The Elder Scrolls VI: intervista a Todd Howard di Bethesda, ancora lunga l’attesa per il gioco

Todd Howard di Bethesda ha rilasciato una lunga intervista in cui ha parlato di The Elder Scrolls VI e della data di uscita del gioco. E le notizie, con buona pace dei nostri lettori, non paiono essere per nulla incoraggianti. Howard, parlando ai microfoni di IGN, ha infatti rivelato come possa essere ancora molto lunga l’attesa per il seguito dell’apprezzatissimo Skyrim.

Mentre vi scriviamo TES VI non ha ancora una data di uscita. Il che, ovviamente, è paradossale se si pensa che il quinto capitolo è uscito da ormai dieci anni. Un decennio che, in effetti, si compirà domani, essendo il titolo stato immesso sul mercato (a esclusione di quello giapponese) a partire dall’11 Novembre del 2011.

Skyrim ha ricevuto negli anni espansioni, edizioni praticamente per ogni console immaginabile (cosa su cui la stessa Bethesda non mancò di fare autoironia) e apprezzamenti dalla critica, vendendo anche più di 30 milioni di copie nei primi cinque anni dalla sua uscita, diventando uno dei dei venti giochi di maggiore successo nella storia.

Ma, in tutto questo, qualcosa è sempre mancato. Un seguito. Ad oggi Skyrim è l’atto conclusivo della saga, il che ha lasciato incompleta la storia di The Elder Scroll, pur ampliata grazie al lunghissimo supporto dato a TES Online. Tempi di attesa che hanno fatto insorgere i giocatori, già provati all’idea che il titolo diventerà (con ogni probabilità) un’esclusiva per le console Xbox, tagliando le gambe ai possessori di Ps5.

Inutile quindi dire che per Howard l’argomento “data di uscita di The Elder Scrolls VI” sia estremamente sensibile. E che IGN non abbia aspettato un invito formale per chiedere lumi su quando vedremo il gioco. Ma, più che il “quando”, a Bethesda sembra importare il “come”. Howard, insomma, è stato chiaro nel sottolineare che la questione più importante sia la qualità del gioco. E questo comporta tempo, pur con tutti i problemi che ciò comporta.

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Todd Howard di Bethesda

La data di uscita di The Elder Scrolls VI è ancora incerta: Todd Howard fa “mea culpa”

Howard ha quindi sottolineato alcuni punti fondamentali. Il primo, più importante, è quanto poco sia stato salutare per il gioco dover attendere così a lungo per un seguito. Da un certo punto di vista, grazie all’estrema longevità di Skyrim e al successo di TES Online, prodotto da Zenimax, l’attesa è parsa inferiore al normale. Tuttavia dieci anni, per una saga strutturata come quella di Bethesda, sono un tempo di attesa eccessivo. Basti pensare che l’attesa massima per un titolo di TES in passato fu di al massimo cinque-sei anni.

“Pianificheresti mai la stessa attesa che abbiamo avuto tra Skyrim e il suo seguito? Non posso certo dire che sia una buona cosa”, ha ammesso Howard. “Vorrei poter agitare una bacchetta magica e avere tra le mani il gioco che vogliamo realizzare […]. Ma ci sono altre cose che vogliamo fare. Ovviamente Fallout 4 è stato un enorme successo e ci abbiamo dedicato molto tempo. E volevamo portare il concetto on linea con Fallout 76″.

“Poi era nostro desiderio fare qualcosa come Starfield: volevamo creare qualcosa di differente da molto tempo e giocare in un nuovo universo. Tutto questo si sposa molto al concetto, se non ora (torno indietro nel tempo, visto che abbiamo iniziato i lavori subito dopo Fallout 4, quindi nel 2015), se non ora, quando. Ci sembrava che il ‘quando’, se non lo avessimo fatto allora, non sarebbe mai potuto esistere”.

“Ci siamo sentiti abbastanza sicuri nei confronti del franchise di The Elder Scrolls, in particolare grazie a TES Online, cosa che ci ha fatto pensare fosse il momento giusto in cui potevamo lavorare su Starfield. Ciò detto, tutto sta richiedendo più tempo di quanto vorremmo. Ma vogliamo assicurarci anche di farlo bene. Spero che Elder Scrolls 6 possa valere la pena di questo tipo di attesa. Ma anche che sia di grande impatto per quando uscirà”.

(fonte: VGC)

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.