Tratto da fatti realmente accaduti, The Last Duel di Ridley Scott, ambientato nel XIV secolo, unisce temi sociali e intrattenimento

Dopo le prime immagini rubate dal set di The Last Duel, film medievale di Ridley Scott, non si poteva che essere scettici. Matt Damon e Ben Affleck, attori del film, ma anche sceneggiatori assieme a Nicole Holofcener, si mostravano discutibili nei loro abiti in costume e ancor più con quelle che sembravano parrucche e barbe finte di un improbabile biondo dorato.

L’effetto non era dei migliori e le aspettative dopo una delusione come Tutti i soldi del mondo anche. Eppure quelle iniziali foto che tanto avevano suscitato riso e perplessità hanno dato poi tutta un’altra idea rispetto a ciò che si sarebbe rivelato il progetto dell’autore. 

È un lavoro di cappa e spada potente e intrattenente quello che il regista è riuscito a realizzare. Un titolo degno The Last Duel che va riaffermando il talento di un cineasta i cui lavori non hanno particolarmente brillato nella sua tarda parte di carriera (Sopravvissuto – The Martian a parte), ma che con l’opera tratta dal romanzo storico L’ultimo duello. La storia vera di un crimine, uno scandalo e una prova per combattimento nella Francia medievale sceglie di affidarsi a una storia che va a unire attualità sociale e divertissement cinematografico, in una coesione acuta e riuscita che padroneggia con una certa importanza. 

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Tutte le verità di The Last Duel

Nello stile di opere come Rashomon di Akira Kurosawa o narrativamente più distanti eppure similari nell’intento come il Quarto potere di Orson Welles, The Last Duel esplora tre diverse versioni del racconto, tre diverse verità che vanno poi confluendo nell’analisi e nella realtà di un triangolo violento e accorato per una storia di prevaricazione e violenza. Un avvenimento, l’incontro carnale tra i personaggi di Jacques Le Gris (Adam Driver) e Marguerite de Carrouges (Jodie Comer), visto secondo l’ottica dei due protagonisti più quella del marito della dama, il cavaliere Jean de Carrouges (Matt Damon).

Una storia i cui avvenimenti richiamano fatti avvenuti nel XIV secolo, che unisce la centralità e le ingiurie che deve subire una vittima ogni volta che denuncia uno stupro – in questo caso con l’aggravante della mentalità del basso medioevo – e la coercizione che obbliga la donna a silenziarsi o, in alternativa, a umiliarsi. 

Procedimenti e processi quelli che avvengono in The Last Duel che riecheggiano perfettamente della similare condizione che il femminile ha dovuto attraversare e che non vede poi sostanzioso cambiamento se riproposti al giorno d’oggi. E, in questo prisma di possibilità interpretative di un atto così discusso e drammatico, la cura per una scrittura e una messinscena attente al modo di rappresentare ogni volta diversamente i capitoli contribuisce alla descrizione dei personaggi e all’esplorare di cosa vada mutando e trasformandosi secondo la percezione delle persone. Visioni differenti che ricostruiscono uno stesso film, ma in cui la sostanza si modifica a ogni nuova aggiunta, a qualsiasi cambiamento, anche il più impercettibile.

Gli ottimi spadaccini di Ridley Scott

A coinvolgerci nel vortice di duelli e credenze, attacchi e difese della pellicola di Ridley Scott sono le performance impeccabili degli attori che non si lasciano sopraffare dalla ponderosità della ricostruzione scenografica che sovrasta e circonda. Una ragguardevole mise en scène in cui i tre protagonisti signoreggiano sfidandosi a colpi di sferzata e interpretazioni di un’intensità espressa a seconda delle loro rielaborazioni, sempre ineccepibili ad ogni arrangiamento e, per questo, idonei per un meritato plauso.

the last duel

Sarà anche soltanto Dio a poter giudicare l’innocenza o la colpevolezza di un uomo, ma nella sala cinematografica è il pubblico ad essere sovrano. E non potrà che appassionarsi quando a confrontarsi sullo schermo sono le lance, ma soprattutto i talenti di Adam Driver, Matt Damon e Ben Affleck, su cui a capeggiare è la versatilità di un’attrice come Jodie Comer che ad ogni prova svela un altro lato della sua vasta gamma recitativa.

Un’opera medievale che comunica col contemporaneo e rimane incastonata come prodotto sempreverde nel panorama mondiale. Un duello che Ridley Scott vince portando a casa il favore divino, ma soprattutto quello dello spettatore.