Torna il Festival dei Giochi di Steam, con tante demo e tanti live stream. Vi raccontiamo quali sono i giochi da tenere d’occhio questa primavera! 

Come avviene ciclicamente, è di nuovo online lo Steam Game Festival, l’evento organizzato da Valve per presentare con un’enormità di demo i giochi indipendenti (ma non solo) in uscita nei mesi a venire. Ci siamo messi di buona lena e abbiamo provato per voi 17 demo di giochi di prossima uscita, e ve li raccontiamo in ordine assolutamente casuale! 

Buona lettura! 

Tasomachi: Behind the Twilightvideogiochi indie primavera steam festival 2021

Tasomachi: Beyond Twilight è un’avventura in terza persona oriental fantasy che si presenta interessante principalmente per il suo stile estetico, che richiama l’animazione giapponese e nello specifico quella commistione contemporaneo/fantastico à la Naruto. Con tinte tenui e una modellazione morbida, il gioco pubblicato dalla prolifica Playism sembra essere un action-platform in terza persona non particolarmente brillante nelle meccaniche, almeno dalla breve demo che abbiamo potuto provare, durante la quale ci è stato chiesto di risolvere semplici sezioni platform e di raccogliere qualche collezionabile, oltre a permetterci di guidare un’aeronave per qualche istante.

Perché ve ne stiamo parlando? Perché lo stile estetico mi ha davvero rapito, ed è difficile capire da questi pochi minuti di giocato dove andrà effettivamente a parare il gioco. Vi consigliamo dunque di tenerlo nei radar, magari ne uscirà qualcosa di veramente interessante!

Balan Wonderworld

Ok, non è propriamente un gioco indie – anzi non lo è per niente – ma fa parte dello Steam Game Festival quindi lo includiamo. Balan Wonderworld è il ritorno ai videogiochi di Yūji Naka e Naoto Ōshima, due figure certamente note ai fan di SEGA, e in particolare di Sonic e Nights in to Dreams. Il gioco è un platform strutturato attorno alla raccolta di collezionabili di quelli in apparenza canonici, ma sembra avere nella sua faretra diverse frecce interessanti, prima tra tutte il sistema di skill basato sulla raccolta di costumi che vanno persi quando si subiscono danni.

Il mondo di gioco è estremamente colorato e sicuramente familiare per chi conosce i già citati giochi SEGA, e devo ammettere che nonostante fossi scettico durante la primissima presentazione, l’aspetto estetico mi ha colpito in positivo, riportandomi verso atmosfere sì un po’ pacchiane, ma che non vedevo da un po’ e che hanno premuto il tasto della nostalgia.

Blind Drivevideogiochi indie primavera steam festival 2021

Un’ansia terribile. Blind Drive di Lo-Fi People è un raro caso di videogioco ironico che mette un’ansia terribile. La premessa narrativa è semplice: un serial killer ha catturato il protagonista e l’ha messo, bendato, in un’auto controllata da remoto. La povera vittima può soltanto sterzare a destra e a sinistra, senza possibilità di agire su acceleratore e freno, costretto così in una lunghissima corsa alla cieca. Per sopravvivere è quindi necessario prestare orecchio ai suoni delle macchine che ci vengono incontro, cercando di capire se schivare verso destra o sinistra.

Un sistema di gioco semplicissimo all’apparenza, ma anche stimolante quando poi si mette mano al pad, con un’interfaccia molto minimale che segna soltanto il punteggio, la direzione dello sterzo e le vite rimanenti.

Divertentissimo, ma che paura.

A Space for the Unboundvideogiochi indie primavera steam festival 2021

Uno dei giochi più interessanti di questo Festival di Steam. Si tratta di un’avventura grafica ambientata in Indonesia, realizzata con una pixel art eccellente sia nello stile che nelle animazioni. Nella demo che trovate su Steam è possibile giocare al prologo della durata di circa mezz’ora, utile a capire il tono surreale, delicato e malinconico del racconto ma soprattutto a iniziare già ad affezionarsi ai personaggi. Un ragazzo cerca di aiutare una sua amica più piccola nel trovare il finale del libro che sta scrivendo, utilizzando il potere di entrare nel cuore delle persone.

