Le sirene di Mermaid Melody stanno per tornare a galla ancora una volta

Nel 2007 le principesse sirene fecero il loro debutto sui nostri schermi, armate della loro voce e di un microfono per difendere il mondo umano e quello marino dai loro nemici. L’anime di Mermaid Melody, manga di Pink Hanamori e Michiko Yokote, ha avuto un adattamento italiano tutto particolare che lo ha reso memorabile per le piccole fan dell’epoca, ancora oggi affezionate alle belle sirene e, soprattutto, alle canzoni che hanno reso celebre la serie.

Quelle stesse fan, ora più grandi, potranno forse godere anche del seguito della storia di Luchia&co.: da poco è già cominciata in Giappone la serializzazione del manga sequel, Mermaid Melody Aqua, in cui si seguono le vicende della figlia della protagonista precedente. In previsione di una possibile traduzione di questa nuova serie (qualora avesse successo in patria) e, chissà, di una nuova trasposizione animata, ritorniamo allora anche noi negli abissi marini per capire il successo delle sirene di Mermaid Melody, sia del manga che dell’anime arrivato anche da noi (non senza le solite censure, purtroppo).

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Mermaid Melody, chi erano le sirene che ci hanno fatto innamorare

Un ripassino della trama di Mermaid Melody ci sembra d’obbligo, vista l’età ormai ventennale del manga. La protagonista Luchia Nanami, insieme alle sue amiche Hanon Hosho e Rina Toin, nasconde un segreto: tutte e tre sono principesse sirene e si trovano ora sulla terraferma perché la giovane principessa dell’Oceano Pacifico del Nord, da piccola, ha salvato un bambino umano di cui poi si è innamorata perdutamente. Quel bambino è ora un suo compagno di scuola, si chiama Kaito Domoto e ricorda solo vagamente la propria salvatrice ma desidera ardentemente incontrarla di nuovo.

La vita quotidiana su due gambe del trio di amiche, però, viene spesso minacciata dalle Dark Lovers, gruppo di sottoposte di Gaito, l’ultimo discendente del clan dei Panthalassa che vuole conquistare tutti gli oceani raccogliendo tutte le perle delle sirene. Questi gioielli, infatti, sono la fonte dei loro poteri e con esse possono trasformarsi nella loro cosiddetta forma idol, per difendere la terra, il mare e tutte le persone che amano.

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Il caso unico dell’adattamento italiano

Il genere majokko è variegato e raccoglie diverse altre caratteristiche e tematiche che lo rendono principalmente rivolto a un pubblico femminile piuttosto giovane. Mermaid Melody non fa eccezione, ma ha saputo distinguersi non tanto per le sue storie d’amore, paragonabili a molti altri manga shojo, quanto per il lato prettamente musicale dell’anime. Ci si concentra, infatti, principalmente sulla relazione creatasi da lungo tempo tra Kaito e Luchia, lasciando spazio di tanto in tanto anche alle storie d’amore delle sue amiche.

Ma il punto forte dell’anime di Mermaid Melody erano le canzoni, l’unica cosa che nel manga non poteva essere resa con realismo per ovvi motivi. Le trasformazioni delle protagoniste, come detto in precedenza, vengono definite idol form, poiché in effetti rispecchiano caratteristiche del tipico gruppo idol giapponese: ciascuna riconoscibile per il suo colore specifico, canzoni accompagnate da piccole e semplici coreografie, grandi sorrisoni e catchphrase di inizio e fine performance. Questi spettacoli subacquei riuscivano a mettere in difficoltà i nemici grazie al canto per cui, d’altronde, sono conosciute le sirene come creature leggendarie; perciò per la versione animata sono state composte diverse canzoni che fossero anche riconducibili a ciascuna sirena: Luchia, per esempio, canta spesso la sua canzone, in originale Legend of Mermaid e da noi conosciuta come Dolce Melodia, in grado di diventare più potente a seconda di quante sirene la cantano insieme.

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Tuttavia, l’adattamento italiano ha fatto molto di più per Mermaid Melody, rispetto ad altri anime giunti nel Belpaese. Solo grazie alla maggior diffusione di anime attraverso le piattaforme streaming, in grado di fornire gli episodi anche in simulcast col Giappone, ci si è abituati alle sigle originali in giapponese, ma ancora adesso in Italia si tende a preferire una sigla creata appositamente per il pubblico italiano. Con Mermaid Melody fu svolto questo lavoro con tutte le canzoni delle sirene, fornendo all’adattamento una decina di canzoni, oltre alla opening, Grazie a queste, addirittura inserite in un album dedicato, le Mermaid Melody fecero il botto, affermandosi come nuovo majokko, grazie all’elemento musicale completamente originale, un caso unico nel suo genere tra i vari adattamenti dell’anime delle principesse sirene.

Magia della voce Pitchi Pitchi! Se volete vi concediamo il bis!”

Oggi Mermaid Melody e le sue sirene tornano alla ribalta con il nuovo manga intitolato Mermaid Melody Aqua e le fan di un tempo sono andate in visibilio nella speranza che qualcosa di simile al vecchio anime venga replicato anche in questo caso.

Probabilmente non sarà così: come detto poco fa, ormai gran parte degli anime si rivolge al pubblico online, tramite canali come Netflix e Crunchyroll. Questo significa che non avremmo canzoni italiane da imparare a memoria e cantare alle fiere del fumetto, come è avvenuto grazie alle Cosplay Singers (il trio di cantanti che hanno prestato la voce a Luchia, Hanon e Rina). Il bis, perciò, si avrà forse in lingua originale, se la serie avrà abbastanza successo in patria da ottenere un anime e poi licenze all’estero. Ci si può almeno consolare all’idea che, in tal caso, potremmo vedere un prodotto senza le censure di una volta, ma con la stessa atmosfera romantica e sognante.

Alessia Trombini
Torinese, classe '94, vive dal 2014 a Treviso e si è laureata all'università Ca' Foscari di Venezia in lingua e cultura giapponese, con la fatica e il sudore degni di un samurai. Entra in Stay Nerd nel luglio 2018 e dal 2019 è anche host del podcast di Stay Nerd "Japan Wildlife". Spende e spande nella sua fumetteria di fiducia ed è appassionata di giochi da tavolo, tra i quali non manca di provare anche quelli a tema Giappone.