Degli omicidi di Il figlio di Sam se ne è parlato a fondo, ma se non fosse stata raccontata tutta la storia? La docuserie I figli di Sam: verso le tenebre cerca di far chiarezza

Nel film Zodiac un giornalista di cronaca nera, un fumettista e un detective arrivano a toccare i picchi dell’ossessione nell’indagine attorno al Killer dello Zodiaco. Ne ripercorrono le gesta, ne scrivono libri, rimangono incastrati in una rete che, seppur ogni volta più fitta, fa di quello dell’omicida uno dei più grandi casi irrisolti della storia americana.

Il film di David Fincher, che degli enigmi ha fatto la propria cifra stilistica, costruisce Zodiac affinché non sia l’indagine in sé a centrare il quadro del racconto e della maniera in cui vanno sviluppandosi gli incastri narrativi, bensì in quanto pretesto per l’esplorazione della fissazione umana che può contorcersi a tal punto da implodere gravosamente su se stessa.

Quella di Fincher è prima di tutto una storia fatta di uomini e riempita dal loro mania, come lo è anche la docuserie in quattro puntate dell’originale Netflix I figli di Sam: verso le tenebre. Un’operazione che, già dal titolo, pone insieme il fulcro e il mistero dietro agli efferati eventi che colsero d’improvviso gli abitanti di New York nel biennio 1976-1977, i quali si protrassero in seguito secondo l’intuizione di un professionista del giornalismo, che tramutò la sua ricerca di giustizia in un’impresa inchiodata su di una verità diventata nel tempo soffocante.

Dagli omicidi di Il figlio di Sam all’indagine del giornalista Maury Terry

Già in apertura della prima puntata I figli di Sam: verso le tenebre espone con chiarezza gli intenti che andrà con il suo svolgimento ad analizzare: dall’esposizione delle gesta omicide del serial killer David Berkowitz, Il figlio di Sam, all’osservazione di come queste abbiano condotto alla convinzione del reporter Maury Terry di un intrigo che nasconde qualcosa di molto più grande dietro agli assassini dell’allora ventitreenne statunitense.

Un’intuizione che si rivelò corretta, seppur mai avvalorata da prove o testimonianze. O, per la precisione, da prove o testimonianze che non fossero state seguite, redatte o suggerite da Terry, che fece dichiarare il caso irrisolto, non riuscendo però mai a convincere gli enti investigativi a riprendere in mano un fascicolo che si è voluto tenere chiuso, quasi sigillato.

Non sono bastate le dichiarazioni di David Berkowitz, né l’ammissione di non essere l’unico esecutore degli omicidi. Non è servito scavare nelle pratiche sataniste di una setta di fedeli di cui l’uomo si è scoperto fare parte, che dai raduni nel parco ha allargato la propria sete di sacrifici arrivando alla caccia umana. Tutto, per Maury Terry, diventa filo collegato che unisce da Berkowitz a Charles Manson, da un luogo di pace come una semplice chiesa ad un’America destinata ad una discesa spaventosa e impotente verso l’inferno.

Ma ad affondare non è stata solamente la tranquillità, la moralità o la sicurezza di un intero Paese, la consapevolezza che l’american way of life poteva venir strappata da una calibro 44 o da un gruppo di esaltati hippie. È stata la sanità e la credibilità di un giornalista che, pur avendo guadagnato dei personali successi, si è dovuto sempre confrontare con un’opinione pubblica restia a voler credere all’esistenza di più colpevoli. Una società che non aveva più intenzione di rivangare un passato considerato definito, non dovendo così riaprire vecchi traumi.

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I figli di Sam: verso le tenebre e quella narrazione tutta personale di un professionista

Anche la serie agisce secondo questo duplice binario: affiancando e sostenendo le scoperte fatte da Maury Terry, altresì interrogarsi attorno alle teorie cospirazionistiche che potrebbero aver fatto dell’inchiesta dell’uomo una vera e propria ossessione. Un raziocinio abbandonato pur di trovare il modo di avvalorare le proprie tesi, manipolando ingenuamente fatti e interviste, cercando così conferme anche da chi era rinchiuso dentro ad un carcere.

C’è continua incertezza attorno al lavoro Netflix, dall’affidabilità delle argomentazioni fornite da Terry all’onestà di un lavoro svolto non adeguatamente da parte di coloro che dovrebbero proteggere i cittadini.

Ma, anche, nel taglio che il prodotto vuole dare al proprio materiale, evidentemente sostanzioso tanto da venir percepito con onerosità dallo spettatore, interessato certamente alla storia eppure poco aiutato nel poterla seguire fluidamente. Con I figli di Sam: verso le tenebre si assiste alla personale narrazione di un giornalista e del suo tormento, quello che per quattro puntate diventa lo stesso del pubblico.