George R.R. Martin parla di The Winds of Winter

Poche realtà sono immutabili al mondo, e tra queste c’è il perenne ritardo dei libri di George R.R. Martin, di cui è vittima The Winds of Winter.

L’autore è tornato a parlare del sesto libro delle Cronache del Ghiaggio e del Fuoco in una lunga intervista concessa a Winters Is Coming, portale specializzato sulla saga di Martin e sulle opere da essa derivate.

“Ho davvero milioni di persone in attesa che questo libro venga pubblicato, il che è molto gratificante. Ma alcuni di loro sono estremamente impazienti e alcuni sono pieni delle proprie idee sui destini dei vari personaggi” ha voluto sfogarsi Martin. “Sono contento che possano essere così coinvolti emotivamente con questi personaggi, ma a volte bramo i giorni in cui avrei potuto semplicemente lavorare in un’oscurità silenziosa. Purtroppo temo che quei giorni sono passati per me. Questa è la realtà della mia vita adesso”.

winds winter martin

Ha quindi ammesso che il successo di Game of Thrones ha senza dubbio condizionato la produzione del libro.

“Il successo dello show hanno invaso molti altri aspetti nella mia vita. Quindi alle volte mi sdraio a letto di notte e non sto pensando a Westeros. Sto pensando a qualche altro problema che sto avendo, uno degli altri spettacoli con cui sono coinvolto, o una scadenza per un’antologia che sto modificando o qualcosa che sta accadendo con l’organizzazione no profit che ho iniziato. Tutte queste altre cose mi stanno riempiendo la testa e questa è una delle cose che mi ha ritardato. Devo davvero finire Winds. Devo mettermi in uno stato mentale in cui non sono distratto da altre cose, far si che quel periodo di notte sia pieno delle voci di Tyrion Lannister e Arya Stark e degli altri personaggi immaginari che vivono dentro di me”.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.