi che aggiungono un po’ di pepe alla produzione.

Bisogna inoltre far presente che questo tipo di struttura si sposi alla perfezione col gameplay della serie Capcom ed era un’evoluzione inevitabile che le ha donato una ventata di freschezza. Gran peccato che nella saga canonica e in quelle più longeve non sia mai stata presa in considerazione l’idea di tramutare il tutto in metroidvania.

Mega Man 11 è stato un episodio totalmente classico e fedele alla serie principale, tuttavia Capcom sembra sia al lavoro su un nuovo capitolo che non è il 12. Potrebbe dunque essere qualcosa di nuovo o che possa portare avanti dopo anni una di queste serie parallele. Non ci resta che aspettare per scoprirlo. Ecco invece i capitoli della serie Zero e ZX.

  • Mega Man Zero
  • Mega Man Zero 2
  • Mega Man Zero 3
  • Mega Man Zero 4
  • Mega Man ZX
  • Mega Man ZX Advent

Mega Man

Serie Legends e Battle Network

Con l’arrivo delle console di quinta generazione, la tridimensionalità fu un obiettivo perseguito da tutti. Sebbene Mega Man avesse sempre dato il meglio in 2D (tant’è che ha continuato per quella strada), Capcom ritenne comunque opportuno giocare la carta del 3D dando vita a Mega Man Legends il cui primo episodio è uscito nel 1997.

Questa serie non ebbe molta fortuna e di conseguenza esistono solo due capitoli più uno spin-off con protagonista Tron Bonne, intitolato The Misadventures of Tron Bonne. Diversi anni dopo, precisamente nel 2008, è uscito una sorta di sequel per dispositivi iOS, rimasto confinato in Giappone. Trattasi di Rockman DASH: 5tsu no Shima no Daibouken!, il quale non si discosta troppo dal gameplay dei primi due Legends, vantando pure un comparto tecnico meglio rifinito.

Sebbene graficamente non facciano gridare al miracolo e abbiano delle meccaniche ormai un po’ vetuste, i due giochi sono molto godibili grazie alla varietà di situazioni che offrono e per dei dungeon decisamente interessanti che risultano a conti fatti la vera novità dei Mega Man Legends. Non per altro più che di prodotti action platform possiamo parlare di veri e propri action adventure; un budget più elevato avrebbe potuto donar loro una qualità di gran lunga maggiore. Tra le mani ci ritroviamo invece delle opere un po’ grezze, ma che sanno regalare esperienze dignitose e divertenti, di gran lunga migliori di quanto visto in Mega Man X7, decisamente più anonimo e privo di una vera identità. Di seguito i capitoli principali della serie Legends.

  • Mega Man Legends
  • Mega Man Legends 2
  • Rockman DASH: 5tsu no Shima no Daibouken!

Mega Man

Venendo invece alla serie Battle Network, conosciuta in Giappone come Rockman.EXE (ロックマンエグゼ), abbiamo a che fare con una lunga sequela di titoli RPG e spin-off vari rilasciati tra GBA e DS (con una parentesi home console). Una serie che potremmo ritenere prolifica tanto quanto quelle più canoniche, specie considerando che il genere in questione piaccia molto nel Sol Levante; non per altro è curioso notare che la celebre rivista giapponese Famitsu abbia premiato maggiormente le opere di questa saga piuttosto che quelle principali su cui, nonostante le enormi qualità di molti capitoli, si è rivelata sempre piuttosto tiepida col Blue Bomber.

In questi capitoli le minacce non sono androidi incazzati, robot dalle forme più bizzarre e drammaticità estrema, bensì debellare dei virus PC. Da qui deriva il nome Rockman.EXE che suggerisce appunto un file applicazione da lanciare su un computer e tutto sommato funziona anche l’adattamento Battle Network. Lo scopo consiste nel sventare i piani di un’organizzazione terroristica che vuole conquistare il mondo non attaccando l’umanità direttamente, ma facendolo dalla rete. Uno scenario alquanto futuristico per i tempi, eppure non lontano da una realtà come quella odierna. Qualcuno potrebbe quindi chiedersi cosa c’entri Mega Man in tutto questo. Semplicemente il Blue Bomber è il PET del nostro protagonista, ossia una sorta di alter ego virtuale che egli sfrutterà proprio per debellare i virus che minacceranno il network, nonché per svariate altre attività dalla rete.

Bisogna riconoscere a questi capitoli le loro incredibili doti. Per quanto uno possa snobbare a priori un Mega Man RPG, sappiate che sono dei giochi di ruolo di tutto rispetto, intrisi da una storia a suo modo accattivante, un battle system di spessore e un gameplay notevole e variegato che potrebbe risultare manna dal cielo per un pubblico meno hardcore dal punto di vista dei riflessi e delle abilità action.

