Con Ratched, il creatore di American Horror Story porta su Netflix una nuova preziosa perla.

Ryan Murphy è sicuramente uno degli showrunner più famosi del panorama contemporaneo. Durante lo scorso decennio, ha portato sullo schermo di milioni di spettatori show come Glee, American Horror Story, Pose e Scream Queens. Solo nel 2020, invece, abbiamo ricevuto lo scorso maggio la miniserie Hollywood, mentre adesso, sempre su Netflix, arriva Ratched.

Ideato da Evan Romansky e sviluppato da Ryan Murphy, Ratched è una serie che si ispira al personaggio cult di Mildred Ratched, la perfida infermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Dal romanzo di Ken Kesey e dal film di Milos Forman, però la serie prende ben poco, e le somiglianze si fermano al nome del personaggio e all’ambientazione ospedaliera. Romansky e Murphy infatti sfruttano il nome per raccontare una storia molto diversa dalla fonte originale, che pesca intelligentemente da diversi generi, dall’horror al dramma passando per il thriller psicologico.

ratched netflix

La storia è infatti quella dell’arrivo dell’infermiera Ratched all’istituto psichiatrico di Lucia, in California, dove un paziente accusato di pluri omicidio è stato appena trasferito. La serie, ambientata nel 1947, si apre proprio con la cruda esecuzione delle quattro vittime, una sequenza che fin da subito lascia mozzafiato. I toni di questa nuova serie Netflix si fanno dunque da subito molto chiari, e in tal senso la messa in scena contribuisce a creare un ambiente che al primo sguardo può destabilizzare lo spettatore. La scenografia è colorata e ricca di dettagli, la fotografia è sempre satura con interessanti scorci cromatici e la regia enfatizza il tutto sfruttando simmetrie e prospettive. In questo senso sembra di star assistendo, più che a un nuovo adattamento di Qualcuno volò sul nido del cuculo, ad uno spin-off di Shining di Kubrick, da cui estetica dipende molto. Un pomposo affresco che non mette mai in ombra le proprie punte horror, lasciandole respirare ed evidenziandone anche i lati più grotteschi.

Ratched è quindi, prima di tutto, un vero e proprio pastiche di ispirazioni e direzioni. Nelle otto puntate che compongono la serie non è difficile passare da un’emozione all’altra anche in maniera contrastante. La serie nasconde infatti un secondo lato completamente diverso, con tinte dal classico melodramma hollywoodiano. Ci ritroviamo a piangere per un amore negato e subito dopo a coprirci gli occhi per una mutilazione, in pieno stile Ryan Murphy. I fan più accaniti dell’autore ricorderanno questo stile soprattutto nel piccolo gioiello che è L’assassinio di Gianni Versace, l’opera che più rammenta questa nuova serie Netflix. Ma il pastiche non è solo narrativo, ma anche tematico. Ancora una volta, Murphy concentra molto della sua poetica nell’analisi sociale della comunità LBGT+ statunitense, spesso ancora vittima di politiche omofobe. Più nel particolare, in Ratched viene puntata una lente nel modo in cui le donne omosessuali venivano trattate nella prima metà nel Novecento, ricoverate in istituti psichiatrici a causa del loro orientamento sessuale.

Il romanzo di Ken Kesey aveva infatti come scopo principale quello di denunciare i metodi barbarici usati in queste strutture, dalla lobotomia all’elettroshock. La serie Netflix copre queste tematiche, ma le sorpassa velocemente per concentrarsi maggiormente sui personaggi.

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La cosa che stupisce di Ratched infatti è che più si va avanti con gli episodi e più si ha l’impressione di perdere un focus centrale. Quest’ultima nota, nonostante sia generalmente considerata una pecca nella maggior parte delle opere narrative, diventa in questo caso una delle virtù più particolari della serie. Si viene quasi trasportati dal corso degli eventi, che a fine maratona posso lasciare sì frastornati, ma sicuramente non delusi. Dall’opera traspare una sincera voglia di coprire molte direzioni che ruotano intorno al personaggio di Ratched, una protagonista difficile da decifrare fino all’ultimo fotogramma. Perfetta rappresentazione di quello che questa serie può diventare. Un involucro che contiene all’interno personalità multiple che portano tutte la stessa firma. Un vero e proprio tour de force in un microcosmo americano che è sia violento che romantico, crudo e drammatico. Da segnalare anche il magnifico cast composto da Sarah Paulson nel ruolo della protagonista e Finn Wittrock, Judy Davis, Vincent D’Onofrio e Sharon Stone nei ruoli secondari.

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In definitiva è difficile inquadrare Ratched all’interno del catalogo di Netflix. Ci troviamo davanti ad un’opera che cela un’intricata rete di tematiche, generi e risvolti narrativi che solo degli autori con esperienza sarebbero riusciti a sviluppare così bene. Una serie che colpisce e lascia un segno sia nello spettatore che nel panorama televisivo. Un’opera destinata a diventare un cult.