Quando il troppo stroppia.

L’altra sera ero a casa con mio fratello. Entrambi eravamo annoiati, avvizziti dalla calura, e fondamentalmente ammosciati dalla nullafacenza serale tipica di quelle estati in cui non c’è un cazzo da fare. Ci siamo guardati ed abbiamo allora deciso di giocare a qualcosa che non fosse il tipico picchiaduro. Ma… a cosa giocare? La console era ovviamente la PS3, quella per cui abbiamo il più ampio parco titoli, ma anche in quel mare di dischetti e downloadabili vari, la scelta è diventata ardua. E dire che parliamo di una libreria bella ampia, robe come oltre 100 titoli, tra finiti, da finire e cooperativi vari. Ma nulla… più ci siamo guardati attorno, più abbiamo cominciato a scartare, smistare, per poi finire con un palmo di naso. Comprare allora un nuovo gioco digitalmente? Scelta possibile, e anche consigliabile, visto il tipico boom delle offerte estive, uniti a tanti titoli “piccoli” magari non ancora giocati o scaricati per motivi di tempo. E quindi via, da una libreria ad un’altra, girando con il nostro carrello digitale tra i cestoni delle offerte del PSN, ma ancora una volta successo. Giochi… tanti giochi, alcuni bellissimi, ma quanti giga da scaricare? Quanto denaro da investire? Quanto tempo da perdere? In fondo cosa desideravamo noi se non una serata di cazzeggio?

scelta

I minuti, allora, sono diventati ore. Abbiamo messo su un caffè, e siamo passati da un’idea ad un’altra. Magari giocare una modalità secondaria in due? Una bella “Mercenari” per esempio… no… già fatta. Che dire allora di un arcade veloce, magari un racing, per passarci il pad di corsa in corsa… ma anche lì nulla.

Un indie?

Un TPS?

Un platfom?

Siamo sicuri che tra la roba PS Plus non ci resta qualcosa da fare?

Si, no, forse… il giro è stato così lungo che dai giochi ai film è stato un attimo. Che non sarà Netflix, ma alla fine il catalogo di film digitali di Sony è più che dignitoso… ma anche lì nulla. E poi, siamo onesti, perché pagare il noleggio di un film digitale se esiste il caro vecchio streaming?

sceltaCom’è finita? È finita a letto a vedere un film in rete (“Gli Stagisti”), e la serata è finita così. C’è da dire che si era pure fatta una certa, per cui alla fine neanche ci è più venuta la voglia di giocare. Ora, direte voi, dove voglio andare a parare? Beh, è semplice: leggete di nuovo e ditemi, in sincerità, che non vi è mai successa una cosa simile. Lo so che le mani non si alzano, che siete titubanti, perché di fatto è successo a tutti… almeno una volta. Te ne stai lì, con la testa pensierosa e mille cose tra le mani, sul punto di fare una scelta che sembra più pesante di quella di portare il maledetto anello a Mordor e… non fai un cazzo. Alla fine avresti mille cose tra cui scegliere, ma ti senti sempre come se non avessi nulla. La riflessione di oggi è tutta qui, nel cosidetto “problema della scelta” (o “dilemma della scelta”). Una situazione quasi archetipica che pone l’uomo dinanzi ad un dilemma fondamentale: che faccio adesso? È una situazione problematica che, con i tempi che corrono, è diventata quasi un cliché, inondati come siamo dal denaro e dalle possibilità. Il Problema della scelta è forse il primo sintomo di quanto siamo stati abituati male. Abbiamo troppo, lo sfruttiamo male, e paradossalmente vogliamo comunque di più.

Ci ho riflettuto la mattina dopo a mente lucida: quando giocavo ai videogame nei primi anni ’90, non ce lo avevo il problema della scelta. Era tutto molto semplice, quasi lineare. Volevo giocare e giocavo. Sarà che forse non avevo molto, o che non si era abituati ad avere “troppo”, fatto sta che più passa il tempo, più ho la sensazione di avere robe a sufficienza, pur non avendone comunque abbastanza. La morale è che siamo così male abituati, siamo così forsennatamente consumisti, che non mi meraviglia che ci si inondi ancora di prodotti, spesso fondamentalmente tutti uguali. Perché tanto, in fin dei conti, non sappiamo più scegliere. Vogliamo tutto e non ci frega di quello che avanza… lo prenderemo poi, con calma, quando saremo sazi di quello che non ci serve, ma magari ne vorremo comunque di più. Siamo come i golosi dei gironi danteschi, o come Homer Simpson all’Inferno, rimpinzati a forza di ciambelle… ma neanche il Diavolo ne avrà a sufficienza per sfamarci.