Depravato, violento e grottesco, ma ha anche dei difetti. Una breve storia dell’ero-guro in Giappone

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sentire gli esperti di struttura narrativa, uno degli imperativi categorici è “prendi il tuo protagonista e mettilo nella situazione più complicata che tu riesca a immaginare”. Ecco, la storia dell’ero-guro in Giappone sembra aver seguito questa dritta alla lettera, sin dalle lontane origini mitologiche che lo caratterizzano. Nella società nipponica, più che altrove, reputazione e rispettabilità hanno un peso decisamente importante. Eppure una corrente culturale che si basa sul grottesco, sullo sconcio e sulla violenza vi ha trovato terreno fertile, ha messo radici profonde e prospera ancora oggi. Se volete sapere come sia stato possibile, e magari recuperare qualche opera, continuate a leggere!

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L’ero-guro dalle origini mitologiche alla contemporaneità

Se la nascita dell’ero-guro come vero e proprio genere viene collocata all’inizio del XX Secolo, le sue radici nella cultura giapponese affondano nella mitologia. I caratteri del deforme e del grottesco sono presenti persino nel Kojiki, la primissima opera narrativa giunta sino a noi dal Sol Levante (711 d.C.). Per non parlare poi delle creature mostruose che affollano le leggende e i racconti popolari tradizionali, come gli yokai. Passando per il teatro kabuki, che mette in scena storie di fantasmi e vendetta, la predilezione per l’erotismo è notevole sin dal periodo Edo (1603-1869), in cui fiorisce l’arte shunga. Sempre nell’arte figurativa spicca Tsukioka Yoshitoshi, che nella seconda metà dell’Ottocento diventa famoso con le stampe muzane, conosciute anche come “stampe insanguinate”. Con una cura per i dettagli che ha del maniacale, non a caso, le sue opere ritraggono immagini di estrema violenza come omicidi, torture e mutilazioni. Per sfondare nella letteratura l’ero-guro deve invece contaminare il genere poliziesco: il mistero e il crimine sposano sessualità deviante ed elementi grotteschi, facendo la fortuna di riviste come Gurutesuku e Shinseinen a cavallo tra le due guerre mondiali. Gli autori più rappresentativi sono Junichiro Tanizaki ed Edogawa Ranpo, di cui parleremo più avanti. Negli anni bui del totalitarismo l’ero-guro subisce una durissima censura, riprendendo a scorrere nei tessuti della società giapponese solo negli anni Ottanta. Oggi ritroviamo i caratteri distintivi dell’ero-guro soprattutto nel manga, con Shintaro Kago e Suehiro Maruo, e nel cinema, con Kazuo Komizu.

Ero-guro in letteratura: Junichiro Tanizaki ed Edogawa Ranpo

Junichiro Tanizaki non sarà forse l’autore più famoso di cui parleremo in questo paragrafo, ma non è nemmeno l’ultimo arrivato: nel 1961 viene addirittura nominato per il Premio Nobel per la letteratura (che poi andrà a Ivo Andric). Sono ascrivibili all’ero-guro soprattutto le sue prime opere, ma il gusto per l’oscurità e per l’erotismo violento e decadente lo accompagna per tutta la carriera. Nei suoi romanzi c’è una tensione sessuale fortissima, mentale prima ancora che fisica. In Kaji (1956) si alternano i diari segreti di un anziano professore e della giovane moglie. Lui, costretto ad aiutarsi con vari farmaci per mantenere l’erezione, si sfoga tra le pagine scrivendo i comportamenti che vorrebbe la moglie tenesse in camera da letto. Lei, nel frattempo, si intrattiene con il signor Kimura, un amico di famiglia. Il professore sa tutto, ma non reprime la gelosia come ci si aspetterebbe: essa diventa solo un altro aspetto di un gioco erotico complesso e masochistico. Dal libro è stato tratto anche un film italiano, La Chiave (1983). Alla regia, Tinto Brass.
Edogawa Ranpo, invece, non ha bisogno di presentazioni, ed è il principale responsabile del rilancio dell’ero-guro nella cultura di massa. L’interesse per la psicologia, i personaggi ordinari e infelici, le atmosfere cupe e spersonalizzanti della città rendono il crimine un costrutto sociale. Quelle di Edogawa sono spesso storie di vendetta contorte e malate, in cui il sesso non è che un’altra delle armi che possono determinare l’esito del conflitto. Se volete leggere qualcosa di forte, provate con La belva nell’ombra (1928) o Il demone dai capelli bianchi (1932).

