Il mentore e il genitore nel mondo dei fumetti

Provereste più affetto, stima e un forte legame di rispetto reciproco per le persone che vi hanno cresciuto, educato, fatto da mentori oppure per chi vi ha solo messo al mondo? Ovviamente queste figure potrebbero pure coincidere, ma senza troppi fronzoli penso che in molti opterebbero per la prima scelta, più che per la seconda. È chiaro che non è sempre tutto bianco o nero, in mezzo a situazioni del genere vi è sempre una larga scala di grigi dove i figli trovano figure genitoriali “alternative” senza necessariamente distaccarsi dai loro genitori biologici, che possibilmente li hanno educati alla vita al meglio delle loro possibilità. Questo calderone di rapporti affettivi fra padri, madri e figli è stato riversato nel panorama dei comics in moltissime sfaccettature diverse, tanto per rimarcare quanto i fumetti siano lo specchio della società e figli del loro tempo. Spesso e volentieri la figura del mentore e del genitore “putativo” coincidono, come nel sempreverde rapporto fra Batman e Robin, uno degli esempi più lampanti dei rapporti padri/figli nei comics americani.

La crescita e l’addestramento

Nel viaggio classico dell’eroe, prima che questo possa essere chiamato tale a tutti gli effetti, vi è sempre una guida che li introduce nel loro nuovo mondo, irto di ostacoli e scelte morali che non sempre sono del tutto bianche o nere. Tutto ciò va in contrasto con la giovinezza e l’ingenuità della figura del nuovo eroe che si sta per formare: il mentore è più anziano, più saggio e apparentemente infallibile, proprio come solitamente da bambini crediamo lo siano i genitori. Il Batman, il Maestro Splinter e il Professor Xavier di turno sono personaggi che si sposano perfettamente con questa visione. Diventano figure genitoriali per gli eroi, insegnando loro la maggior parte di ciò che hanno bisogno di sapere pur mantenendo una sorta di aura misteriosa e autorevole. Di solito, ma non sempre, queste figure muoiono, lasciando che l’eroe completi il ​​proprio viaggio da solo.

La morte del mentore è spesso una soglia in sé e per sé; segno che ormai il personaggio è simbolicamente cresciuto. Quest’ultimo avvenimento, soprattutto nei comics moderni, si verifica molto più di rado, perché i lettori si affezionano fin troppo a queste figure e gli autori tendono spesso a non fargli fare una brutta fine o, quantomeno, a farli tornare in gioco in un modo o nell’altro. Si tende invece a fare sì che la figura dell’apprendista entri in contrasto col mentore: crescendo la nuova figura dell’eroe tende a divergere in qualche modo dal sentiero che la sua guida sta tracciando per lui, sviluppando le proprie idee e il proprio modo di agire, scoprendo che il mentore non sempre è infallibile e “riducendo” la sua figura ad una taratura più umana.

Vecchi e nuovi legami

Proprio nel caso di Batman/Bruce Wayne e i vari Robin che si sono succeduti nel tempo, la figura di padre e mentore si fondono nella figura del Crociato Incappucciato, così come il volersi “disfare” dell’ombra del Pipistrello da parte delle varie spalle. L’eredità dell’alter ego di Bruce è un fardello per qualsiasi Robin. Bruce in qualità di tutore cerca di dare un’educazione di primo livello ai suoi protetti, per prepararli alla vita al di fuori della maschera ma al tempo stesso, nella figura di Batman, li prepara a proteggere Gotham nell’eterna lotta col male che affligge la città, restando però una presenza forte ed autoritaria in entrambi i mondi.

Il rapporto con Dick Grayson, primo dei Robin, casca bene nella categoria: man mano che Dick cresce sviluppa la propria indipendenza, avvicinandosi ai Titans e passando meno tempo con Batman, percorso che lo porterà poi a diventare Nightwing. Menzione a parte va fatta per Damian, figlio biologico Bruce, con il quale ha un legame a volte abbastanza burrascoso, complicato, data la tempra del ragazzo con la quale il padre fatica a tener a bada. Non sempre però i toni “rocamboleschi” di un rapporto denotano una separazione: ad esempio Clint Barton e Kate Bishop, i due Occhio di Falco, alla ribalta ultimamente grazie alla serie Disney+, ne sono un buon esempio. A differenza di quanto visto nella serie TV, le origini del rapporto fra Kate e Clint sono un po’ più complicate. La Kate dei comics ha una vera e propria adorazione per Occhio di Falco, in quanto da ragazzina, venne venuta a contatto con gli Avengers, guidati da Clint, che la salvarono da una situazione poco piacevole. La stima di Kate per Clint nacque per il fatto che l’arciere riuscì a farsi valere nonostante la sua totale mancanza di superpoteri.

