Sotto lo zero, il nuovo thriller spagnolo di Netflix con protagonista Javier Gutiérrez, è un film godibile nonostante i difetti

Un uomo incappucciato che minaccia un ragazzo con una pistola, cercando di ottenere una confessione, prima di trascinarlo in una fossa. Inizia così Sotto lo zero (Below Zero), il nuovo thriller spagnolo di Netflix, diretto da Lluís Quílez, che ci porta subito dopo all’interno di un penitenziario dove due agenti dovranno effettuare un trasferimento di detenuti in un’altra struttura, sfidando la nebbia e le temperature proibitive e lasciandoci intendere che soprattutto per via di determinati individui pericolosi la notte non sarà del tutto semplice per i poliziotti.

Ma qual è la connessione tra le due vicende? Per comprenderlo bisognerà andare avanti nella visione di questo film in cui uno dei due agenti, chiaramente il protagonista, è Martin, interpretato da Javier Gutiérrez che gli habitué del cinema action-thriller spagnolo conoscono ormai a menadito, in particolar modo “grazie” a film promossi dall’algoritmo di Netflix come Il movente, Durante la tormenta o il più recente Dov’è la tua casa. In un certo senso, approcciarsi a un film con protagonista Gutiérrez ci sembra dunque un chiaro indizio di ciò che andremo a vedere.

Al fianco del “suo” Martin c’è stavolta Isak Férriz nei panni di Montesinos, un agente sbruffone dai modi rudi e violenti con i detenuti, e chiaramente allergico all’applicazione pedissequa del regolamento. Questi due colleghi così diversi dovranno comunque cercare di compattarsi e fare squadra quando il loro furgone blindato, attraverso i boschi e i banchi di nebbia, bucherà le gomme anteriori e non per caso. Lì fuori c’è un misterioso uomo che vuole a tutti i costi uno dei detenuti e non si arrenderà finché questi non sarà uscito. Ma perché lo vuole? Vuole liberarlo o ucciderlo? E come si comporteranno gli altri detenuti? Collaboreranno con la polizia o tenteranno di fuggire aiutando l’uomo del mistero?
Di tutte queste domande è letteralmente investito lo spettatore che da un momento all’altro si ritrova a vedere un thriller potenzialmente interessante, ma che presta anche il fianco a una serie di errori, incongruenze e cliché.

sotto zero netflix

Ispirarsi ai classici

Un plot che ricorda per certi versi Con Air e si ispira a grandi classici del genere americano, ma che non vanta un cast artistico altrettanto memorabile, lasciando il buon Gutiérrez solo in mezzo a comprimari di scarso livello, salvo forse un paio di elementi tra cui Luis Callejo nei panni di Ramìs e soprattutto Patrick Criado in quelli di Nano, personaggio chiave in un finale intenso.

Ma prima di arrivare all’epilogo, Sotto lo zero si snoda attraverso oltre un’ora e quaranta di narrazione claustrofobica quasi esclusivamente all’interno del blindato, dove gli animi si esasperano e si innescano dinamiche che lo stesso spettatore sa bene possono cambiare repentinamente e all’improvviso. Proprio questi due aspetti favoriscono la tensione narrativa e l’adrenalina di un racconto che tuttavia, come detto, si perde nei dettagli di una sceneggiatura a tratti incongruente e forzata, con errori a volte fin troppo marchiani.

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Ad ogni modo, l’imprevedibilità costante gioca a favore di Sotto lo zero, e quella situazione di stallo che si viene a creare per quasi tutto il film riesce in parte ad oscurare le imperfezioni, sfruttando anche l’elemento ambientale ovvero la notte e la fitta nebbia, che sebbene non aiutino aspetti tecnici come la fotografia, favoriscono quei fattori ansiogeni di cui un thriller si nutre.
Il già menzionato finale poi, pur se in parte preannunciato dallo sviluppo degli ultimi eventi, ci regala reazioni inaspettate e vivide che ne aumentano la carica emotiva e, mettendo da parte un minimo di etica, ci donano una degna conclusione dei giochi.

Nel complesso Sotto lo zero non è certo un’opera indimenticabile, e i sovracitati difetti intaccano il giudizio finale, ma ha un target predefinito e per gli amanti del thriller nudo e crudo dal ritmo serrato resta un film godibile, probabilmente anche superiore alla media degli lungometraggi Netflix di genere.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.