Sviluppare un gioco da soli non è cosa da tutti e Bright Memory è un esempio della potenza indipendente

Nella straniante assenza di esclusive disponibili al lancio per la nuova generazione di Xbox, Bright Memory è un’eccezione che risalta per diversi motivi. Il più noto è indubbiamente quello di essere un titolo next-gen sviluppato da uno studio cinese, FYQD Personal Studio, composto da una sola persona, Zeng “FYQD” Xiancheng. Inoltre, questo titolo è un prequel di Bright Memory: Infinite, ovvero il titolo presentato durante l’evento Xbox di maggio e previsto per il 2021.
Confusi? Siamo solo all’inizio.

Già all’avvio Bright Memory lascia spiazzati per la curiosa selezione delle opzioni tramite puntatore mouse, cosa che fa pensare ad una conversione diretta da PC senza un briciolo di ottimizzazione. La sensazione si fa ancor più forte quando, nelle impostazioni grafiche, si ha la possibilità modificare diverse opzioni quasi mai viste su console, come la qualità delle ombre, la luce volumetrica, arrivando anche alla qualità generale delle texture e il filtro anisotropico. Sicuramente qualcuno potrà trovarlo interessante, ma la scelta lascia ugualmente un po’ sorpresi e perplessi.

Superata questa iniziale curiosità, il gioco non perde tempo a metterci nei panni di Sheila, un’agente militare che si ritrova in un conflitto a fuoco all’interno di un laboratorio, durante il quale si apre un portale che ci catapulta in una terra apparentemente incontaminata, ma dominata da mostri sovrannaturali di ogni tipo. So già come vi sentite a leggere questo canovaccio di trama, ma mi sto limitando a descrivere ciò che viene esplicitato dal gioco stesso, ovvero poco e nulla.

Trattandosi di un prologo sarebbe stato utile approfondire ciò che effettivamente accade su schermo, il ruolo della protagonista Sheila e di Carter, che presumiamo sia il villain del gioco considerando che cerca di ucciderci ogni volta che ci vede. Invece la parte narrativa viene semplicemente messa da parte per dare spazio al gameplay puro, che si rivela abbastanza interessante ma non privo di difetti.

Bright Memory

Combattimenti e non solo

Andando per sommi capi, Bright Memory è un action in prima persona dove le caratteristiche tipiche di un FPS si mescolano con meccaniche generalmente disponibili in giochi stylish, partendo da una semplice schivata arrivando a combattimenti ad arma bianca e mosse difensive che ampliano le possibilità di attacco in base alla creatività del giocatore. Il sistema viene introdotto in maniera abbastanza graduale e, con un po’ di pratica, riesce ad essere godibile e naturalmente votato alla sperimentazione grazie a un discreto numero di nemici che ci ritroveremo davanti.

Nemici che non saranno soltanto umani, bensì una vasta gamma di bestie che va da cavalieri zombie a chimere e serpenti alati da far quasi impallidire la trilogia di Dark Souls. Nonostante un moveset non proprio vario, la loro aggressività e i danni che sono in grado di infliggere richiedono al giocatore una buona preparazione strategica per essere affrontati, anche se a volte l’attacco senza pietà si rivela comunque efficace. Oltre ai combattimenti, Bright Memory offre anche sezioni platform ed enigmi ambientali di passaggio, dove tuttavia emerge in maniera più marcata l’assenza di rifiniture al sistema di controllo rispetto alle fasi di combattimento, seppur gradevoli.

Bright Memory

Paradossalmente, l’aspetto dove questa demo (perché di questo si tratta, alla fin fine) zoppica di più è il versante tecnico nella sua definizione più ampia: è vero, Bright Memory è realizzato da una sola persona, tuttavia è davvero difficile apprezzare fino in fondo ciò che vediamo su schermo.

A livello di performance assistiamo a qualche artefatto grafico e bug di vario genere, tra nemici che letteralmente volano per evitare compenetrazioni con l’ambiente ad una gestione spesso vaga di effetti particellari e filtri. Inoltre, a titolo personale, non posso trattenermi dal criticare un design generale ai limiti del derivativo, tra una protagonista tutto sommato ben realizzata e nemici i cui modelli sembrano essere un mix disomogeneo e poco ispirato. Intendiamoci, durante l’ora necessaria per ultimare il gioco avremo anche modo di combattere contro veri e propri boss realizzati in maniera più incisiva, oltre al fatto che forse, con un pizzico di storia in più, l’idea di affrontare mucchi di mostri con mitragliatori futuristici e spada non sarebbe stato poi così assurdo. Non pervenuto il comparto audio, presente ma altrettanto derivativo e generalmente non incisivo come dovrebbe.

Nonostante tutto, però, non vuol dire che Bright Memory sia tutto da buttare: l’impegno di Xiancheng è comunque notevole e non manchiamo di augurare allo sviluppatore il meglio per il suo progetto. Inoltre, questo prologo viene comunque venduto all’onestissimo prezzo di 7,99 euro e dunque non punta a lucrare su eventuali creduloni. Ma riteniamo sia anche giusto fornire delle critiche che possano magari rivelarsi uno spunto per migliorare un’esperienza con radici piuttosto solide e che potrebbe essere un esperimento molto interessante e coinvolgente con la cura necessaria, pur non essendo il prodotto ideale per sfoggiare i muscoli di Series X.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.