Omicidio in Costa del Sol: il caso Wanninkhof – Carabantes: ancora un true crime su Netflix, ma stavolta la formula del docufilm non convince

Netflix e il true crime parlano sempre più la stessa lingua, anche quando si è costretti a uscire dagli Stati Uniti. Il nuovo docufilm della piattaforma della N rossa infatti, Omicidio in Costa del Sol: il caso Wanninkhof – Carabantes ci porta in Spagna, tra Mijas e Coìn, per una storia agghiacciante.

Come avrete intuito si tratta di due differenti omicidi, che sono avvenuti a circa quattro anni di distanza l’uno dall’altro, e vengono narrati dal film diretto da Marc M Sarrado in 85 minuti complessivi.

La maggior parte dello spazio viene dedicato al primo omicidio, quello della ventenne Rocío Wanninkhof, scomparsa la sera del 9 novembre 1999 mentre usciva dalla casa del suo fidanzato per raggiungere la propria.
Il mattino seguente iniziarono le ricerche, a cui partecipò tutto il paese ma che non diedero i frutti sperati: il cadavere della povera ragazza infatti venne ritrovato quasi un mese dopo a circa 15 km di distanza da Mijas, in evidente stato di decomposizione ma reso purtroppo riconoscibile da alcune buste vicino al corpo contenenti gli indumenti di Rocío.
Dato lo stato del cadavere non si riuscì a verificare un’eventuale violenza sessuale, motivo per cui le indagini degli inquirenti si concentrarono su una pista ben diversa, scaturita dai possibili sentimenti di odio e vendetta dell’ex compagna della madre di Rocío, María Dolores Vázquez.

Fu soltanto la scomparsa, con conseguente ritrovamento del cadavere, della diciassettenne Sonia Carabantes, a Coìn nel 2003, a far comprendere a tutti che probabilmente il colpevole di questo delitto era lo stesso di quello del caso Wanninkhof e che le accuse nei confronti di María Dolores Vázquez erano state frutto di un processo mediatico e basato su assurde convinzioni, ma soprattutto senza provi tangibili.

caso wanninkhof carabantes netflix

Manca qualcosa

La scelta di raccontarci il tutto attraverso un docufilm dalla durata di meno di un’ora e trenta non permette di scandagliare al meglio i numerosi aspetti di questa inquietante vicenda, e sono quindi da subito evidenti le differenze con alcuni dei prodotti similari del catalogo Netflix, anche recenti, come ad esempio The Night Stalker o Lo squartatore.

Ci sono due omicidi apparentemente non connessi tra loro, dei sospettati innocenti, un serial killer, ovvero tutto il materiale possibile per sviluppare un prodotto in più puntate in grado di alimentare la tensione e soprattutto raccontarci al meglio le dinamiche del caso, avendo per giunta la possibilità di spostarsi in luoghi diversi, compresa l’Inghilterra che occuperà un posto importante in questa storia.

Come aggravante poi Sarrado & co. decidono di non concentrarsi – come invece è prassi per il true crime – troppo sull’assassino, a cui viene dedicato uno stralcio finale che non ci permette di analizzare la natura psicologica alla base dei crimini, e non viene costituito un vero e proprio profilo del killer. Persino la giusta importanza che viene data agli errori giudiziari è monca, perché non abbiamo la possibilità di capire bene lo stato delle scene dei crimini, il modo in cui partono le indagini e tutte le dinamiche nodali che gli amanti di questo genere di produzioni adora.

Ad esempio nel sovracitato Night Stalker viene dato il giusto spazio a un elemento chiave come l’impronta della scarpa, calamitando inevitabilmente l’attenzione del pubblico. Qui un ingrediente centrale come il mozzicone di sigaretta viene invece appena menzionato, nonostante la sua importanza nevralgica.

caso wanninkhof carabantes netflix

Il fulcro della narrazione così non diventa tanto il duplice omicidio ma la storia di un’innocente ingiustamente incriminata, e in questo è cruciale il tema della lesbofobia che ha dato probabilmente il là al processo mediatico. Una scelta quanto mai apprezzabile se fossimo in un contesto diverso, in cui bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica ancora purtroppo conservatrice di fronte a tematiche simili (figuriamoci quindi nel 1999), ma che non ha poi molto a che vedere con un documentario true crime.
All’interno di più puntate sarebbe stato giusto e ragionevole dedicare anche un intero episodio a tutto ciò, ma oltre la metà del tempo in un docufilm di 85 minuti sembra decisamente eccessivo.

Un minutaggio che di certo elimina cali di ritmo e di tensione, ma Omicidio in Costa del Sol: il caso Wanninkhof – Carabantes pur restando un docufilm interessante e godibile, anche grazie al solito mix di interviste ai testimoni e materiale d’archivio legato ai processi e alle inchieste, appare – come detto – troppo rapido ed affrettato nel suo svolgimento, lasciando l’amaro in bocca agli appassionati del genere, che probabilmente subito dopo avranno la necessità di cercare altro nel catalogo Netflix.

Omicidio in Costa del Sol: il caso Wanninkhof – Carabantes è su Netflix dal 23 giugno 2021.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.