Davvero I Simpson prevedono cose? Ne parlano i doppiatori e gli autori della storica serie animata.

Donald Trump presidente degli Stati Uniti d’America, la Disney che compra Fox, il correttore automatico: sono tanti gli avvenimenti mostrati nei Simpson che si sono avverati, tanto che “I Simpson prevedono cose” è ormai divenuto quasi un cliché di internet.

Addirittura in molti sono convinti che il cartoon abbia anticipato in qualche modo la pandemia di coronavirus, per un episodio in particolare, dove un impiegato di una fabbrica in Asia tossisce in uno scatolone che viene poi spedito negli Stati Uniti infettando la popolazione.

Ma al di là di un certo spirito d’osservazione innegabile, cosa c’è di vero nelle previsioni del cartoon? E soprattutto, cosa ne pensano gli attori e gli autori dello show?

Nancy Cartwright, che dà la voce a Bart Simpson, ha scherzato dicendo che la serie sta raggiungendo un buon record, mentre Yardley Smith, proprio come il personaggio che interpreta (Lisa Simpson) ha avuto un approccio più razionale: “Se vai in onda per tre decenni è probabile che ogni tanto ne azzecchi una”.

Lo storico sceneggiatore della serie Al Jean pure ci ha scherzato su: “La gente adesso ci chiede di iniziare a predire avvenimenti positivi, perché si sono avverati tutti quelli negativi!”.

i simpson prevedono cose

L’autore Bill Oakley però ha dato la risposta più articolata e seria, partendo proprio dall’episodio incriminato, quello del coronavirus:

“Era fatto apposta per essere assurdo che qualcuno tossisca in una scatola e il virus sopravviva per sei o otto settimane all’interno della scatola. È da cartone animato e l’abbiamo fatto di proposito perché volevamo che fosse divertente e non spaventoso, e non portare a fare brutte associazioni, ecco perché il virus stesso si comporta come un personaggio dei cartoni e agisce in maniera non realistica.

Ci sono pochi casi in cui I Simpson hanno predetto qualcosa. Principalmente si tratta di coincidenze perché gli episodi sono così vecchi che la storia si ripete. Molti di questi episodi sono basati su fatti avvenuti negli anni ’60, ’70 o ’80 di cui eravamo a conoscenza”.

Insomma, svelato il mistero: niente chiaroveggenza né magia.

 

(Fonte: Comic Book)

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.