A raccontarlo non rende l’idea, purtroppo, mancando tutto l’eccellente impianto audio visivo. Vi consigliamo quindi di provarlo in prima persona: non ve ne pentirete!

Narita Boy

Mamma mia Narita Boy. Gli anni ’80 non li sopporto più, per essere delicati e non dirla con Giancane, quindi l’idea di un nuovo titolo ambientato in quell’immaginario non è che mi provochi entusiasmo. Invece Narita Boy è una cosa pazzesca, un metroidvania fluidissimo con una pixel art e delle animazioni come rare volte si son viste. Vestiamo i panni di Narita Boy, un eroe richiamato all’interno di un computer per salvare la situazione. C’è tutto quello che ci si aspetterebbe da un gioco che guarda a Tron come principale reference estetica, ma c’è anche molto altro, vista la capacità del team di rimaneggiare le ispirazioni per arrivare a costruire di qualcosa di totalmente nuovo e fresco, in grado di andare oltre e non essere affatto derivativo.

C’è potenziale anche lato gameplay, nel sistema di combattimento e nel platforming, e speriamo anche nell’esplorazione. La demo è anche bella corposa, circa trenta minuti!

Hermitage: Strange Case Files

La demo di Hermitage mi ha lasciato con più domande che risposte, e probabilmente è una cosa positiva per vendere il gioco all’uscita. Ci troviamo di fronte a una visual novel dallo stile grafico d’impatto, ma che forse ricorda un po’ troppo Persona 5 in moltissimi dettagli per non avere il sapore del già visto. Un problema relativo, se si considera che comunque la qualità media delle illustrazioni dal tratto un po’ sporco è di livello piuttosto alto.

Interessante lo spunto narrativo, che sembra voler mischiare il folklore orientale (il team è di Shangai) con i miti di Lovecraft, una commistione che era sembrata efficace già da World of Horror. Ci dovrebbero essere anche delle meccaniche investigative che purtroppo non sono incluse nella demo.

Quello che però è fondamentale in una visual novel, ovvero la qualità della scrittura, non mi ha affatto deluso, anzi nella mezz’ora passata unicamente a leggere non mi sono assolutamente accorto del tempo che scorreva.

Dap

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Non ho ben capito a cosa ho giocato provando Dap, una curiosa commistione di horror e gestionale à la Pikmin. Quello di cui sono certo però è di aver provato un certo disagio, di quelli che fanno giocare con il sopracciglio alzato e un fastidio sottopelle. Dap ci mette nei panni di quello che è apparentemente un bambino/spirito senza spiegarci nulla, senza nessun obiettivo, lasciandoci ad esplorare una foresta tratteggiata con un’estetica peculiare e disturbante. Avanzando mi son reso conto di potermi far seguire da altri bambini per risolvere semplicissimi puzzle, e di poter essere ucciso in maniera poco piacevole da altri bambini di diverso colore.

C’era poi una specie di piaga che in qualche modo uccideva lentamente il mio team. Non ho capito, ma sono piuttosto curioso di sapere dove si andrà a parare, perché l’atmosfera c’è tutta.

Super Red-Hot Hero

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Questo platform di StrangeLight Games si pone sul mercato come il paradiso per chi cerca una sfida rigiocabile, un titolo che grazie a speedrun e ricorsività possa occupare chi gioca per svariate ore. Pad alla mano, Super Red-Hot Hero, si rivela però fin troppo votato alla messa alla prova delle abilità senza aggiungere granché sul piatto delle cose da offrire. Un level design piuttosto blando e che ha il sapore di già visto viene accompagnato da uno stile grafico altrettanto ridotto all’osso, restituendo una basilarità che purtroppo personalmente non trovo giustificata dalla natura strettamente agonistica del titolo.

Nonostante queste (per me grosse) imperfezioni, credo che Super Red-Hot Hero meriti comunque un posto tra i giochi indipendenti da tenere d’occhio per la stagione in arrivo. Perché risponde a un bisogno piuttosto condiviso da giocatrici e giocatori che spesso e volentieri viene poco considerato da chi sviluppa: la sfida contro se stesse e se stessi, il miglioramento costante, il confronto con classifiche globali. Se preso con questo spirito, forse, questo gioco potrebbe dare ben più di una soddisfazione.

