Hercules: curiosità, easter egg e retroscena che potreste non sapere sul film d’animazione Disney

Gli anni novanta segnarono il momento della rinascita disneyana. Superato il nefasto declino in cui era piombata nel decennio precedente, la Disney firma alcuni tra i classici più belli della sua storia. Tra questi c’è Hercules, che, seppur con un risultato non eccelso ai botteghini, divenne subito un film d’animazione cult.

Il suo stile scanzonato e ironico, un citazionismo sfrenato e un’estetica coraggiosa lo rendono un film capace di superare brillantemente l’inesorabile passare del tempo.
Hercules merita sicuramente una seconda visione, sia per il suo essere ancora fresco ed attuale, sia per la mole di easter egg presenti al suo interno. Ecco quindi dieci (e molte più) curiosità che forse non avrete notato o scoperto  la prima volta in cui avete visto la pellicola.

hercules

1. Scar-Face

La Disney ci ha sempre abituato alla presenza di cameo, un inno all’autocitazionismo che accompagna sin dagli albori la casa di Topolino and Co. In Hercules un macabro dettaglio palesa la presenza di uno dei villain più amati di sempre: Scar.

In una scena della pellicola il palestrato protagonista sta posando per un ritratto che adornerà un’urna. Hercules indossa un copricapo con le fattezze di un leone. Dopo uno scatto di ira lancerà la pelliccia ai piedi di Filottete. In quell’istante si scopre che il capo d’abbigliamento altro non è che il corpo di Scar, antagonista di Simba ne Il Re Leone.

Nel 1997 i social network non c’erano, le battaglie animaliste erano ancora nell’ombra, ai giorni nostri una scena del genere sarebbe prontamente stoppata e fatta cancellare immediatamente. Rimane invece uno degli easter egg più cupi della storia disneyana e ha scatenato diverse teorie sull’interconnessione tra i classici.

La presenza del corpo di un leone è poi un rimando alla mitologia greca, onnipresente nel film, e rappresenta il Leone di Nemea. L’animale apparteneva ad Era, che lo aveva allevato nei pressi della città di Nemea. La sua pelliccia era impenetrabile alle armi e soltanto la forza bruta di un umano a mani nude poteva infliggere danni. Fu poi scelto da Zeus per far parte dello zodiaco, in cui rappresenta la costellazione del leone.

hercules2. Ade(sso) o mai più

Il personaggio di Ade ha visto una radicale trasformazione della sua caratterizzazione durante la produzione del film e il merito va in gran parte al suo doppiatore originale.

Tutto inizia con il casting per la voce del villain del film. Danny DeVito, che in Hercules doppia Filottete, chiede ai registi Ron Clements e John Musker chi avessero scelto per interpretare Ade. In quel momento il ruolo non era stato ancora assegnato e DeVito suggerisce che Jack Nicholson sarebbe perfetto. DeVito contatta personalmente Nicholson, a cui vengono offerti $ 500.000 per il ruolo. L’attore è famoso per le lunghe contrattazioni legate al suo cachet (Batman docet) e chiede ben di $ 10-15 milioni, oltre al 50% dei proventi legati al merchandising di Ade. La Disney non ci sta e Nicholson rifiuta la parte.

In seguito al rifiuto di Nicholson si sono avvicendati tantissimi rumors legati all’attore che avrebbe doppiato il Dio della morte. Furono infatti provinati Ron Silver, James Coburn, Phil Hartman, Rod Steiger, Michael Ironside, Terrence Mann, Martin Landau e addirittura Kevin Spacey. John Lithgow fu inizialmente scelto per la parte, ma, dopo ben nove mesi di lavoro, fu scartato dagli animatori.

Poi improvvisamente si presentò James Woods. L’attore, che interpretò Max nel capolavoro di Sergio Leone C’era una volta in America, mise in scena un’interpretazione che fu una vera e propria epifania per i creatori del film.

Inizialmente il personaggio di Ade avrebbe dovuto rispecchiare fedelmente la figura minacciosa, fredda e distaccata dipinta nella mitologia classica. Woods invece lesse le battute con un linguaggio più tagliente, veloce e brillante. Il villain, grazie a Woods, ebbe un restlying, diventando la parodia di un affarista senza scrupoli, con forti influenze comiche. Woods rimase così legato a questa sua caratterizzazione che propose alla Disney di lavorare gratis, quando il budget sembrava essere finito. Il legame tra Woods e Ade fu così simbiotico, che l’attore doppiò il personaggio anche nella saga videoludica Kingdom Hearts.