Kate però guadagna il titolo di Occhio di Falco II molto tempo dopo, ossia quando l’Occhio di Falco originale mette alla prova la sua erede più volte, sotto mentite spoglie, misurando il suo valore e la sua mentalità, senza svelare la sua vera identità. Il rapporto che si crea è anche molto competitivo, con Kate e Clint che adorano primeggiare e che spesso si sfidano l’un l’altro, e questo rapporto dai toni molto accesi, oltre alla mentalità di Clint, aiuta Kate a maturare e a crescere, fortificandola e rendendola una vera e propria leader, cosa che più volte dimostra militando negli Young Avengers, esempio di come i “padri” nei comics siano a volte figure sregolate ma pur sempre incisive nella formazione di nuovi eroi. Non vi è quindi un vero e proprio distacco fra i due, sebbene il rapporto sia acceso e competitivo, vi è invece una nota di continuità, sostenuta dal mantenimento del titolo di Occhio di Falco. La figura del mentore non ha quindi una vera e propria caduta agli occhi dell’allievo, sebbene Clint sia tutto tranne che perfetto.

Dal disfunzionale allo scambio emotivo

A donare qualcosa però non è solo il mentore/genitore che guida la figura di allievo ma anche il contrario. Se Clint è riuscito a far crescere e far maturare Kate, lo stesso può dirsi per Kitty Pryde e Wolverine, anche se nella direzione inversa. Kitty infatti quando rivede in Logan una figura paterna, riesce a far venir fuori la parte più tenera e protettiva del canadese artigliato, cosa che fino a quel punto si era vista molto poco, se non per niente. Questa dinamica padre/figlia vede quindi Kitty che cerca una guida in Logan, mentre Logan si volta verso Kitty come una sorta di bussola morale. Wolverine è stato una guida anche per altre giovani X-Girl come Jubilee e X-23, ma il rapporto con Kitty ha sempre rivestito un ruolo particolare nel cuore del canadese. Vi sono ancora molti altri esempi di padri surrogati nel mondo dei comics, il cui rapporto con i figli putativi è sempre diverso, sempre pieno di mille sfaccettature, mille complicazioni e mille risvolti, che aiuta a conoscere i personaggi in profondità, svelandone lati a volte inaspettati, proprio come Logan. Anche qui Kitty si rivolge ad un mentore che è tutto tranne che perfetto e che, anzi, si rivolge a lei per “regolare” il proprio aspetto più tormentato: una sorta di mentore “caduto” già in partenza.

Un rapporto più umano

Nel mondo dei comics la consapevolezza che la figura del mentore è imperfetta aggiunge quindi complessità mostrando che anche i buoni fanno cose terribili. Dal punto di vista del lettore è facile riconoscere i difetti in queste figure di mentore, ma quando siamo messi nella posizione dell’eroe, coinvolto in prima persona, diventa molto più difficile. Arriva sempre il momento in cui ci si rende conto che i genitori non sono infallibili. Per alcuni è sconvolgente. Per altri invece è un processo, qualcosa che fa cadere la figura dal piedistallo poco per volta: una summa di piccoli momenti che rendono il mentore più umano poco per volta, aiutandolo ad avere una visione più sfumata della persona che si ammira è il primo passo per vedere il mondo in sfumature di grigio. La disillusione fa parte della crescita. Il fatto che il lettore riconosca i difetti della figura del mentore può essere un passo verso il vedere dei parallelismi nelle proprie vite. Alla fine, la finzione riflette la realtà più nelle emozioni che nei fatti. Non ci sono Batman o Wolverine nella vita reale, ma ci sono adolescenti che stanno lentamente realizzando che i loro genitori non sono perfetti e che si rendono conto che i loro idoli cartacei, a volte, hanno fatto cose non proprio alla luce del sole. Grazie ai comics, si consente loro di esplorare questi nuovi aspetti a distanza di sicurezza, intrecciando i viaggi del loro eroe personale con i personaggi di fantasia e crescendo man mano che il loro eroe cresce.

Salvo Cifalinò
Ingegnere per vocazione, nerd per passione. Tecnologia, videogames e fumetti, senza dimenticare la birra, sono ormai un mix quotidiano che lo sfama da quando era un frugoletto (ok, la birra forse no). Inizia a scrivere sulle testate online nell'ormai lontano 2010 senza mai essersi allontanato dalla tastiera.