CopyEditor

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Le espressioni regolari (o RegEx) sono stringhe che permettono, in informatica, di eseguire dei comandi. CopyEditor si pone l’obiettivo di insegnare a utilizzarle attraverso un puzzle game che simula il lavoro di revisione di bozze, utilizzando gli automatismi per correggere eventuali errori in un’unica soluzione anziché modificarli singolarmente. Dall’alto valore educativo, il gioco di Christopher Jarvis propone una sfida decisamente alta a chi gioca, con rompicapo progressivamente sempre più difficili che richiedono un apprendimento piuttosto approfondito della materia.

Un esperimento curioso che ci fa capire come il puzzle solving sia una di quelle componenti ludiche alla base di moltissime questioni istruttive e lavorative. C’è il rischio che il limite tra gioco e lavoro venga assottigliato forse un po’ troppo, ma rimane un’operazione certamente interessante per gli intenti che si pone. Un gioco che consiglio di tenere d’occhio a chi cerca edutainment con meccaniche ludiche solide.

Pawnbarian

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Mutuato dai giochi da tavolo, il deckbuilding è un genere su cui moltissimi studi indipendenti stanno ripiegando per utilizzarlo come motore meccanico principale delle loro produzioni. La costruzione di un mazzo di carte via via sempre più forte, attraverso l’acquisto di carte che ne migliorano l’efficacia, è anche il centro dell’esperienza di Pawnbarian che lo affianca al gioco degli scacchi per creare un dungeon crawler procedurale con elementi roguelike. I movimenti delle pedine degli scacchi, quindi, servono a chi gioca per gestire movimenti e attacchi del barbaro protagonista del gioco, pianificando le mosse per riuscire a completare i vari livelli.

Un’astrazione delle più classiche esplorazioni di dungeon che, accompagnata da uno stile grafico altrettanto minimale, convince per la sua pulizia e linearità. Un gioco che ci fa rendere conto quanto le meccaniche, spesso, possano essere quella cornice che ci gioca può riempire con le proprie suggestioni: immaginandosi il proprio fantasy personale.

You Suck at Parking

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Basterebbe il titolo di questo gioco a descriverne quel che accade su schermo e le sensazioni che restituisce. You Suck at Parking è uno strampalato puzzle che riecheggia follie videoludiche come Untitled Goose Game per le atmosfere e What the Golf? per l’impianto meccanico. Nello specifico, qui saremo chiamati a mostrare le nostre capacità nel parcheggiare diversi veicoli in livelli sempre più complicati, il tutto con l’handicap di dove guidare veicoli con il bilanciamento freni/accelerazione decisamente fuori scala.

Un gioco decisamente divertente che riuscirà senza dubbio a trovare il suo spazio negli streaming di tutto il mondo. Un nuovo esilarante puzzle game da giocare e rigiocare, fino ad avere padronanza totale dello schema.

Bore Dome

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Rifiutate la perfezione, abbracciate la noia, perdetevi nell’attesa e celebrate le esperienze più snervanti della vita con tutti e cinque i sensi. L’incipit dello psichedelico Bore Dome chiama chi gioca ad assumere delle pastiglie di una sostanza stupefacente che permette di vivere esperienze perdute dalla società distopica in cui il gioco è ambientato. In un mondo in cui la perfezione e l’ottimizzazione sono valori imposti e doveri raggiungibili da chiunque per poter vivere, la droga che dà il nome al gioco permette di rifiutare questa realtà. Ed ecco quindi che il protagonista del gioco si vede costretto ad attendere il suo turno in una coda, facendosi divorare dall’attesa.

Un titolo che fa dell’andare contro il decoro, l’eccellente e l’ottimale una bandiera con cui fuggire dalla realtà. Una possibilità per assaporare l’imperfetto, vederlo, sentirlo, toccarlo e annusarlo.

Escape Simulator

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Non devo dirvelo io che le escape room da qualche anno stanno vivendo un periodo di gloria e successo veramente totalizzante. In un periodo come quello che stiamo vivendo, però, è molto difficile riuscire a vivere un’esperienza simile. Pine Studio arriva in nostro aiuto con il loro Escape Simulator, videogioco che vuole portare su pixel quella stessa esperienza. La mancanza di un elemento tattile si sente, e sarebbe strano il contrario, ma gli enigmi proposti riescono comunque a restituire quel feeling che normalmente si prova a esplorare dal vivo una di queste stanze. Le tre proposte in questa demo (saranno quindici, nella versione finale) offrono una sfida decisamente alta, che metterà a dura prova anche chi ha maggior dimestichezza con questo genere di giochi.