3. Filottete: la genesi

Eric Goldberg è uno degli animatori più celebri dei favolosi anni novanta disneyani. Sua la caratterizzazione e la supervisione alla realizzazione del Genio in Aladdin, uno dei personaggi più folli e amati di sempre. Nel 1997 Goldberg viene chiamato dai registi John Musker e Ron Clements a collaborare al progetto Hercules. In particolar modo il disegnatore si deve occupare del ruolo di Filottete. Il personaggio si ispira alla figura mitologica di Filottete, combattente nella guerra di Troia e maestro di Ulisse. Figlio di Peante e Demonassa, viene descritto nell’Odissea come un arciere prodigioso.

Il supervisore all’animazione ritrasforma Filottete, plasmandolo esteticamente come una trasposizione animata di Danny DeVito, che lo avrebbe doppiato. In particolar modo Goldberg utilizza l’incredibile varietà di espressioni dell’attore mentre parla, per animare i dialoghi di Filottete.

Oltre a Danny DeVito Filottete ricalca e ricorda due personaggi storici del panorama disneyano. Goldberg ha infatti tratto ispirazione da Dotto, nano protagonista del primo grande classico Disney Biancaneve, e da Bacco, dio del vino e del piacere, presente in Fantasia.

hercules4. The italian job

L’edizione italiana di Hercules è uno dei primi casi dell’animazione disneyana in cui la maggior parte degli interpreti provengono quasi interamente dal mondo cinematografico e musicale e non dall’universo dei doppiatori professionisti. Dopo le fortunate esperienze avute con Vittorio Gassman e Tullio Solenghi ne Il Re Leone e con Gigi Proietti in Aladdin, in Hercules la presenza di star del mondo dello spettacolo viene ampliata esponenzialmente.

Hercules (adulto) viene così doppiato da Raoul Bova nel parlato e dal compianto Alex Baroni nella parti cantante, Filottete ha la voce di Giancarlo Magalli, Megara quella di Veronica Pivetti, mentre le due diaboliche spalle di Ade (Pena e Panico) vengono interpretate dal duo comico Zuzzurro e Gaspare.

L’esperimento è un successo e la sede centrale americana disneyana premia il doppiaggio dell’edizione italiana definendolo il migliore tra i 29 presenti in tutto il mondo.

5. Art attack

Il continuo citazionismo di Hercules abbraccia diversi settori dello scibile umano. Il film gioca a riformulare in chiave pop e fantasiosamente anacronistica dettagli del mondo moderno e contemporaneo. Anche il mondo dell’arte trova scherzosi rimandi nel trentacinquesimo classico Disney.

Durante la canzone “Ti vada o no”, cantata da Megara e dalle Muse, si può facilmente individuare la statua “Amore e Psiche” di Canova.

In un’altra scena del film Hercules lancia un sassolino contro una statua situata al centro di una fontana. La forza incredibile del protagonista provoca la rottura di netto delle braccia della scultura. La statua quindi si trasforma magicamente nella Venere di Milo!

Nello stacchetto musicale “Ieri era Zero” Hercules manda al tappeto una sequela impressionante di mostri lanciati contro di lui da Ade. I malcapitati nemici finiscono in una pila che crea una riproduzione in versione greca della statua di bronzo, situata a Brema, che raffigura i protagonisti della fiaba dei fratelli GrimmI musicanti di Brema”.

Invece nella canzone l’”ultima speranza” si può individuare un altro easter egg artistico: la statua Perseo con la testa di Medusa, scultura bronzea di Benvenuto Cellini.

Mentre i genitori adottivi di Ercole, Amphitryon e Alcmene, gli raccontano ciò che sanno delle sue vere origini, il pattern delle pareti della casa ricorda “l’affresco della primavera”, uno dei più antichi dipinti greci, scoperto sull’isola di Santorini e conservato attualmente al Museo Archeologico di Atene.

hercules6. Serie e sequel

Nonostante il risultato non eccezionale al botteghino (252,7 milioni di dollari, quasi 100 in meno rispetto al precedente Il gobbo di Notre Dame), la Disney nel 1998 produce una serie tv legata alle origini di Hercules. Il cartone, composto da 65 episodi, andò in onda su Disney Channel e in Italia su RAI2, all’interno del contenitore disneyano del sabato pomeriggio.

