Il film di Monster Hunter, Anderson, e quel brutto vizietto di distruggere l’immaginario dei più amati giochi di Capcom

In questi giorni l’hype per Monster Hunter è alle stelle, a causa di un certo Rise che ha fatto capolino nella console di Nintendo proprio questa settimana. Considerata la scimmia di proporzioni epiche per il brand in questo momento storico dell’anno, ci siamo decisi nel recuperare un certo filmetto che guardavamo da mesi con un po’ di sospetto, complice il suo esordio in digitale ma ancor più la presenza del blu ray (rigorosamente in lingua originale) nel portale italiano di Amazon. Sì, stiamo parlando proprio del film di Monster Hunter del famigerato Paul W. S. Anderson, già autore della poco riuscita saga cinematografica di Resident Evi. Ve lo diciamo subito, purtroppo come un po’ banalmente ci aspettavamo, il livello non si erge sopra quelle pellicole nemmeno nel caso di Monster Hunter.

Il nostro Anderson non è nuovo alla decostruzione di noti immaginari videoludici per creare qualcosa di diverso, ma come per l’adattamento della saga horror di Capcom, il problema della direzione presa è ancora una volta quella di essere sgraziata, troppo incentrata sull’azione fine a se stessa e soprattutto, di non conservare minimamente lo spirito dell’opera originale. Questo film comincia con un convoglio militare che viene inghiottito da una misteriosa tempesta magnetica e traghettato nel nuovo mondo (quello di Monster Hunter) già questo basterebbe per ad uccidere l’immaginario fantasy della serie. Ma al di là di queste “leggere” incongruenze c’è il fatto che non è un film che parla di cacciatori in quanto tali, ma di cacciatori che si fanno più che altro prede, per lo più disorganizzate, che parla di sopravvivenza nella più banale delle accezioni, con al centro una Milla Jovovich spaesata che cerca la strada di casa, accompagnata da Tony Jaa, cacciatore che ha perso le tracce della sua gilda. Un’accoppiata che solo lontanamente va a simboleggiare la collaborazione e il lavoro di gruppo che contraddistingue le dinamiche di Monster Hunter.

Monster Hunter, un film dimenticabile

La preparazione e la cultura della caccia, sono appena accennate nel film. I mostri sono davvero pochi, ben realizzati visivamente, ma la storia si sofferma troppo su un paio di essi, dando spazio piccolissimo, praticamente nullo, al resto della fauna (o meglio una parte di essa), per concentrarsi nel finale nello scontro con lo scontato Rathalos. Manca però sempre e comunque pathos ed epicità, perché ogni cosa è buttata in scena in maniera assai sgraziata e improvvisata, giusto per mostrare qualche reference del gioco originale. Anche le location lasciano a desiderare perché degli affascinanti scenari che gli appassionati della saga conoscono, si vede poco o niente, essendo tre quarti del film tutto concentrato nel deserto.

A coronare un film scialbo di cui fatichiamo davvero a trovare un senso, visto che di certo non trova ragion d’essere nemmeno nel rendere felici i fan, c’è la solita schizofrenica regia di Anderson. L’azione non ha una brutta messa in scena, ma il solito vizio del nostro di rendere confuso ogni movimento con mille stacchi di camera da un secondo ciascuno con inquadrature improbabili, non rendono certo le scene un gran spettacolo. C’è poi la solita ricerca dell’estremizzazione di ogni sequenza action che trasforma in cafonata qualunque potenziale buona idea.

Il film ha anche un buon ritmo tutto sommato, e i mostri, se vi accontentate di poco, potrebbero piacervi per la loro fedeltà al design originale. Ma i costumi, la caratterizzazione dei personaggi (che passa dallo stereotipo estremo al non pervenuta) e l’interpretazione totalmente distorta del mood della serie videoludica, rendono questo film un vero buco nell’acqua. Magari meglio dei peggiori capitoli della saga cinematografica di Resident Evil, ma senza dubbio peggio di quelli meglio riusciti. E considerando che pure questi ultimi erano film estremamente mediocri, tirate le vostre somme.

Insomma, se vi diverte l’idea di un Fast and Furious con i mostri di Monster Hunter, magari vi divertite pure, altrimenti lasciate perdere che è meglio. Passo e chiudo.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!