Musica, glamour e battaglie civili: The Prom è la summa artistica di Ryan Murphy, che consolida con questo film il suo legame con Netflix

Non una sorpresa, ma una piacevole conferma. The Prom di Ryan Murphy è una ricetta riuscita grazie a una combinazione di ingredienti già noti, almeno per chi conosce la produzione di questo artista.

Diamo un po’ di contesto: The Prom, innanzitutto, non è un’opera originale, ma una trasposizione su schermo di un musical di Broadway, portato in scena per la prima volta nel 2016 ad Atlanta e sbarcato due anni dopo sui palchi più scintillanti d’America. Con le musiche di Matthew Sklar e i testi di Chad Beguelin, lo show racconta della giovane Emma, vittima di bullismo e omofobia nella grigia provincia americana. Il musical che Murphy ri-mette in scena per Netflix è ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto nello Stato del Mississipi nel 2010, quando alla liceale Constance McMillan fu impedito di andare al ballo scolastico con la sua ragazza. La solidarietà del jet set fu immediata, e diversi artisti abbracciarono la sua causa.

Ryan Murphy è uno dei produttori, showrunner, registi, sceneggiatori più attivi per la comunità LGBQTI, o almeno per parte di essa. Sicuramente a modo suo si è sempre impegnato per rompere le barriere omofobe e per raccontare storie che rappresentino le cosiddette minoranze, di orientamento o di identità di genere.

Dalla Storia alla storia: The Prom su Netflix

I temi e il linguaggio, dunque, sono molto cari a Ryan Murphy, tra le cui produzioni – ricordiamo – ci sono Glee, Pose, Popular e Hollywood. E questo solo per tenerci sul versante scolastico-musicale-LGBQTI, dato che Murphy è anche creatore di una delle più longeve serie horror, American Horror Story, e di vari prodotti derivati. Insomma, nella guerra delle piattaforme streaming. Murphy resta uno degli assi nella manica di Netflix, con una filmografia molto definita nei contenuti e nella forma.

Di contenuti e forma The Prom ne ha in gran quantità. La storia di Emma (Jo Ellen Pellman) si intreccia con quella di Dee Dee Allen (Meryl Streep), Barry Glickman (James Corden), Angie Dickinson (Nicole Kidman) e Trent Oliver (Andrew Rannells), degli artisti di Broadway sull’orlo del fallimento. Le loro esistenze si stanno per schiantare a causa di un narcisismo apparentemente incurabile: le repliche sono duramente criticate, e i loro personaggi affossati come pallide celebrazioni del loro ego. Per questo motivo, decidono di dedicarsi alla causa di Emma, spinti un po’ dall’esigenza di tornare sulla cresta dell’onda, un po’ da un autentico senso di giustizia.

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Arriveranno nello Stato dell’Indiana, dove Emma sta combattendo a fianco del preside Hawkins (Keegan-Michael Key) la sua battaglia. Come pesci fuor d’acqua, lentamente realizzeranno che Emma e la sua storia sono molto più dell’ennesima occasione per mettersi in mostra, ma una sfida per comprendere loro stessi e fare finalmente la cosa giusta.

Lustrini, paillettes e battaglie civili

Canzoni, coreografie e personaggi sopra le righe: Murphy resta leggero e fedele a se stesso. D’altra parte nulla di tutto ciò ha mai depotenziato il suo messaggio, anzi, Glee è stata una serie che avuto molto da dire in merito all’omofobia o all’abilismo e con The Prom continua ad adottare il glamour come testa d’ariete per parlare, infaticabile, dei temi che gli stanno a cuore. Per farlo alza sempre di più i toni dell’eccellenza, dirigendo, scrivendo e producendo questa volta un musical in gran stile, con delle vere e proprie icone di Hollywood.

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Su tutte, Meryl Streep e Nicole Kidman si divertono un mondo a interpretare due personaggi senz’altro stereotipati, ma che rivelano al momento giusto delle sfumature di tenerezza. Insomma, le due dive dividono il palco con garbo e fascino, impersonando delle regine attempate che si riscoprono esseri umani fragili e reali. Non dimentichiamo che il linguaggio, per quanto trasposto al cinema, è quello del musical, dove l’aspetto spettacolare prevale generalmente su quello introspettivo.

James Corden, invece, fa da controparte alla giovane Jo Ellen Pellman. Entrambi raccontano la difficoltà del coming out, di essere accettati da una società spietata e reazionaria, il dolore di sentirsi “diversi” e, per questo, non amati. La loro vicenda personale diventa, per forza di cose, universale. Anzi, è il manifesto dello stesso Murphy, che trova sempre nuove storie per denunciare il bigottismo e la crudeltà verso la sua comunità e per raccontare che, dalla New York degli anni Ottanta in Pose all’Indiana contemporaneo di The Prom, il fantasma omofobo continua ad aggirarsi per l’America (e per il mondo). 

In conclusione

The Prom è un musical in piena regola. Ovvero, potrebbe indisporre chi non ama il genere. I numeri musicali, anche se si reggono su una scrittura abbastanza retorica sono resi magnificamente dagli e dalle interpreti; sia Streep sia Kidman hanno già dimostrato di essere delle artiste versatili, ma anche il resto del cast riesce ad essere perfettamente all’altezza. 

Manca l’originalità di musical che negli ultimi anni hanno travalicato i confini del genere (pensiamo a La La Land), ma forse questo non è mai stato tra le priorità di Murphy. Quelli che sono intenzione e messaggio, invece, sono chiari e The Prom li soddisfa pienamente: essere un musical spettacolare, glamour, ironico e dolce sull’importanza di essere se stessi e di essere amati e rispettati qualunque sia il proprio orientamento. 

Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.