Come spesso accadeva negli anni novanta si trattava di un prodotto che ampliava l’universo narrativo della pellicola, con inserimento di nuovi personaggi e linee temporali. La serie animata narra le avventure di Hercules durante la sua adolescenza, quando studiava all’Accademia Prometeo ad Atene, una parodia dei college americani.

In un episodio va in scena un clamoroso crossover tra Hercules e Aladdin con un’improbabile alleanza tra Jafar e Ade.  La puntata palesa un evidente errore anacronistico: Hercules è ambientato durante il periodo d’oro ateniese di Pericle del V secolo a.c., mentre Aladdin fa riferimenti alla cultura e storia islamica del VII secolo d.c., con quasi un millennio di differenza!

Oltre alla serie animata, nel 1999 la Disney produsse anche un sequel/midquel del film, Hercules: Zero To Hero. Il film è ambientato due anni dopo la fine della pellicola originale. Hercules e Megara si sono sposati e all’interno della nuova dimora raccontano 4 vicende legate al loro passato, ricalcando lo spirito e il leitmotiv della serie animata.

7. Atene-Hollywood a/r

Gli easter egg presenti in Hercules rendono il rewatch obbligatorio e anche la settima arte viene citata ampiamente nella pellicola disneyana.

Nei primi istanti del film la voce narrante, che poi viene rimpiazzata da quella delle muse, è un cameo di Charlton Heston, Premio Oscar per la sua interpretazione in Ben-Hur e icona hollyoodiana.

I registi John Musker e Ron Clements hanno visto Hercules come la loro occasione per realizzare un film con protagonista un supereroe e il forzuto protagonista omaggia Superman, con cui ha diversi punti in comune: le origini, la famiglia adottiva, il mantello sono tutti rimandi alla creazione DC.

I due registi, autori anche de La Sirenetta, Aladdin e il Pianeta del tesoro, compaiono nel film in un divertente cameo che li ritrae come due operai, nella sequenza in cui Hercules perde il controllo del carro.

Ci sono diverse analogie e richiami anche alla saga di Star Wars: lo stupore di Hercules quando scopre chi sia il suo vero padre è un ovvia citazione di Luke Skywalker/Darth Vader. Il modo in cui annienta i ciclopi ricorda invece il modo in cui vengono annientati i camminatori imperiali in L’Impero colpisce ancora, mentre la prima volta in cui si vede Filottete è un omaggio all’incontro tra Luke e Yoda.

Quando Hercules inizia il suo allenamento con il suo nuovo trainer, la scena al tramonto con la mossa dell’airone effettuata dai tre protagonisti fa eco alla scena con Daniel LaRusso e Miyagi di Karate Kid. La canzone “Go The Distance” è una citazione di Rocky.

Durante l’ultimo stacco musicale invece, quando Hercules e Pegaso volano verso le stelle, è ben visibile una costellazione che ritrae Marilyn Monroe.

Nel finale Hollywood ha il suo omaggio più grande: Hercules e Pegaso imprimono la loro impronta in una Walk of fame di losangelina memoria e alle loro spalle si intravede la scritta “to Sid”, riferita a Sid Grauman, fondatore del Chinese Theatre di Hollywood.

8. Classico ma non troppo

Hercules è il primo classico Disney ispirato alla mitologia e non a fiabe della narrativa più recente. La pellicola omaggia in maniera sopraffina il classicismo greco, ma si prende anche qualche libertà, reinventando più di un mito e riformulando la cultura ellenica.

Hercules contiene ovviamente moltissimi riferimenti alle Dodici Fatiche di Eracle (l’idra di Lerna, il Cinghiale di Eirmanto), ma prende in prestito anche episodi presenti in altri racconti mitologici. In primis il cavallo alato Pegasus, che viene mutato dal mito di Bellerofonte. Il percorso verso l’Ade invece è una rivisitazione positiva del mito di Orfeo ed Euridice.

Anche le origini di Hercules sono state modificate: nella mitologia classica non è figlio di Era, ma di Alcmena, moglie di Anfitrione, che, rispetto al film non è un pastore ma re di Trezene,

Megara è l’unione di due figure mitologiche: Megara, di cui prende il nome, e Deianira, che però nella narrativa originale viene lasciata da Eracle e si suicida. La dea Ebe diventerà invece la sposa di Eracle.

