Avventure e orrori di Dampyr, il fumetto capace di mischiare il vampirismo e l’antropologia

Dampyr è quel tipo di fumetto che, sotto sotto e senza clamore, porta avanti una rivoluzione. Non è forse seducente e di costume come Dylan Dog, né mitico e granitico come Tex, neanche di rottura e all’avanguardia come Nathan Never, tuttavia è a suo modo sovversivo, epico e originale. Dampyr è quel fumetto che ha impresso un’evoluzione al linguaggio mainstream del fumetto italiano, quello bonelliano: ne ha ampliato ulteriormente gli orizzonti innestandogli delle energie nuove, provenienti da territori stranieri come il folklore, l’antropologia e l’etnologia.

Per comprendere appieno questa svolta, basta cominciare da questo: dopo decenni, Dampyr è stato il primo fumettoBonelli a non avere il nome nel protagonista nel titolo.

Un cambiamento che può sembrare minimo e apparentemente insignificante, che tuttavia nasconde dietro di sé un manifesto programmatico, un dettagliato piano d’azione. Non che Dampyr sia un fumetto senza eroi centrali, assolutamente: Harlan Draka, il Dampyr di cui seguiamo le vicende nella serie (ma non l’unico), è un personaggio che si è conquistato fin da subito il suo giusto scranno nel pantheon di Via Buonarroti. Difatti, se la serie si fosse chiama Draka nessuno avrebbe storto il naso. Invece Mauro Boselli e Maurizio Colombo, i due creatori, hanno scelto diversamente e questo è stato il loro primo passo lungo un cammino che dopo 20 anni li ha portati a cambiare i connotati dell’horror e del fumetto.

Dalla Zona X alla Bosnia

Dampyr debutta il 14 aprile del 2000, esattamente 20 anni fa (un traguardo solennemente celebrato), battezzando così di nome e di fatto un nuovo millennio per la Sergio Bonelli Editore. Esce in edicola con un numero 1 diventato ormai celebre come La mano rossa di Tex e L’alba dei morti viventi di Dylan Dog, un numero dal titolo semplice quanto efficace Il figlio del diavolo, scritto in tandem da Mauro Boselli e Maurizio Colombo e disegnato da Majo (Mario Rossi), destinato a diventare il disegnatore più iconico della testata. 

Il figlio del diavolo è ovviamente il protagonista, Harlan Draka, che qui esordisce insieme ai suoi compagni d’avventura: la bionda vampira Tesla e il soldato Kurjak. Una prima volta memorabile, nonché anomala visto che per buona parte della storia Harlan si spaccia (a differenza di altri eroi bonelliani) per un ciarlatano, un finto “Dampyr”, un cacciatore di mostri che sfrutta la credulità della povera gente della ex Jugoslavia per racimolare qualche soldo, dove nel frattempo si sta svolgendo la guerra civile.

Ed è proprio a causa del suo mestiere che incrocia la strada di Emil Kurjak, un militare tormentato nonché comandante di un piccolo drappello di soldati che viene attaccato da quello che sembra in tutto e per tutto un branco di vampiri. Coinvolto suo malgrado nel conflitto e costretto a fronteggiare misteriose creature, in seguito allo scontro con una di loro di nome Tesla, Harlan scopre di essere davvero un Dampyr e che il suo sangue, frutto dell’unione di un’umana con un Maestro della Notte (i leader del branco dotati di incredibili poteri) è letale per i vampiri.

I tre decidono di allearsi per contrastare il Maestro della Notte Gorka, colpevole di aver ucciso i compagni di Kurjak e il migliore amico di Harlan, Yuri. Ma questa sarà solo la prima di una lunga serie di missioni che li porterà ai quattro angoli del globo, a spasso nel tempo e addirittura oltre le dimensioni.

Il primo fumetto di Dampyr, come detto, arriva nelle mani dei lettori il 14 aprile 2000, ma la serie è stata progettata molto prima. Venne ideata a metà anni ’90 (non a caso vengono menzionate le guerre jugoslave) in forma di mini all’interno di Zona X, una testata spin-off dell’universo di Martin Mystère dedicata alla base di Altrove ma che tante volte diventava un contenitore per vicende autonome dove si esploravano mondi fantastici, pianeti lontani e realtà alternative.

