Hear me roar… again!

Rinnovarsi non è una cosa semplice. Non lo è per i più di noi, figurarsi per chi, in genere, è ai vertici dell’eccellenza. Forse è questo quello che più ci piace del marchio Creative e della sua linea Sound Blaster: la capacità di saper fare di meglio e non solo “il meglio”. Ora alcuni di voi staranno pensando alla tipica esagerazione ma forse, questi detrattori, non si sono ancora imbattuti nello speaker Roar della linea Sound Blaster che al suo esordio ha raccolto una serie di consensi tale da imporsi come nuovo punto di riferimento per la musica portatile di qualità e, soprattutto, wireless. Difficile fare di meglio probabilmente, ed ecco perché l’annuncio del Roar 2 ci ha caricati di aspettative ed entusiasmo curiosi di vedere se, salvo il design, Creative fosse stata in grado di perfezionare il suo capolavoro portatile. Ebbene, l’attesa è finalmente finita e per fortuna non dobbiamo rimpiangere il passato.

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Apparentemente la Roar 2 si presente quasi allo stesso modo del modello precedente salvo un leggero calo nelle dimensioni e nel peso e la rifinitura di alcuni dettagli estetici che, specialmente nei lati, rendono questo nuovo modello più futuristico e affascinante sebbene ad un primo sguardo l’appeal sia il medesimo della scorsa generazione e molto simile a quello di una revisionata radio portatile. In effetti un confronto diretto con il modello precedente rivela che il Roar 2 ha subito un calo di peso e soprattutto di dimensioni per un totale di circa il 20% il che, almeno in fase di analisi, aveva sollevato i nostro dubbi su quelle che potevano essere le performance del prodotto. In verità Creative ha lavorato duramente in questi 9 mesi (tale è la distanza dalla precedente uscita) per migliorare la disposizione della componentistica con dei risultati che lasciano piacevolmente colpiti sia in termini di performance che di estetica. I lati, in particolare, vedono la scomparsa delle precedenti griglie metalliche per un dispositivo di irradiazione dei bassi che si muove in tempo reale con le performance dei bassi con un meccanismo simile a quello di un pistone. Gli inserti laterali letteralmente “pulsano” alla spinta dei bassi, il che da un tocco di classe non da poco al Roar 2 ed anche un certo fascino. Per il resto, le componenti che hanno decretato il successo del precedente modello restano saldamente al loro posto, come il sistema multi bluetooth/NFC per connettere uno o più dispositivi al dispositivo, il lettore micro SD in grado di leggere, ma anche di scrivere sulla card le conversazioni o la musica, e la batteria al Litio da 6000mAh in grado di garantire poco più di 8 ore di riproduzione continua, sia essa wireless, via card o attraverso il più tradizionale ingresso USB. La batteria è inoltre abbastanza potente da poter anche ricaricare il vostro cellulare bel mezzo dell’utilizzo della cassa, a prescindere che essa sia in corrente o meno il che è decisamente comodo se si vuole godere della musica con servizi di stream che, oltre al consumo di batteria standard, richiedono anche l’utilizzo di connessioni di rete o wifi gravando non poco sul vostro dispositivo.

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Tornando alle mere performance acustiche, come si comporta Roar 2 rispetto al suo blasonato predecessore? Il punto è che la riduzione di peso, così come la riorganizzazione dello spazio interno non hanno influito minimamente sulle performance acustiche del prodotto. Creative ha infatti optato per una nuova disposizione dei due driver da 1.5 pollici  che non più orientati verso l’alto sono ora disposti in linea con la il basso frontale. Il risultato è quello di un suono unidirezionale che tuttavia non è un problema dato l’utilizzo del Roar 2 ed il suo caratteristico design che lo porta quasi di default ad essere direzionato con il fronte in avanti, o comunque in alto (il dispositivo può essere messo supino) favorendo comunque una più che eccellente diffusione acustica. Questo perché le Roar integrano un sistema di riproduzione acustica a 5 driver che, detta in soldoni, bilancia in modo professionale l’intero spettro acustico, senza dimenticare quello che è un aspetto che sovente si perde in questi prodotti, ossia la nitidezza degli alti. Ciò è possibile grazie all’uso di un doppio sistema di amplificazione, uno dedicato ai suoni bassi e medi, e l’altro per l’appunto utilizzato squisitamente dagli alti cosicché il suono è sempre bilanciato e pulito.

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Questa particolare configurazione, unita all’introduzione del sistema Tera Bass, che permette una performance dei bassi limpida e pulita anche a volumi minimi fa si che le Roar 2 si comportino sempre egregiamente, sia nel corso della riproduzione musicale che in quella del loro meno ovvio uso di kit bluetooth per telefono. Le Roar 2, infatti, come per il modello precedente, sono progettate anche per funzionare da microfono e cassa all in one per cellulari andoid e iOS. Sebbene non propriamente “pratiche” in termini di peso e dimensioni rispetto a qualsiasi kit anche più casereccio, questa funzione si dimostra in realtà decisamente utile per chi magari utilizza il proprio cellulare come hub musicali grazie a servizi come Spotify e non desidera macchinose interruzioni tra una chiamata e una canzone. Anche in questo caso il sistema Tera Bass si comporta più che bene. Con le chiamate in entrata il suo è pulito, limpido e non soffre di alcuna imperfezione acustica come fruscii digitali o meccanici. Ma il fulcro dell’esperienza acustica è ovviamente la funzione “roar”che da il nome al questo prodotto come al suo predecessore. Roar, letteralmente “ruggito” è una funzione che amplifica lo spettro acustico potenziando l’emissione sonora per godere della musica ad alto volume. Si tratta di una feature squisitamente “festaiola” ideata per mettere il prodotto al centro dell’attenzione. Attivato il Roar, il volume generale in realtà si abbassa leggermente, potenziando l’amplificazione dei bassi e dando il meglio dei suoni medi. Curiosamente abbiamo testato la funzione anche su tracce che, di norma, non richiederebbero un volume così “prepotente”, ma il punto è che sia dance, trance, house o una più tranquilla lounge music, la funzione Roar da sempre e comunque il meglio di sé, senza sporcare o interferire con la qualità della traccia. Il risultato finale è che siate o meno bisognosi della funzione Roar, piuttosto che amanti dei bassi (e dunque fruitori del sistema Tera Bass), le Roar 2 sono sempre e comunque impeccabili, non mostrando mai il fianco o l’incertezza e restituendo sempre uno spettro acustico preciso e impeccabile il che, lo ripetiamo, praticamente non ha eguali in dispositivo delle stesse dimensioni e dello stesso peso.

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Tra i nei, davvero pochi e del tutto sorvolabili, forse il più grave è la mancanza del supporto al celebre Creative MegaStereo Cable, un cavo invero non amatissimo (e noto) da tutti gli utenti ma che permetteva, almeno sulla versione precedente, di connettere 2 Sound Roar insieme per un effetto stereo. Una perdita tutto sommato dimenticabile, su tutto perché le performance acustiche della piccola Roar 2 sono, da sole, in grado di farvi vibrare i vetri di casa, in seconda istanza perché non ha molto senso acquistare 2 Roar se per lo stesso prezzo ci si può portare a casa direttamente un impianto stereo. Non dimentichiamo poi che le Roar 2 sono collegabili sia via USB che via jack aux 3,5 a praticamente buona parte dei sistemi musicali in commercio (nonché la PlayStation 4) quindi teoricamente nulla vi vieta di collegare la cassa ad una scheda audio esterna e di utilizzarla in combinazione con un’altra portatile.