Akira… c’è bisogno di aggiungere altro?

Prima di tutto, nel caso non lo aveste ancora visto, dovete recuperare al più presto il bluray di Akira e guardarlo. Fine. Se mentre leggevate la frase che vi esortava a vederlo non siete andati su Amazon a compralo, io non vi rivolgerò parola finché non lo farete. Trovatelo, pagatelo coi soldi, e tornate immediatamente qui. E nel caso non lo aveste capito, cazzi vostri. Nessuno l’ha capito alla prima tornata. L’avete visto? Bene, allora possiamo iniziare a parlarne. Akira è un cartone animato Giapponese, tratto dall’omonimo fumetto di Katsuhiro Otomo (se non lo conoscete, gettatevi nel fiume più vicino) che fu da apripista nel mercato occidentale dell’animazione del Sol Levante. Prima di lui, i cartoni animati giapponesi erano considerati robe per ragazzini, utilizzati dai genitori per parcheggiare i propri figli davanti alla televisione così smettevano di rompere. Questi bimbetti sono gli stessi che son cresciuti con Ken Shiro (l’uomo che cambiava grandezza in base alle esigenze del regista) L’uomo Tigre (detto Il Tigre) e Sanpei. E Dragon Ball? Dragon Ball ci ha illuso che potessimo fare la Kamehameha e ha distrutto l’infanzia di molti di noi. Quindi non conta.

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Akira entrò nei circuiti di distribuzione cinematografica Occidentale con la stessa forza di un ariete della polizia contro la porta della casa di uno spacciatore. Paragone azzardato? Non direi. L’intera produzione Giapponese che arrivò in Italia timida timida negli anni ’70 e ’80 era fatta per lo più di prodotti selezionati e immancabilmente censurati dai network privati, i quali nemmeno si degnavano di seguire il filo logico delle puntate. Quando in Occidente giunse Akira la gente pensava di andare al cinema a vedere un cartone per ragazzini e invece si ritrovò a dover assistere ad uno spettacolo (durissimo) per adulti, rivolto a un pubblico maturo che trattava temi estremamente delicati: violenza, potere, corruzione, apocalisse e rivoluzioni. Non era un classico Disney, e nemmeno una puntata di Dragon Ball. Solo gli appassionati del genere (che erano pochissimi ai tempi) riuscirono a godersi il cartone animato rimanendo comunque allibiti. Ovviamente erano gli stessi appassionati che seppur lo consideravano un punto di riferimento a livello tecnico, non lo ritenevano abbastanza fedele al fumetto. Certo per quanto riguarda la storia, per ovvie questioni registiche fu ridimensionata e il finale cambiato, per fortuna la mancanza di riposte alla trama furono colmate dalla controparte cartacea. Lo ribadisco: fumetto e film erano, e sono, due prodotti differenti, che coesistono senza scontrarsi. E lo so che lo avete visto, ma nel caso voi steste ancora titubando nel spendere i vostri soldi per questa Opera che cambiò radicalmente la percezione che avevano gli occidentali verso le produzioni animate Giapponesi, vi racconterò un piccolo frammento di una delle storie più interessanti degli ultimi trent’anni.

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Incipit

Le vicende di Akira sono ambientate nell’anno 2019 (quindi tra poco), c’è stata la terza guerra mondiale e durante questo conflitto Tokyo è stata distrutta da un’esplosione. Ne fondano un nuova e sulle macerie di quella precedente, e la chiamano Neo-Tokyo che dalla fine della guerra vige in uno stato completo di caos. La persone si ribellano spontaneamente al governo ultracorrotto che non fa niente per risollevare le sorti del paese, le istituzioni sono allo sfascio e la politica pensa solo a costruire le strutture per le Olimpiadi. In questo scenario si muovono alcune bande di ragazzi che si affrontano in scontri mortali sopra alle loro motociclette. Protagonisti: Kaneda e Tetsuo. Kaneda è il capo clan, e pilota una moto rossa che qualcuno dovrebbe mettere in produzione per il bene dell’umanità. Testuo, il piccolino della banda, vive nell’ombra di Kaneda di cui prova una sorta di sentimento di invidia e di rivalsa nei suoi confronti.
Scena iniziale: un uomo durante una rivolta popolare cerca di proteggere uno strano bambino dalle forze dell’ordine. L’uomo viene ucciso dalla polizia e il bambino che ha particolari poteri scappa. Nel fuggire si ritrova in mezzo a un’autostrada dove è in corso uno scontro tra due bande rivali di motociclisti. Testuo mentre si divincola tra la vita e la morte a bordo della sua moto, vede il bambino al centro carreggiata e per evitarlo frena, la moto sbanda e prima di toccare il bambino esplode. Testuo viene portato via insieme al bambino-anziano dalle forze militari, e Kaneda e il resto della banda viene arrestata. Il resto lo potete scoprire da soli.