Nel 1999, tuttavia, Zona X (col senno di poi una delle cose più sperimentali mai viste in edicola) chiude e Dampyr, insieme a tante altre saghe previste per la zona e già pronte come Jonathan Steele, La città, Maledetta galassia e Altrimondi, viene “promosso” a serie regolare.

Mauro Boselli e Maurizio Colombo ripensano da cima a fondo la loro creatura prima dell’esordio, trasformandola in una serie bonelliana di stampo apparentemente classico (la storia del mese ogni mese). Ma, fin dai primissimi albi (il già citato Il figlio del diavolo e il suo seguito diretto La stirpe della notte) orchestrano una trama orizzontale di ampio respiro, gettando i primi semi di quella continuity che sarà presto il vanto di Dampyr nonché un unicum per il fumetto dell’epoca. Una trama che ruota intorno al rapporto complesso tra Harlan e il padre che lo ha reso ciò che è, un cacciatore di vampiri, un’arma contro i suoi simili, l’antichissimo Maestro della Notte Draka, il cui nome richiama neanche troppo velatamente Dracula (e per un motivo ben preciso).

Boselli e Colombo, nei primi anni danno vita ad una continuità strettissima, dove vengono continuamente sviluppati filoni narrativi che si intersecano tra di loro e gli albi riescono nel miracolo di essere, di volta in volta, tasselli di un affresco più ampio ma anche godibili a se stanti, fruibili dal lettore occasionale che si affaccia per la prima volta in edicola.

Un lavoro d’intessitura senza pari, portato avanti prima da entrambi i creatori e poi solo da Boselli, dopo il lungo allontanamento di Colombo dovuto a gravi motivi di salute, con una visione dettagliata e quasi perfetta. Di fatto, seppur con aggiornamenti, turning point e ripartenze, Dampyr racconta da 20 anni la stessa storia.

Dampyr: un fumetto di vampiri e di cultura

La continuità narrativa è sicuramente la rivoluzione più importante portata da Dampyr in Bonelli, soprattutto in virtù del fatto che viene coltivata e rinfrescata da vent’anni senza mai sentire il bisogno di una cesura definitiva o dare l’impressione di una stanca. Altre serie che all’inizio erano contraddistinte da un grande racconto in più parti, come Nathan Never, ad un certo punto hanno sentito il bisogno di azzerare e ricominciare mentre Julia, seppur una testata in evoluzione e in crescita insieme ai suoi lettori, ha una continuity estremamente blanda. Solo di recente, da questo punto di vista, Dampyr ha trovato un vero competitor in Dragonero.

Tuttavia, sarebbe sbagliato indicare questo come unico pregio della saga, che semmai aggiunge quel qualcosa in più, capace di affascinare e ammaliare i lettori anno dopo anno. E sarebbe sbagliato indicare anche la diversificazione stilistica, la sua superficie horror sotto cui si possono trovare storie ispirate ai war movies, ai romanzi storici, a Lovecraft, ai noir mitteleuropei, al fantasy (epic, arturiano e urban), alla fantascienza e persino alle favole gotiche.

No, la vera chiave del successo della serie, oltre ai personaggi avvincenti, i nemici di spessore e i generi, sta nel realismo delle sue ambientazioni. Infatti i luoghi dove si svolgono le avventure di Harlan, Tesla e Kurjak sono quasi sempre reali, seppur con spruzzature soprannaturali che sono diretta conseguenza dei miti e storie di quegli stessi luoghi.

In questo senso Dampyr è l’unico fumetto al mondo che ha declinato in anticipo sui tempi e in maniera personalissima il concetto di “turismo sostenibile (dell’orrore)”.

Fin dai primissimi numeri (dal 5 per essere precisi, Sotto il ponte di pietra), Dampyr ci ha portato a seguire le peripezie dei tre protagonisti in giro per il mondo, letteralmente. Abbiamo visto i vicoli di Praga, i picchi della Transilvania, le coste dell’Albania, la nebbiosa Inghilterra, le fogne di Berlino, le giungle sudamericane, i deserti freddi dell’Asia, gli scogli della Cornovaglia e persino le strade delle nostre capitali del mistero Napoli, Cagliari, Lucca e di recente Matera. 