Interessantissima, poi, la possibilità di visitare le stanze in multiplayer, con lobby dedicate. Un valore aggiunto che aiuterà a rimpiangere un po’ meno la possibilità di giocare alle escape room durante l’attuale emergenza sanitaria.

Rainbow Laser Disco Dungeon

videogiochi indie primavera steam festival 2021

Il connubio tra giochi con visuale dall’alto, estetica retrò con tanti neon e musica elettronica è assolutamente consolidato. Non è un mistero, infatti, che giochi come Hotline Miami abbiano davvero lasciato un segno indelebile nel mondo videoludico arrivando a definire una corrente estetica in modo netto. Rainbow Laser Disco Dungeon prosegue questo discorso tra retrofuturismo e videogiochi, proponendo un roguelike in cui la musica non è soltanto contorno ma modalità per leggere i vari livelli e su cui basare le azioni e le reazioni.

Le armi, infatti, sono accompagnate da uno schema ritmico che si inserisce nella traccia di sottofondo. Chi gioca quindi sente inserirsi in ciò che sta ascoltando rullanti, piatti e clap che donano dinamicità alla colonna sonora e – contemporaneamente – aiutano a ritmare il flusso di gioco.

The Invisible Hand

videogiochi indie primavera steam festival 2021

Volete capirci qualcosa di più sulla questione Gamestop e Wall Street? Le parole short squeeze a voi fanno venire in mente una spremuta, piuttosto che qualcosa che definisce l’economia? Siete sostanzialmente impauriti, ma molto curiosi, da come funziona la speculazione finanziaria? Volete capire cosa vuol dire essere broker nel ventunesimo secolo? The Invisible Hand parte dalla concezione economica teorica di smithiana memoria e ci proietta nel presente. Un vero e proprio simulatore di investimenti in borsa sorretto da una struttura narrativa che scava a fondo nella realtà, evidenziando le incongruenze di questo mondo e del relativo stile di vita.

La demo proposta riesce a far intravvedere una storia decisamente densa e ben articolata. La curiosità per il prodotto finito, di conseguenza, diventa molto alta.

Tunche

videogiochi indie primavera steam festival 2021

Come penso saprete la couch co-op è una dinamica un po’ abbandonata negli anni, nel videogioco. Da qualche tempo, però, questa modalità di gioco è stata esplorata di nuovo da sviluppatrici e sviluppatori, soprattutto in contesti indipendenti. Non fa eccezione HypeTrain Games che con il suo Tunche punta tantissimo sul giocare insieme sullo stesso schermo e sistema. Il gioco si presenta come un picchiaduro a scorrimento solido nella sua semplicità e immediatezza, capace di far cogliere le meccaniche principali già dopo pochi istanti.

Curioso lo stile grafico e l’estetica, che fanno sembrare ciò che accade su schermo una sorta di cartone animato interattivo rendendo il tutto decisamente piacevole alla vista. Interessantissima anche la scelta dell’ambientazione, la foresta amazzonica, la cui importanza per il nostro pianeta è sempre più cruciale.

Lunark

videogiochi indie primavera steam festival 2021

Chiudiamo questa carrellata di videogiochi indie in uscita in Primavera presentati allo Steam Festival 2021 con Lunark. Il gioco si presenta come un’avventura dalla chiara ispirazione al capolavoro di Eric Chahi, Another World. Ambientato nel futuro, e fortunatamente lontano dalle suggestioni cyberpunk che ormai infestano fin troppo questo medium, la produzione dello studio canadese Canari Games ha tutte le carte in regola per offrire un ritorno alle origini di questo genere.

Apprezzata la scelta della pixel art non propriamente identica a quella del gioco ispiratore, che aveva maggiore definizione, per distanziarsi il giusto e prendersi la propria merita indipendenza.

(Articolo a cura di Luca Parri e Luca Marinelli Brambilla)