Troppe parolacce in Get Back, il documentario sui Fab Four disponibile su Disney Plus, ma i Beatles rimasti si sono opposti alla loro rimozione

Da qualche giorno su Disney Plus è finalmente disponibile Get Back, il documentario sui Beatles girato da Peter Jackson. Per chi non lo sapesse si tratta di una sorta di Sacro Graal per gli amanti dei Fab Four, dato che è composto da un rimontaggio di quasi 60 ore di girato durante il periodo in cui la band si era ritrovata in studio per comporre, provare e registrare l’ultimo disco che avrebbe dato alle stampe.

Peter Jackson, grande fan dei Beatles, ha selezionato e montato del materiale dividendolo in tre episodi di oltre due ore ciascuno, diffusi poi sulla piattaforma streaming di Disney una al giorno la scorsa settimana. Nel documentario si può davvero vedere un assaggio della vita dei Fab Four in quel periodo tormentato, in cui c’era forte aria di rottura, per cui non mancano momenti di tensione, ma anche di tanto divertimento, come ci si attende da dei ragazzi di neanche trent’anni all’epoca, che suonavano insieme.

Tanta umanità e spontaneità insomma nei filmati che è possibile vedere in streaming, forse anche troppa per i gusti di Disney. Nelle quasi otto ore di documentario infatti, c’è anche spazio per linguaggio esplicito, tematiche più mature, e praticamente ogni cinque minuti c’è qualcuno che si accende una sigaretta, e il fumo è stato completamente bandito da Disney dal 2017, nei suoi prodotti.

Tutto ciò dunque ha rischiato di essere rimosso dalla produzione, come ha rivelato lo stesso regista durante una recente intervista.

get back parolacce

Get Back e le parolacce: parla Peter Jackson

“Paul lo ha descritto come molto “crudo”. Mi ha detto che è un ritratto molto accurato di come erano all’epoca. Ringo ha detto che è veritiero. Questa era una cosa importante per loro, che non volevano fosse edulcorato, o ripulito. Disney voleva rimuovere tutte le parolacce e Ringo, Paul e Olivia Harrison hanno detto “Noi parlavamo così, è questo il modo in cui il mondo ci vuole vedere”.

Quando Jackson ha mostrato a Paul McCartney e Ringo Starr il documentario per la prima volta, loro non gli hanno dato alcuna correzione da fare, prosegue il regista: “Quando gli ho fatto vedere il prodotto finito mi aspettavo di ricevere delle note. Sarebbe stato semplicemente normale ricevere una nota che dicesse “Oh, quella parte in cui dico quella cosa, potresti tagliarla?” o “Potresti ridurre la conversazione qui?”, e invece non ne ho ricevuta nessuna. Non una richiesta di fare qualsiasi cosa. Uno di loro mi ha detto che l’hanno guardato e lo hanno trovato una delle esperienze più stressanti di tutta la loro vita, ma che non mi avrebbe dato alcuna nota”.

Get Back: la durata non è un problema secondo la critica

Nel frattempo Get Back è lodato praticamente all’unanimità dai critici televisivi. Nonostante la durata piuttosto sfiancante, dato che come dicevamo si tratta di tre episodi da oltre due ore ciascuno, per un totale di 468 minuti, i Beatles restano la band più famosa e importante di tutti i tempi, che vanta ancora tantissimi fan che non importa se abbiano vissuto o meno quel periodo, per potersi godere uno spaccato della vita quotidiana e artistica dei Fab Four.

“Mi piacerebbe dire che non ho lasciato fuori niente che ritenessi importante, ecco perché la durata è cresciuta fino a diventare quella che è oggi. Sentivo che – e questo è il fan dei Beatles che è in me che parla – qualsiasi cosa avessi escluso da questo film sarebbe rimasta in una cripta per altri 50 anni. Mentre sentivo e guardavo questi momenti fantastici pensavo “Oddio, la gente deve vedere questa roba, è fantastico”.

(Fonte: Indie Wire)

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.