Con il loro The Grand Tour, Clarkson, Hammond e May dimenticano definitivamente Top Gear facendosi apprezzare anche da chi non ama le auto

Diciamoci la verità: a meno che non abbiate un animo da zozzoni, quello fatto dai tre ex conduttori di Top Gear, ed ora presentatori di The Grand Tour, è il lavoro più bello del mondo.

Io ci ero arrivato fin da piccolo. Quando ci chiedevano da grandi che lavoro avremmo voluto fare, tutti abbiamo risposto chi l’astronauta, chi il calciatore, chi il vigile del fuoco. Io no. Io avrei voluto guidare il camion della nettezza urbana, perché ho sempre amato i motori, i mezzi pesanti e le luci.

E se oggi, che grande lo sono diventato, e a guidare il camion della nettezza urbana ahimè non ci sono riuscito, mi chiedessero per l’appunto qual è il mestiere dei miei sogni, risponderei senza esitare un attimo: “Lavorare con Jeremy Clarkson, James May e Richard Hammond”.

Quei tre rappresentano per me la quintessenza dell’automobilismo, perlomeno nell’accezione che più mi si addice. Si guida ovviamente per necessità, perché ci si deve spostare da un punto all’altro e non sempre i mezzi pubblici sono affidabili. Si guida per lavoro, per viaggiare, per tantissimi motivi. Ma si guida anche per divertimento, ed è lì che intervengono i nostri eroi. Il concetto di auto come quello di un grande e costoso giocattolo per adulti, è qualcosa di poco raggiungibile per molti di noi, dato che è appunto, costoso, ma per chi può permetterselo probabilmente non c’è cosa più bella.

Soprattutto se lo si abbina a viaggi in giro per il mondo insieme a tre simpatici beoni inglesi amici da una vita. Certo, magari si incazzano piuttosto facilmente, in fondo il licenziamento di Clarkson dalla BBC pare sia dovuto a… una bistecca.

the grand tour

The Grand Trio

Diamo un po’ di contesto, per capire bene chi sono i tre personaggi di cui stiamo parlando. Jeremy Clarkson è un tipo ok: finché mangia e beve a sufficienza non dovrebbe dare troppi problemi. È la ragione per cui Top Gear ha dovuto cambiare conduttori e il trio è passato su Amazon Prime Video.

Richard Hammond è quello che nonostante si sia perso il conto del numero di volte in cui ha sfasciato auto in prova, tanto da diventare una delle gag ricorrenti più famose dello show, e dopo aver rischiato per due volte di rimanerci secco, continua imperterrito a compiere pazzie a bordo di auto.

James May invece, che sembra quello più sano di mente dei tre, per quanto possa risultare un’affermazione bizzarra guardando la sua capigliatura, è uno che fra le altre cose, possiede una casa fatta di Lego.

Insomma, tre bambinoni a cui piace andare in giro a far danni con vetture improbabili. Non lo siamo tutti?

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Come si cambia, per non morire

Così, dopo oltre vent’anni hanno deciso di cambiare formula al loro show, proponendo da ora solamente speciali. E sì che di episodi di Top Gear (e The Grand Tour) memorabili ne abbiamo avuti, eh. Pensate a quello iconico dei camper, o a quando trasformarono delle auto di serie in ambulanze, o a quando fecero da autisti per un matrimonio, facendo arrivare in super ritardo, la sposa, lo sposo e le rispettive famiglie.

Ma sono gli speciali la vera anima di quel che fu Top Gear e di quello che sarà il nuovo Grand Tour, a cominciare dallo speciale di Natale, che prosegue sulla scia dei nomi equivoci tipica di Clarkson, Hammond e May.

Ricorderete gli sponsor fittizi che incollavano sulle loro auto, scritti in modo da far apparire le parole “Penis” e “Arse” all’apertura delle portiere, ad esempio. Anche nel nuovo programma hanno mantenuto la tradizione, prima lanciando l’hashtag #amazonshitcarshow, ed ora con il titolo dello speciale di Natale uscito proprio ieri: un inequivocabile “Seamen”.

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Convinti che fosse un gioco a cui avremmo giocato poco

Tre bambinoni, come dicevo, che fanno nel mondo reale ciò che si farebbe in un videogioco di corse. Un sogno insomma, e poco importa che ci sia in effetti un videogame tratto da The Grand Tour e che sia abbastanza inguardabile.

Per tutti questi motivi dunque, la notizia di un nuovo speciale di The Grand Tour, e soprattutto l’annuncio della quarta stagione del loro show che è sempre più vicina, sono qualcosa che dovrebbero rallegrare tutti, anche a chi non ha ancora mai dato una chance ai fantastici tre.

Ed è per questo che più che una banale recensione di un episodio speciale di uno show abbiamo pensato di offrirvi qualche motivo per iniziare a guardare uno spettacolo sul mondo dei motori, magari da affiancare a qualche serie TV più impegnativa, per rinfrancar lo spirito tra una puntata e l’altra, come diceva La Settimana Enigmistica.

Pensateci la prossima volta che bucate una ruota e non sapete come sostituirla, loro hanno costruito un’intera macchina da zero nel Deserto del Gobi. O quando sprofondate nell’ennesima pozzanghera di una strada dissestata, loro hanno costruito un hovercraft partendo da un Ford Transit. Magari vi può essere utile.

D’altronde per fare per oltre vent’anni la stessa cosa senza mai risultare ripetitivi bisogna pur inventarsi qualcosa, no?

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.