Tsū quando un social network investe sulla tua banalità.

Se seguite la pagina Stay Nerd, sapete sicuramente che siamo approdati anche su Tsū ultimo, ma non ultimo in termini di importanza, social network spuntato in rete. Come tanti altri avventori, ho deciso di dare un’occhiata a questo nuovo social, spinto dall’insana curiosità di scoprire se anche qui vi avrei trovato foto di gattini e tette. Ho smanettato con Tsū per un paio di giorni, giusto per rendermi conto se questa fantasmagorica idea di poter guadagnare soldi postando cose su di un social network, sia a tutti gli effetti buona come appare dall’esterno. Sì, avete letto bene, non è una assurda trovata pubblicitaria, né una truffa bella e buona: Tsū paga i suoi utenti per tutte le interazioni svolte. Calmate i vostri bollenti spiriti, se si guadagnassero milioni semplicemente per condividere “un video incredibile che…“, a quest’ora sarei già su di un’isola a sorseggiare un Bahama mama, accompagnato dalla modella rifatta di turno. Visto che così non è stato, cercherò di fare chiarezza su Tsū.

Tsu

Partiamo dalle cose semplici come la sua struttura. Una volta registrati (anche se al momento vi serve un invito, in tal caso potete utilizzare Stay_Nerd_Official) vi ritroverete a compilare il vostro profilo. Foto, qualche info personale, sesso e via dicendo. L’home segue molto da vicino (per non dire spudoratamente) il layout di Facebook. A sinistra una sidebar con vari link a disposizione, header per il campo ricerca e a sinistra gli spazi pubblicitari. Al centro ovviamente troviamo i Feed dei nostri amici o delle “Pagine” che decideremo di seguire. Qui la prima importante distinzione, su Tsū c’è un unico tipo di profilo, indipendentemente se vogliate essere una persona fisica come “Netta Mario” oppure utilizzare Tsū per creare dei contenuti divertenti tipo “Il Nerd di Merda“, il social network non baderà troppo a queste differenze. L’importante (almeno si spera) è pubblicare contenuti di qualità. Per quanto riguarda i contenuti e la loro pubblicazione le differenze con Facebook sono difficili da notare. È possibile pubblicare foto, scrivere pensieri banali e tristi, o condividere post altrui altrettanto tristi e banali. Insomma la solita fiera della banalità e dell’egocentrismo. Il tutto tramite un’interfaccia grafica già assimilata dall’utenza viste le similitudini col social network di Mark Zuckerberg. Vi starete chiedendo, come e quando arrivano ‘sti benedetti soldi? Il primo difetto di Tsū è proprio la sua poca chiarezza, nonostante delle FAQ ben organizzate si fa fatica ad entrare nei meccanismi delle revenue pubblicitarie.

Familytree

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Come già accennato poc’anzi, nella parte destra della schermata troviamo delle pubblicità (tra l’altro poco invasive). I ricavi di queste pubblicità vengono così suddivisi: il 10% va a Tsūil restante 90% va invece all’utenza. E qui iniziano le prime magagne. Tsū in tal senso prevede per le revenue un sistema da loro stessi chiamato “la regola dei terzi infiniti”. Ogni utente, per iscriversi a Tsū deve ricevere l’invito da parte di un altro utente già registrato. Fin qui nulla di strano. Immaginiamo di avere quattro amici: Bruce, Tony, Thor e Steve. Bruce è iscritto da parecchio a Tsūdecide di invitare Tony che a sua volta inviterà Steve, il quale inevitabilmente non potrà fare a meno di Thor. Quest’ultimo essendo un gran figo, in pochi giorni avrà milioni di followers, sempre pronti a cliccare Mi Piace e Condividere i suoi post. Nel giro di un mesetto Thor avrà accumulato 200 euro di guadagni pubblicitari, come dicevamo il 10% di questi andrà dritto in saccoccia ai gestori del sito. Dei restanti 180 euro, Thor ne riceverà solo la metà, gli altri 90 euro verranno suddivisi tra Bruce, Steve e Tony. Steve, avendo invitato direttamente Tony, prenderà la fetta più grossa (il 33,3% del totale), scalando la catena degl’inviti troviamo poi Tony (11,1%) per poi arrivare al primo anello della catena Bruce, che si becca solo il restante 3,7% del totale. Tralasciando numeri e statistiche, in soldoni a voi spetta quasi la metà dei soldi che fate guadagnare a Tsū grazie agli utenti che vi seguono, se invece avete avuto la fortuna di invitare un utente abbastanza famoso, parte dei “suoi” guadagni finirà nella vostra saccoccia.

Moneytsu

Tante belle parole, ma a conti fatti dopo circa due settimane di permanenza su Tsū non abbiamo guadagnato nulla. Calmi, non stiamo dicendo che il sistema non funzioni, anzi l’idea è davvero interessante. Sfidare così apertamente Facebook è sicuramente una bella mossa. Finora gli altri social network si sono limitati a copiare il successo di Facebook, apportando giusto qualche modifica. Tsū invece colpisce Facebook proprio su uno dei tasti più dolenti: l’advertising. Se ci riflettete bene, è molto più probabile che qualcuno paghi Facebook per avere un minimo di visibilità in più, piuttosto che ricevere denaro grazie alla quantità delle interazioni che i propri contenuti creati generano. In tal senso bisogna rendere atto a Tsūper aver portato avanti un modello di business da tenere sicuramente in considerazione. Allo stato attuale non c’è dato sapere se e quanto questo social network possa avere successo, ma permettetemi di fare una critica seria a riguardo. Tsū come ampiamente detto nasce con l’idea di restituire gli introiti pubblicitari ai content creator, va da sé che chi ha un qualsiasi tipo di capacità o che dir si voglia talento, sarà fortemente allettato all’idea di iscriversi. Del resto, pubblicare senza sforzo le stesse cose che si postano su Facebook, e in più portare a casa qualche soldo in più non fa male. Affinché gli introiti siano maggiori, bisogna per forza di cose espandere il proprio pubblico, di conseguenza per avere un sistema “Tsū” completamente sostenibile, in cui utenti e creatori, si dividano equamente gli introiti è condizione indispensabile che l’intera comunità attiva del social network raggiunga cifre considerevoli il che, molto semplicemente, si traduce nella necessità di popolare Tsū di un pubblico generalista. Se popolassimo Tsū di sole persone che generano contenuti interessanti (o anche tette e gatti), il social network si riempirebbe unicamente di chi è intenzionato a ottenere like e condivisioni, indipendentemente dalla qualità dei contenuti. Fin qui tutto normale, ma mi chiedo a questo punto che interesse può avere un “social network che ti paga” per una persona non interessata a generare traffico e che può seguire i suoi “artisti” preferiti già su Facebook o su altri portali? Secondo me nessuno, ed è per questo che non mi sento di promuovere completamente l’idea di Tsū. Trattandosi però di un progetto dalle enormi potenzialità, spero di sbagliarmi.