Ad ogni avventura, Dampyr ci porta alla scoperta degli orrori di un nuovo pezzetto del globo e lo fa con lo spirito dell’antropologo trascinando il lettore in un viaggio spaventoso nel folklore e nelle leggende di quei luoghi. Se volete conoscere davvero Berlino, Praga, Napoli, Londra e tante altre città, se volete davvero guardare nel loro cuore nero e secolare, evitate di prenotare un volo low cost Ryanair: vi basta leggere un fumetto di Dampyr.

Dampyr: dal fumetto al film

La serie, in questo, è unica: non esiste nessun altro che abbia declinato l’horror con questo piglio da antropologo e da “turista lento”, frutto dell’amore degli autori, e di Boselli in particolare, per le curiosità, i miti e le storie dei luoghi che visitano. Se a questo ci aggiungete che ogni albo nel corso delle sue 96 pagine ci guida nel tour dell’orrore locale e che, nel frattempo, si inserisce alla perfezione nella continuity, capite bene il lavoro immenso di scrittura che sta alla sua base.

E non può essere un caso che, tra tutte le proprietà intellettuali di successo detenute dalla Sergio Bonelli Editore, proprio Dampyr sia stato scelto come primo tassello dell’Universo Cinematografico Bonelli attualmente in sviluppo.

Un universo che, nelle intenzioni della casa editrice, vuole sulla falsariga del MCU e del fu DCEU adattare in forma di film e serie tv strettamente collegate tra loro gli eroi a fumetti di Via Buonarroti. Il primo tassello, come detto, è il film di Dampyr, finito di girare a gennaio 2020 e inizialmente previsto per novembre in occasione del Lucca Comics, finché l’arrivo della pandemia non ha drasticamente cambiato i piani.

La pellicola, ispirata ai primi due albi del fumetto, è stata prodotta in lingua inglese da Eagle Pictures, Sergio Bonelli Editore e Brandon Box e può contare su un cast e uno staff di livello internazionale.

A indossare i panni il “figlio del diavolo” Harlan Draka è infatti Wade Briggs, famoso per Still Star-Crossed; Emil Kurjak ha il volto di Stuart Martin di Jamestown e come Tesla troviamo Frida Gustavsson, star di Arne Dahl.

Oltre al trio dei protagonisti, il film riporterà tutti i personaggi de Il figlio del diavolo come Yuri (Sebastian Croft, Ned Stark ragazzo in Got), Draka (Luke Roberts) e il crudele Maestro della Notte Gorka, che sarà interpretato da un attore d’eccezione come David Morrissey, che del ruolo del cattivo ha una certa dimestichezza visto che era il Governatore in The Walking Dead.

Lo staff può contare sulla regia di Riccardo Chemello, su Giorgio Gregorini, vincitore dell’Oscar per il miglior trucco in Suicide Squad, Vladimir Furdik come scenografo famoso per il suo lavoro in Skyfall e Giovanni Castelnuovo come costumista.

Un team di enorme livello per un film dalle enormi potenzialità. Dampyr è infatti un fumetto  ricco di sviluppi in ottica cinematografica e il fatto di essere uno dei titoli più recenti della scuderia Bonelli e non celebre come Tex e Dylan potrebbe giocare a suo favore, permettendogli di godere di più credito e di meno pretese.

In questo senso torna comodo (anche se un po’ abusato) il paragone con Iron Man, il film pietra angolare del MCU e ispirato ad un personaggio che, per quanto basilare nei fumetti Marvel, non è mai stato così centrale finché non ha avuto il volto di Robert Downey jr.

Proprio questo ha permesso una libertà notevole alla realizzazione della pellicola che è poi stata l’avanguardia di un universo capace di coinvolgere milioni di persone.
Non ci resta che augurare a Dampyr di essere l’Iron Man della Bonelli.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!