Filottete non appare nella mitologia con le fattezze di satiro, ma è un arciere umano, che con l’aiuto di Eracle parte per la guerra di Troia. Anche le parche sono un’introduzione disneyana, in quanto fanno in realtà parte della mitologia romana e non di quella greca, a cui erano invece associate alle Moire.
Medusa non viene mai incontrata da Eracle e viene uccisa da Perseo; il ciclope accecato con un tizzone ardente viene ripreso dal mito di Ulisse. Infine nell’adattamento italiano della canzone Zero/Hero c’è un imprecisione storica nella strofa “Oggi è il più forte/Dell’impero”, in quanto le città e i territori dell’antica Grecia non vennero mai riunite sotto un Impero.

hercules9. Un mito contemporaneo

La matrice parodistica di Hercules e il suo voler rendere contemporanea e fruibile alle nuove generazioni la mitologia di stampo classico vengono esemplificati nei numerosi ammiccamenti alla cultura dei giorni nostri, in particolar modo a quella a stelle e strisce.

La superaffollata Tebe viene definita da Filottete “la grande oliva”, parodiando l’appellativo “la grande mela” con cui è conosciuta New York.

I richiami alla realtà americana anni novanta vengono racchiusi soprattutto nella canzone “ieri era zero”, inno alla globalizzazione d’oltreoceano. Hercules diventa il testimonial del consumismo sfrenato americano, sponsorizzando simboli della cultura di massa. La bevanda che pubblicizza, l’Herculade, è una parodia del Gatorade. I sandali Air Herc richiamano alla memoria Micheal Jordan e le sue scarpe Air Jordan. La Grecian Express, creata ad hoc per Hercules, è una scanzonata rivisitazione della carta di credito American Express.

Un altro rimando alla realtà americana si individua nella scena in cui Hercules salva Pena e Panico e in cui si sente “Qualcuno chiami il IX I I”. I numeri romani stanno per 9-1-1, pronto soccorso negli Stati Uniti. Nella versione italiana si sente solamente “chiamate i soccorsi” e l’easter egg viene completamente annullato.

10. Stile da vendere

Ci avviamo alla chiusura di questa lista di curiosità su Hercules.
Inizialmente l’idea dei produttori disneyani era quella di riprodurre una versione animata dell’Odissea. Il progetto fu presto accantonato per l’impossibilità di ricreare l’enorme arco narrativo e per le difficoltà di trasformare in cartone le scene dell’opera.

Dopo aver viaggiato in Grecia e aver consultato le opere di Thomas Bullfinch, Edith Hamilton, Robert Graves, Clements e Musker hanno deciso di riprodurre in chiave pop le storie classiche di Eracle, trasformandolo in un eroe atipico. Nella mente dei due registi Hercules doveva essere il trait d’union tra l’universo supereroistico e quello sportivo. Un Micheal Jordan ante litteram.

Dopo aver definito caratterialmente il protagonista della pellicola, si è passati all’aspetto estetico, che doveva distaccarsi dallo stile adottato sin a quel momento dalle produzioni disneyane. I tratti dei personaggi dovevano essere più caricaturali, per richiamare alla memoria i disegni presenti sulle anfore greche. Fu quindi ingaggiato il fumettista inglese Gerald Scarfe, che dopo aver studiato nei minimi dettagli la sterminata produzione artistica greca, disegnò oltre 700 bozze che riproducevano personaggi e luoghi del film.

Oltre allo stile unico dei disegni, Hercules segna un punto di svolta anche per l’utilizzo della CGI all’interno di un film d’animazione. La scena in cui viene utilizzata maggiormente è quella dello storico combattimento con l’Idra. Per ricreare una sequenza di appena quattro minuti, venne impiegato ben un anno e mezzo, grazie al lavoro di tredici animatori.

Leone Auciello
Secondo la sua pagina Wikipedia mai accettata è nato a Roma, classe 1983. Come Zerocalcare e Coez, ma non sa disegnare né cantare. Dopo aver imparato a scrivere il proprio nome, non si è mai fermato, preferendo i giri di parole a quelli in tondo. Ha studiato Lettere, dopo averne scritte tante, soprattutto a mano, senza mai spedirle. Iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2006, ha collaborato con più di dieci testate giornalistiche. Parlando di cinema, arte, calcio, musica, politica e cinema. Praticamente uno Scanzi che non ci ha mai creduto abbastanza. Pigro come Antonio Cassano, cinico come Mr Pink, autoreferenziale come Magritte, frizzante come una bottiglia d'acqua Guizza. Se cercate un animale fantastico, ora sapete dove trovarlo.