Ero-guro nel cinema: Kazuo Komizu

Gli anni d’oro del cinema ero-guro si collocano nel secolo scorso, tra gli Ottanta e i Novanta. I film che ne fanno parte non sono propriamente mainstream, per cause che se siete arrivati fin qui con la lettura potete immaginare benissimo. Se infatti già solo la descrizione a parole di certe situazioni può turbare il lettore, la loro rappresentazione sul grande schermo le potenzia ulteriormente. L’ero-guro di Kazuo Komizu si appoggia ancora una volta agli stilemi di altri generi, che vanno dal bestial porn all’horror da B Movie. Se la funzione di riscatto dall’infelicità della vita propria del sesso si perde, di certo in Komizu si trova un gusto ben radicato per il grottesco, che ribalta la nostra tendenza a nascondere tutto ciò che è strano e deforme. Nella trilogia Entrails il sesso è soprattutto sopraffazione e morte: il desiderio è totalmente assente e l’atto in sé è spesso insoddisfacente e privo di senso. Ci sono sempre vittime carnefici, mai amanti o persone capaci di stare bene con il proprio corpo. L’impossibilità di soddisfare i propri desideri, e non solo in camera da letto, è rappresentata anche visivamente da uomini spesso minidotati o impotenti. Non a caso nel primo film della trilogia, Entrails of a Virgin (1986), l’unico a consumare rapporti completi e soddisfacenti è il mostro, il cattivo della storia.

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Ero-guro nei manga: Suehiro Maruo e Shintaro Kago

Nel manga, l’ero-guro assume le sembianze dell’esplorazione dell’orrido, del sinistro e dell’inquietante che si nascondono tra le pieghe della normalità contemporanea. Suehiro Maruo mette queste sensazioni su carta riprendendo i tratti della pittura tradizionale delle “stampe insanguinate” e fondendole con elementi della cultura occidentale, come le forme neoclassiche o l’estetica nazista. Il maestro di Nagasaki trova i soggetti perfetti nei figli delle famiglie borghesi, afflitti da una noia esistenziale tipica delle classi privilegiate, gli unici ad avere la possibilità di gestire il proprio tempo libero come meglio credono. La perversione morale e sessuale è per queste persone solo un altro modo di evadere dalla monotonia della vita quotidiana, di aggiungervi un tocco di soprannaturale. Non manca nemmeno il macabro: in Il Bruco (2012) un ex militare muto e dagli arti mutilati diventa oggetto inerme del piacere irrefrenabile di sua moglie, che riscopre il sesso attraverso pratiche orride e decisamente poco adatte a una signora. L’essere umano di Suehiro Maruo è dunque un animale civilizzato, pronto a dare sfogo ai propri istinti primordiali nell’ambiente nascosto e riservato della propria casa.
Di Shintaro Kago abbiamo già parlato qui su Stay Nerd. Autore dalle anatomie impeccabili e dal tratto chirurgico, è ormai famoso in tutto il mondo grazie a lavori come Gli strani avvenimenti del feudo di Tengai (2004) o Tecniche di assassinio attraverso i secoli (2012). Come gli altri esponenti dell’ero-guro, Kago mette in scena le perversioni nascoste delle classi sociali più colte e rispettabili, letteralmente in ogni epoca storica dal periodo Sengoku in poi. Gli elementi di originalità sono però da ricercare soprattutto nella declinazione satirica del genere: Kagopedia (2004) contiene chiari riferimenti alla propaganda dei Grandi Leader nordcoreani, Shine! (1999) prende di mira l’esercito imperiale giapponese della Seconda Guerra Mondiale. Sul piano figurativo, Shintaro Kago si diverte con le mutilazioni e con il loro contrario. Spesso i personaggi presentano orride escrescenze corporee che si aggiungono alle malformazioni comuni, come peli, pustole e arti in eccesso.

Il mondo dell’ero-guro giapponese è sorprendentemente vasto e i suoi confini sono molto meno definiti di quanto si potrebbe pensare. È quasi improprio parlare di genere. Si tratta più di un’attitudine, di un approccio differente e deviato alla realtà quotidiana, condito dalla perversa volontà di scavare a fondo tra le pieghe di una società sempre più allineata. Gustoso, dovreste provarlo!

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.