L’iconico pupazzo di pezza Sackboy torna con un episodio a cavallo delle generazioni. Ma si poteva fare di più?

Che Sackboy sia un’icona del mondo PlayStation è indubbio: la popolarità del protagonista della serie Little Big Planet non è in discussione, anche solo per aver messo in luce il grande talento di uno studio come Media Molecule. Un talento di altissimo livello che ha saputo tirar fuori Little Big Planet, un platform/editor tra i più interessanti di sempre alla sua uscita nel 2008, per poi sbocciare definitivamente grazie a Dreams, un vero e proprio tool di sviluppo videoludico che attendiamo con una certa impazienza anche su PlayStation 5.

Nel mentre, le avventure di Sackboy sono continuate imperterrite e, con l’avvento della nuova generazione di console, Sumo Digital ha confezionato Sackboy: Una grande avventura, una delle esclusive dedicate al lancio di PlayStation 5 (ma disponibile anche su PS4) che fa l’occhiolino a un target più giovane ed offre un’esperienza platform gradevole, ma non senza qualche dubbio in merito.

Intendiamoci, Sackboy: Una grande avventura è tutt’altro che un brutto gioco: nel complesso siamo di fronte a un prodotto di ottima fattura che non manca di stupire in positivo il giocatore con tante piccole idee vincenti. Narrativamente parlando siamo di fronte ad una trama abbastanza semplice e senza fronzoli, con il mondo dei pupazzi di pezza minacciato dal cattivo di turno, Dex, che vuole trasformare il mondo sfruttando il Putiferio, una forza caotica e pericolosa ed il nostro Sackboy che decide di aiutare i suoi amici ingiustamente resi schiavi.

Da qui si dipana una piccola grande avventura suddivisa in 5 mondi tematici dove, oltre al superamento del livello, sono presenti diverse sfide classiche della serie: troviamo ad esempio le classiche sfere punteggio che determineranno il nostro punteggio finale con relativa coppa e premi, ma anche tanti collezionabili nascosti in luoghi a volte impensabili senza un’adeguata esplorazione del livello. A rendere l’esperienza generale un po’ più diversificata ci sono vari gadget presenti in determinati livelli, ad esempio un rampino che ci permetterà di aggrapparci a determinate superfici o oggetti, o un jetpack che ci aiuterà in livelli con piattaforme più distanti del solito.

Molto simpatici inoltre i livelli spiccatamente musicali, dove il mondo di gioco si anima a tempo di musica con pezzi come Uptown Funk di Bruno Mars e la sempreverde Let’s Dance di David Bowie, che personalmente mi hanno ricordato gli eccezionali livelli speciali di Rayman Legends (consigliatissimo per gli amanti del genere platform, ndr).

DualSense alla mano, Sackboy offre molto anche sul piano tecnico: laddove le feature del nuovo pad Sony sono sfruttate pur senza spiccare più di tanto e la risoluzione non arriva mai ai 4K, il gioco beneficia comunque delle prestazione hardware grazie a un framerate sempre fisso a 60 fps e, grazie all’SSD integrato, garantisce dei caricamenti pressoché istantanei nell’ordine dei 3 secondi nella peggiore delle situazioni. Il tutto per un’avventura che può essere completata in una decina d’ore abbondanti, con qualcosa in più da aggiungere nel caso si punti ad una partita completa al 100% che richiederà degli sforzi extra.

Sackboy: una grande avventura

Cosa c’è dunque che non va? In realtà nulla, ed è qui il problema. Come ho già detto all’inizio, Sackboy: una grande avventura non è un gioco brutto da guardare con occhi torvi quando ce lo ritroviamo sullo scaffale, ma risulta comunque un titolo forse troppo nella media, se si pensa a ciò che sarebbe potuto e dovuto essere, principalmente per due ragioni: la sua storia e Astro’s Playroom.

Per quanto concerne la prima ragione, l’idea di aver perso la moltitudine di lavori creati durante i tre episodi di Little Big Planet è un po’ amara da digerire: si può accettare di buon grado l’idea dello spin-off, così come sono immaginabili gli eventuali ostacoli tecnici, ma la possibilità di avere una moltitudine di livelli extra ad un costo presumibilmente accettabile avrebbe permesso una longevità indubbiamente più elevata. Per la seconda, invece, parliamo di una concorrenza interna che purtroppo mette in ombra il buon lavoro di Sumo Digital contro un titolo dello stesso genere che, pur con una durata decisamente minore, offre un gameplay decisamente più avanzato e in linea con le promesse della nuova generazione in termini ludici e visivi.

Il limite è come sempre lo sviluppo cross-gen, lo sappiamo, ma a titolo personale ho sentito molto la differenza tra un titolo pensato per il futuro come Astro’s Playroom e uno come Sackboy che, in confronto, svolge il suo compito di esclusiva senza infamia e senza lode risultando però quasi acerbo sotto alcuni aspetti. Se poi si considera che il primo è preinstallato di default su PS5 mentre il secondo richiede un esborso extra a prezzo pieno, ci si rende conto di come il gioco avrebbe meritato delle attenzioni aggiuntive per risultare altrettanto competitivo nei confronti di una brochure digitale che, alla fine dei giochi, è terribilmente più interessante.

Sackboy: una grande avventura

In conclusione, Sackboy: una grande avventura, pur non avendo tutte le carte in regola per spiccare il volo, resta comunque una gradevole parentesi esclusiva in attesa del futuro che ci attende. Oppure, se volete leggerla in un’altra maniera, è il grido di dolore di chi vorrebbe vedere Sumo Digital al lavoro sull’unico gioco che conta nella vita: OutRun 3. Fate voi.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.