Da IT a Cimitero vivente. Stephen King continua a ispirare adattamenti, al cinema come in TV. Cosa dobbiamo aspettarci per l’anno a venire?

Il recente riadattamento di IT per la sala cinematografica lo ha nuovamente catapultato all’attenzione globale, anche quella dei meno fan: Stephen King, il re dell’horror fatto romanzo è uno degli scrittori più prolifici della terra e sicuramente anche uno dei più adattati, al cinema e in TV. Il moltiplicarsi di piattaforme, quali Amazon e Netflix, poi, ha fatto sì che si attingesse ancora più a piene mani dal suo archivio.

Romanzi vecchi e nuovi, racconti brevi… tra poco al povero Stephen non sarà consentito nemmeno più scrivere la lista della spesa senza che qualcuno voglia farne un adattamento per il grande o il piccolo schermo. Cosa dobbiamo aspettarci per un prossimo futuro? E siamo sicuri che sia sempre un bene?

IT: amato o disprezzato, anche dagli amanti di Stephen King

Il “nuovo” IT (e lo virgolettiamo per ribadire che il precedente era un prodotto televisivo) ha diviso. C’è chi lo ama alla follia – per lo più giovanissimi, che non sono cresciuti con il mito di Pennywise/Tim Curry – e chi non lo ama affatto. Difficile che possa lasciare freddi un prodotto del genere. Soprattutto se si considera che grandi maestri dell’horror hanno sempre desiderato dirigere per il grande schermo quello che viene considerato il capolavoro di King, il romanzo in grado di descrivere la natura stessa della paura.

Personalmente, avendo vissuto gli anni Ottanta in prima persona, non ho digerito questa messa in scena “bollita”, resa asettica, troppo stilizzata e pulita. Ma una cosa è certa: sebbene già da prima tutti amassero la più famosa penna di Portland, dopo IT la sua fama è di nuovo sulla bocca di tutti. Ormai, come i cinecomics, la sua letteratura si è sdoganata e i film tratti dai suoi scritti non sono più “solo roba da nerd”. Grazie a IT, in molti hanno riscoperto i suoi romanzi ambientati negli anni Ottanta. Anche se il remake di Pet Sematary ha lasciato a desiderare…

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Stephen King: Quali i parametri per giudicare un adattamento?

Diciamocelo: finora i migliori adattamenti da Stephen King sono stati quelli che più hanno “tradito” i suoi romanzi. Basti pensare alla polemica di Shining e a come un romanziere pieno di sé si senta ancora in diritto di dire che colui che è forse il miglior regista di sempre abbia girato un film spazzatura solo perché si è preso delle libertà sulla trama. Noto a molti, ma abbiamo appreso non a tutti, che esiste un altro adattamento, questa volta televisivo, di The Shining, fatto realizzare apposta “in risposta” al capolavoro horror di Stanley Kubrick.

Ma senza scomodare il sommo dall’aldilà, basti pensare a Le ali della libertà o a Il miglio verde: è stato quando si è usciti dai canoni del più bieco fan service che il cinema ha reso un servizio migliore ai romanzi di King. Perché la scrittura per la carta non è quella per le immagini. Sarebbe come applicare la grammatica italiana all’universalità della musica. Eppure oggi, complice una dilagante ignoranza, sembra che il parametro migliore per giudicare un adattamento sia la sua aderenza alla trama del romanzo. Nemmeno più al suo spirito.

Le saghe fantasy, in special modo, hanno formato una schiera di adolescenti e post adolescenti convinti che il cinema debba essere completamente asservito alla letteratura, al di là del valore stesso dell’opera. Un esempio su tutti: le orde di neo-lettori che hanno bocciato il film di Tim Burton Miss Peregrine: La casa dei ragazzi speciali prima ancora di vederlo, solo perché si discostava dalla trama del libro. Un autore che non ha più nulla da dimostrare che si sarebbe dovuto piegare al lavoro di uno scrittore mediocre.

Miss Peregrine: La casa dei ragazzi speciali

E King, ammettiamolo, per tutto questo va in brodo di giuggiole. Non a caso il risultato di Andy Muschietti gli va a genio: non ha personalità ed è asservito al romanzo. E magari fossero solo queste le difficoltà del portare sullo schermo un autore così evocativo.

Cosa dobbiamo aspettarci da Stephen King?

Il fatto è che in arrivo ci sono davvero moltissimi titoli e, come dicevamo sopra, non si risparmia nulla viste le nuove, moltiplicate esigenze produttive. Sembra che la gente fruisca di sempre un maggior numero di prodotti audiovisivi, tanto che viene da chiedersi se posseggano una Giratempo. Tra serie per la TV e film per il cinema, vengono adattati anche i racconti brevi, alcuni per la prima volta, altri andando a toccare miti assoluti per il fan della vecchia guardia.

Come L’incendiaria, per tutti noi interpretato da una indimenticabile Drew Barrymore ancora bambina. Per il momento sappiamo solo che è una produzione Universal e che a dirigerlo sarà Fatih Akin. Già, proprio quello di Soul Kitchen. E che dire di Tommyknocker – Le creature del buio? Un altro horror ambientato nel Maine, territorio consacrato agli orrori che hanno nutrito la terra stessa per King. Nulla si sa, se non che i produttori saranno quelli di The Conjuring. Fame di orrore e nessuna qualità, ancora una volta. Ma sicuramente di aderenza ce ne sarà tanta. E ancora, L’ombra dello scorpione, dovrà vedersela contro il precedente adattamento del 1994: sarà adattato per la TV dalla CBS e c’è da credere che anche da noi arriverà per l’anno prossimo.

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Stephen King: adattamenti nuovi o giù di lì

In the tall grass è uno dei lavori più recenti: due racconti brevi pubblicati su Esquire datati 2018. E sarà anche il prossimo ad arrivare, su Netflix. James Marsden ha declinato il ruolo del protagonista e Patrick Wilson sarà al suo posto. A dirigere Vincenzo Natali – e poi non dite che siamo prevenuti.

Forse ciò che davvero vale la pena attendere è Doctor Sleep, il sequel di Shining del quale, se da una parte non sentivamo l’esigenza, dall’altra ci incuriosisce a morte, dal momento che sarà diretto da Mike Flanaghan, che da King ha già diretto, e bene, Il gioco di Gerald, e nel ruolo del protagonista vedremo nientemeno che Ewan McGregor. Come pure La lunga marcia (scritto con l’ormai inutile pseudonimo Richard Bachman), che sarà adattato per lo schermo dallo sceneggiatore di Zodiac James Vanderbilt.

Buick 8, Revival, Il talismano, Bambinate… tutti progetti già in produzione, e ce ne sarebbero ancora altri. Si rischia un elenco asettico, con aggiornamenti sul casting che francamente, almeno per ora non ci interessano. Ciò che conta è quanto la produzione lasci libertà agli sceneggiatori e al regista. Perché la difficoltà maggiore sta nel rendere vivide le immagini che King avrebbe nella testa, o nello scegliere di portare in vita le proprie, di visioni: nessun uomo ha gli incubi uguali a un altro.