La serie, così come Mega Man Zero, raggiunge una conclusione, non lasciando in sospeso gli eventi come successo invece in quella principale e X. Tuttavia, proprio come la saga Zero, vi è un prosieguo ambientato duecento anni dopo gli eventi di Battle Network: trattasi di Mega Man Star Force, rilasciati tutti su Nintendo DS. Quest’altra serie non differisce molto nella struttura del gameplay, ma offre alcune semplificazioni ed elementi che vanno a velocizzare le battaglie. Sviluppandosi in un contesto ancora più futuristico, in Star Force il collegamento alla realtà virtuale avviene attraverso una tecnologia di onde elettromagnetiche. Sia Battle Network che Star Force hanno avuto degli adattamenti anime, il che fa capire quanto in madre patria le serie siano andate bene, catturando l’interesse del pubblico giapponese. Vediamo invece i vari capitoli rilasciati.

  • Battle Network
  • Battle Network 2
  • Battle Network 3
  • Network Transmission
  • Rockman EXE WS
  • Battle Network 4
  • Battle Network 5
  • Battle Network 6
  • Star Force
  • Star Force 2
  • Star Force 3
  • Rockman.EXE Operate Shooting Star

Spin-off particolari

Per concludere andiamo quindi a vedere un po’ alcuni dei vari titoli “alternativi” della longeva serie Mega Man. Abbiamo deciso di prendere in esame quelli più particolari e degni di attenzione. È bene segnalare in primis un valido remake dei primi tre episodi NES della serie canonica, intitolato Mega Man: The Wily Wars, uscito per Mega Drive nel 1994. I rifacimenti in 16 bit sono veramente gustosi e rendono senz’altro l’esperienza più graziosa visivamente parlando, sebbene lo stile 8 bit abbia sempre il suo ineguagliabile fascino. C’è persino una parentesi calcistica che vede il Blue Bomber è i suoi amici sfidarsi sui campi da calcio: Mega Man Soccer. Pur trattandosi di un prodotto non affatto imperdibile, rimane uno spin-off curioso da segnalare. Il gioco non differisce molto dai molteplici titoli calcistici minori di quel periodo.

Stupendo invece Mega Man: The Power Battle, una sorta di picchiaduro un po’ particolare che sfrutta comunque tutte le caratteristiche celebri del brand. Esiste anche un sequel intitolato The Power Fighters che a conti fatti offre un’esperienza simile. Entrambi i picchiaduro, considerando pure il genere, sono stati rilasciati come coin-op e dovrebbero essere gli unici titoli del brand ad avere una versione arcade.

Considerando il successo planetario di Mario Kart e prima ancora che arrivassero sul mercato Diddy Kong Racing e Crash Team Racing, Capcom produsse Mega Man: Battle & Chase, un racing game nello stile della famosa serie Nintendo. Non si tratta di una produzione straordinaria, eppure ha il suo perché, risultando piacevolissima da giocare. Il team di sviluppo riuscì inoltre nel difficile compito di integrare quelle che sono alcune delle meccaniche di Mega Man in un titolo racing.

In esclusiva PC troviamo anche un simpatico crossover, Street Fighter X Mega Man. Il gioco offre la stessa esperienza dei capitoli canonici con un comparto tecnico e stilistico volutamente 8 bit, in cui vengono affrontati i personaggi di Street Fighter come boss di fine livello.

Sono tantissimi gli spin-off, così come le altre apparizioni e le molteplici collection rilasciate; veramente impossibile elencare tutto. Speriamo che le scelte siano state di vostro gradimento. Intanto termina dunque qui questo appuntamento dedicato all’intrepido cammino del Blue Bomber e al suo lungo percorso in oltre trent’anni di storia videoludica. Tra le tante leggende, pur con i suoi alti bassi, Mega Man rientra di diritto tra queste, confidando in tante altre storie ancora da raccontare.

Ismaele "Isma92" Mosca
Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni, Ismaele scrive per il settore dal 2010 e da allora non si è più fermato. Nutre amore profondo per Nintendo ed i suoi brand, in particolare per quello di The Legend of Zelda. Col tempo, però, ha conosciuto e scoperto tante nuove produzioni, sia odierne che del passato, affinando i suoi gusti e la sua cultura videoludica. Nel tempo perso, ambisce a diventare un game designer ed un compositore-musicista, ma restano sogni chiusi nel cassetto... almeno per ora!