Dalla Germania con furore

Wolfenstein: The New Order si è rivelato uno degli FPS single player più belli degli ultimi anni, un ritorno più che glorioso di un nome che ha fatto la storia del genere introducendo sempre qualche novità ludica delle quali, ormai, non possiamo più fare a meno.

L’annuncio di un seguito era nell’aria e mamma Bethesda, dal palco dell’E3 di quest’anno, ci ha accontentato con un trailer semplicemente stupendo, dove abbiamo poggiato gli occhi sul nuovo, terribile e fantastico mondo di Wolfenstein II: The New Colossus.

Sin dai primi minuti della presentazione del gioco è evidente il cambio di setting, il quale si lascia alle spalle la cara e vecchia Europa per ampliare lo scenario della dominazione globale nazista, portandoci negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’60.
È impossibile non osservare con terrore e curiosità l’America rivisitata di Machinegames, tra nazisti e membri del Ku Klux Klan che passeggiano serenamente per le vie cittadine e diner tipicamente yankee abbelliti dalle bandiere naziste, ampliando il già stupendo background ucronico presentato in The New Order, che strizza l’occhio a Philip K. Dick il quale, con il suo La svastica sul sole, ha sicuramente aiutato nel modellare al meglio le conseguenze che avrebbe portato la vittoria nazista nella Seconda Guerra Mondiale.

Non mancano ovviamente siparietti comici che denoteranno la follia nazista, come lo splendido telefilm Liesel, reinterpretazione di Lessie in chiave Panzerhund, insieme ad un numero non ancora certo di easter egg e citazioni pop rivisitate con lo stile dell’Asse, a confermare l’ottima cornice in cui si muoverà l’inossidabile protagonista del gioco, l’irriducibile William B.J. Blazkowicz.
L’avventura ci porterà in numerosi luoghi, dalla piccola cittadina di Roswell fino all’isola di Manhattan ormai distrutta dall’ordigno atomico lanciato dai nazisti per porre fine alla guerra.

e3 Wolfenstein II: The New Colossus anteprima

Data la mole di contenuti da poter inserire, la nostra speranza più grande è dunque quella di una trama solida e ricca di dettagli, alcuni dei quali già noti: sappiamo ad esempio che la prima preoccupazione del nostro eroe americano sarà prendersi cura della sua compagna, Anya, incinta di due gemelli e che vive in questi nuovi Stati Uniti, trovandosi quindi in grande pericolo. Non manca però la famosa Resistenza, formata da una schiera di individui poco raccomandabili e dunque fidati e variegati, i quali offriranno anche lo spunto per situazioni comiche o drammatiche, oltre ad essere i perfetti alleati per fronteggiare la minaccia nazista e la follia di Frau Engel, promossa a Obergruppenführer e che sicuramente ci darà tanto filo da torcere.

Per quel che riguarda il gameplay, invece, ci aspettiamo perlopiù qualche limatura generale e il motivo è presto detto: The New Order è stata una dimostrazione più che positiva del fatto che Machinegames abbia il controllo della situazione e quindi non pensiamo di intravedere grosse rivoluzioni all’orizzonte. Le novità comunque non mancano, tra l’espansione della meccanica del dual wielding che ci permetterà di impugnare due armi diverse e diventare pressoché inarrestabili e, sempre parlando di strumenti di offesa, hanno già fatto capolino delle armi a dir poco esaltanti come il Laserkraftwerk, fucile a impulsi capace di polverizzare qualunque nazista sul nostro cammino, e il Dieselkraftwerk, in grado di lanciare una vasta gamma di granate dagli effetti sempre diversi ma tutti impietosamente devastanti.

Per il resto, confidiamo in miglioramenti sulle fasi stealth e la possibilità di vivere momenti epici, ipotesi in parte concretizzata dalla dimostrazione avvenuta all’E3 e incentrata sul primo livello di gioco.
In questa parte, Blazkowicz si risveglia all’interno di un sottomarino alleato sotto attacco nazista e deve cercare di fuggire dal mezzo per salvarsi. La cosa è più facile a dirsi che a farsi, visto che il nostro eroe è debilitato e costretto a muoversi su una sedia a rotelle: questa situazione fisica porta con sé diverse meccaniche interessanti come l’impossibilità di accucciarsi o di nascondersi in modo opportuno, oltre al poter maneggiare una singola arma pena il dover restare fermi in un punto e, dunque, sotto attacco. Sarà possibile anche correre, tuttavia non potremo usare armi poiché ci serviranno entrambe le mani per muovere le ruote della sedia. La frenesia di questo primo quadro è palpabile e se i developer svedesi riusciranno a rendere questo tipo di pathos per tutta la durata del gioco, avremo nelle mani qualcosa di davvero formidabile in termini ludici.

Passando invece al comparto tecnico, ammettiamo che il solo trailer di annuncio ci ha letteralmente mozzato il fiato. Complici la fine dell’esperienza cross gen e l’adozione del nuovo motore grafico idTech 6 già visto all’opera in DOOM, la resa grafica di The New Colossus supera ogni aspettativa restituendoci una qualità incredibile, tra modelli dei personaggi ricchi di dettagli passando ad effetti di illuminazione dinamici e particellari d’impatto, oltre ad un framerate che sembra ormai essere padrone della situazione, viaggiando al ritmo di 60 frame al secondo, il tutto in una versione del gioco ancora in sviluppo e che dunque non può che migliorare.

Quanto alla colonna sonora del gioco, il trailer non ci ha offerto molto su cui riflettere, tuttavia non stupirebbe il ritorno di Mick Gordon, già autore della soundtrack di The New Order oltre che di DOOM e dunque elemento fidato per Bethesda. Insieme alle sue musiche, poi, non dovrebbero mancare nemmeno le esilaranti reinterpretazioni naziste dei grandi classici dell’epoca, uno degli elementi più rappresentativi dello scorso capitolo.

Siamo sinceri, in redazione l’ansia di mettere le mani su Wolfenstein II: The New Colossus si taglia col coltello, con la certezza che la strada tracciata dal primo capitolo e il relativo DLC stand-alone non verrà abbandonata, ma anzi proseguirà con un miglioramento sotto tutti gli aspetti possibili, restituendoci uno dei titoli di punta di un ottobre che promette di essere davvero ricco.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.