Pazzo per lei su Netflix: inseguirsi e amarsi in una clinica psichiatrica

Avrete notato anche voi che negli ultimi mesi la produzione di Netflix Spagna sta occupando gran parte del catalogo. Spesso con prodotti di media qualità, altre volte con scommesse non esattamente riuscite. Ma anche con grandi successi di pubblico, come l’ormai cult La casa di carta, Élite, e l’interessante horror politico Il buco. Pazzo per lei è decisamente un prodotto più leggero, una vera e propria commedia romantica: genere ormai difficile da maneggiare (talmente abusato, ne abbiamo visti di tutti i tipi) e quindi da apprezzare se riesce a dire qualcosa di nuovo.

Diretto da Dani de la Orden, in effetti Pazzo per lei parte come una commedia d’amore con tutti i crismi e si sposta in un’ambientazione piuttosto bizzarra per il tema, una clinica psichiatrica. Per quanto originali, le premesse non si allontanano dal tono farsesco. Saranno e finale a rendere Pazzo per lei un prodotto vincente del catalogo Netflix.

Sebbene da decenni si sia abbandonato il termine quasi dispregiativo di “manicomio”, è inutile ignorare che la malattia mentale porta con sé uno stigma persistente. Per questo motivo la scelta di Adri (Álvaro Cervantes) di seguire Carla (Susana Abaitua), arrivando a farsi ricoverare con lei, risulta bizzarra e sciocca più che romantica.

I due si incontrano per la prima volta in una serata qualunque, ma Carla riesce a trasformare un momento banale nella notte più incredibile della loro vita. Infatuato, Adri allora attiva il suo istinto da segugio e scopre che la ragazza è ospite di una clinica poco fuori città. Da quel momento la determinazione del protagonista si mette in moto, facendolo ritrovare come un infiltrato tra i degenti. Il confronto tra la sua mentalità “normale”, piena di certezze e di falsa retorica, e la realtà della clinica sarà estremamente utile al personaggio e alla sua evoluzione. E, come vedremo, darà una bella lezione anche allo spettatore.

In questa clinica si incontra una serie di personaggi dolci e divertenti, che per fortuna si raccontano al di là del loro ruolo comico. Ci sono Saùl (Luis Zahera) con manie persecutorie, Marta (Aixa Villagrán) con la sindrome di Tourette, Tina (Txell Aixendri) che è andata in burn out durante il lavoro. Ma ci sono anche Victor (Nil Cardoner) ossessionato dall’igiene e Sergio (Eduardo Antuña) che soffre di amnesia. Tutti insieme hanno ricreato una dimensione familiare, chiudendosi nel mondo ovattato, ma limitato, della clinica. Certo, almeno all’inizio sono presentati come macchiette, ma durante il film saranno approfondite le loro storie, con un passo in avanti rispetto allo stereotipo del “matto”. E questo è decisamente un punto a favore di Pazzo per lei.

Il registro romantico e il messaggio di fondo

Si parte con una notte di sesso, e si trova l’amore. No, di più: si parte con una notte di sesso e si capisce il valore della dignità dell’essere umano. Mica male. Attraverso il romanticismo Pazzo per lei porta il protagonista Adri a mettere in discussione le sue certezze, il suo stile di vita da clickbait (è un giornalista web) per ritrovare un nuovo equilibrio. Certo, Carla arriva con la sua personalità a scompigliare il tutto, ma è nel confronto con la direttrice del centro psichiatrico (Clara Segura) che Adri conquisterà un nuovo se stesso e la felicità a cui aveva rinunciato. Sarà l’amore a salvarci? Anche, ma soprattutto l’accettare se stessi e gli altri per quello che sono, senza voler a tutti i costi obbligare alla positività tossica.

Ce la farai, guarirai, starai meglio. Tutte frasi di circostanza, che danno più sollievo a chi le pronuncia che a chi le ascolta. Io ci sono comunque, che tu sia depressa o che tu sia euforica. Ecco il messaggio di Pazzo per lei, una commedia romantica che parla di autenticità in un mondo in cui il successo si basa su una rassicurante e banale normalità. Attenzione, l’intelligenza di Dani de la Orden sta anche nel non consacrare la malattia come un privilegio (“Tutti i migliori sono matti“, ma anche no). Insomma, si fugge la retorica in tutti i sensi: i “buoni” sono da una parte e dall’altra, tra cui cura e tra chi dev’essere curato. Si insiste, piuttosto, sull’importanza del volersi bene per quello che si è e del non ridurre un paziente psichiatrico a una pura manifestazione della sua malattia. C’è molto altro, molto di più.

Pazzo per lei: su Netflix una commedia sorprendente

Va detto: in un primo momento Pazzo per lei sembra l’ennesima commedia sentimentale. Lei troppo pazza, lui cinico e disincantato, si incontrano e si piacciono. Così, presto si capisce che la maschera refrattaria alle relazioni di Adri è facilmente infrangibile e lei sarà l’osso duro “da conquistare”. Delle premesse già viste, che mettono il protagonista maschile sul piedistallo del principe azzurro e quello femminile nei panni della fanciulla da salvare. Proprio su questo stereotipo si scontra la storia, proprio sui danni che fa chi vuole soccorrere l’altro, senza alcuna consapevolezza dei suoi problemi.

Normalmente le commedie sentimentali funzionano perché ci si identifica nelle lotte e nelle conquiste degli innamorati protagonisti del film. In questo caso, in un periodo in cui i fenomeni psichiatrici sono un tabù a infrangere, si può vivere una analoga immedesimazione. Non sarà certo Pazzo per lei a rivolvere una volte per tutte questo problema, ma si colloca bene in una narrazione apprezzabile del tema. E non parliamo di politicamente corretto: è una visione aperta e sana delle peculiarità umane, di come affrontarle e di come ragionare di sentimenti in maniera costruttiva. Il tutto in un film che diverte e commuove.

Trovate Pazzo per lei in streaming su Netflix.

Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.