Giù le mani dai gatti: Netflix esplora la tremenda storia di Luka Rocco Magnotta

In questi giorni, curiosando tra le nuove uscite Netflix, potrebbe esservi capitato di imbattervi in una miniserie dal titolo senza dubbio bizzarro: Giù le mani dai gatti.
Nonostante le apparenze potrebbero portavi a pensare di trovarvi di fronte ad una delle tante commedie televisive della piattaforma, il sottotitolo Caccia a un killer online, dirige in tutt’altra direzione. Quella giusta, purtroppo.

Per Netflix non è una novità inserire in catalogo show che esplorano il mondo dei serial killer, e non parliamo solamente di Mindhunter o Manhunt: Unabomber, ma anche e soprattutto di serie documentaristiche come il più o meno recente The Confession Killer, sulle vicende legate all’assassino seriale Henry Lucas o Making a murderer, che narra la storia di Steven Avery e della sua famiglia durante dei processi penali per stupro e omicidio.

Giù le mani dai gatti (Don’t F**k With Cats) quindi, nonostante il titolo ingannevole che sembra riferirsi ad una serie sui “micetti” tanto in voga sui social network, è esattamente una serie documentaristica legata ad un folle serial killer e alle sue nefande e scioccanti azioni, sebbene gli stessi social siano per altri versi parte attiva di questa storia.

Luka Rocco Magnotta e il lato oscuro del web

È il 2010, quando su Youtube e di conseguenza su Facebook viene condiviso un agghiacciante filmato dal titolo “1 boy 2 kittens”, dove si vede un ragazzo col volto coperto dal cappuccio mentre soffoca due gattini fino a farli morire. Il video shocka letteralmente la comunità del web per la ferocia immotivata dimostrata da questo individuo ancora sconosciuto, che oltretutto sfida gli utenti a scoprire chi si celi dietro il cappuccio.

Parte quindi una vera e proprio crociata del web contro costui e nasce un gruppo Facebook in cui le persone cercano indizi per arrivare all’identità dell’uomo. Alcuni in particolare si danno molto da fare, prendendo piuttosto seriamente la faccenda e dedicando tutto il loro tempo libero a questa sorta di attività investigativa: tra questi ci sono Deanna Thompson e John Green, che in Giù le mani dai gatti saranno una presenza fissa nelle numerose interviste durante le tre puntate che costituiscono la miniserie.

giù mani gatti

Tramite gli indizi raccolti dal gruppo e un nuovo video condiviso dal folle individuo, che si ispira – tra i tanti – al Frank Abagnale Jr. interpretato da Leonardo DiCaprio in Prova a prendermi, gli utenti riescono a scoprire l’identità dell’uomo: si tratta di Luka Rocco Magnotta, un giovane canadese che ha provato per anni, inutilmente, a diventare un attore.

È belloccio, fa il modello ma si dà anche alla prostituzione per la clientela gay e soprattutto è ossessionato dall’aspetto fisico e dal concetto di apparire. Saranno proprio le ossessioni di Magnotta e la sua caccia alla notorietà, a condurlo in quello che probabilmente il ragazzo reputa una sorta di folle gioco, direzionandolo in una strada sempre più buia in cui alza continuamente il tiro, passando dai gatti agli esseri umani.

Giù le mani dai gatti, attraverso tre puntate di circa un’ora ciascuna, ripercorre i passi del killer Luka Magnotta anche e soprattutto attraverso l’indagine dei “nerd” del gruppo Facebook, con interviste ai protagonisti che scandiscono le varie tappe dell’aberrante evoluzione maligna del giovane.

I veri protagonisti di questa docu-serie tuttavia sembrano essere proprio il web e la cosiddetta vetrinizzazione sociale, poiché gli stessi partecipanti del gruppo Facebook arrivano a domandarsi quanto gli atroci gesti di Magnotta siano dipesi dalla sua follia omicida e quanto invece abbia contribuito il fattore sfida innestatosi dopo il primo video dei gatti, in cui il ragazzo invitata gli utenti a trovarlo, con gli utenti che sono stati di fatto al suo gioco.

giù mani gatti

Con Giù le mani dai gatti, il regista Mark Lewis non vuole dare una risposta certa a tutto questo, ma mette la realtà in faccia agli spettatori, infrangendo la quarta parete e chiedendo direttamente a loro quanto e come facciano parte di simili meccanismi a cui il web prova costantemente a sottoporci.

Le potenzialità del web, dei social e della tecnologia portano indiscutibilmente benefici che lo stesso Lewis e i protagonisti della vicenda sottolineano, poiché è proprio grazie a tutto ciò che si è arrivati ad identificare il killer, ma gli sviluppi di questa atroce vicenda sembrano ricordarci anche quanto sia labile il confine tra i vantaggi e gli svantaggi di questo mondo sempre più social.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.