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Tecnica

La scena iniziale fa già capire allo spettatore la cura al dettaglio della produzione Akira. L’ambientazione in stile cyberpunk (che da lì in poi, diverrà moda) mette in mostra qualità architettoniche di immensa fattura. Le animazioni, luci comprese, furono realizzate a mano da oltre 1300 addetti che lavorarono su turni per coprire le 24 ore giornaliere pur di mandare avanti speditamente la produzione. Il doppiaggio, per la prima volta in un cartone animato Giapponese, fu realizzato in pre-produzione, per seguire il labiale corretto tra personaggio e doppiatore. Costato oltre 1’000’000’000 di yen fu la più oneroso cartone animato giapponese, il quale tenne occupati 50 diversi studi di animazioni, di cui uno specializzato in Computer Grafica. Un “investimento” per cui ci vollero anni per permettere alla produzione di rientrare dall’enorme esborso di denaro. Alcune voci di corridoio dissero che a quei tempi qualcuno ci mangiò sopra, e anche tanto. Però il prodotto finale fu di altissimo livello, questo bisogna dargliene atto.

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Perché siete ancora qui?

Per la storia completa, o le semplici spiegazioni, ci sono decine di articoli presenti nel web. Cosa fu Akira, l’ho scritto prima: un’apripista. Cosa è tutt’oggi Akira: un cartone animato che merita tutto il nostro rispetto. Le dure tematiche affrontate, attuali e neanche poi così slegate dalla realtà sono molteplici, vedi la religione: la promessa Akira, e l’azzeramento dell’umanità e dei suoi peccati grazie al suo ipotizzato ritorno. La corruzione: i politici che stanno con un piede in due scarpe, e ideologicamente parlando le scarpe sono una a cento kilometri dall’altra. La povertà e la disperazione. La mancanza di istruzione e la violenza fisica. Il potere, l’enorme potere utilizzato al solo fine di avere un’arma a disposizione più devastante da utilizzare come forma di offesa verso le altre nazioni per dimostrare la propria supremazia bellica. Gli specchietti per le allodole: grandi progetti per nascondere altre strutture che non devono essere alla vista del popolo. Se queste e tante altre tematiche trattate da questo Akira non vi sembrano abbastanza, restate pure comodi sul water, vuol dire che non è un prodotto per voi. Se invece volete vedere il punto di vista di un fumettista visionario e all’avanguardia, procuratevi il film e perché no, anche il fumetto. E lo so, che avete in mente un’altra domanda: ma meglio il cartone animato o il fumetto? No, sul serio, questo genere di domande lascia davvero il tempo che trova.

consigli cinematografici akira

Spero di essere riuscito a convincervi a vedere quest’opera che io fui costretto a visionare su una triste videocassetta e che adesso invece si trova restaurata, con speciali annessi, su un supporto degno di nota. Essendo la versione estremamente bella, potrete appendere il cofanetto al muro a mo’ di quadretto. Potreste passare anche per persone fighe, ma non mettetelo accanto a nessun edizione in Blu-ray di qualche filmetto di serie B, perché sennò l’effetto figaggine sfuma. È un consiglio.
Ultima cosa: qualcuno mi spiega il finale?