I videogame sono diventati noiosi? Stay Nerd risponde al completo.

In settimana si parlava con un utente su Facebook riguardo a Destiny. Non sono molte le discussioni lunghe che si intraprendono su Facebook, perché per lo più ci si lascia a commenti più strettamente inerenti il gusto del momento (tipo un apprezzamento ad una cosa specifica) piuttosto che gli attimi di discussione. Il ragazzo in questione parlava, in ogni caso, di quanto si fosse divertito con Destiny e di quanto avesse trovato il gioco appagante persino in single player. Di conseguenza abbiamo iniziato a chiederci: i videogame sono diventati noiosi?

i videogame sono diventati noiosiOra, intendiamoci, ho amato Destiny ed è, giustamente, stato il nostro gioco del mese al momento dell’uscita. C’era qualcosa in Destiny che ci ha colpiti tutti profondamente, più o meno allo stesso modo in cui siamo stati colpiti da Titanfall quando questo, finalmente, arrivò su console. Ok, ma qual è il destino che è stato riservato a questi giochi? Nonostante la loro oggettiva bontà, devo dire che molti, anzi forse pure troppi, si sono trovati nella mia stessa situazione: hanno giocato il titolo fino quasi al level cap, salvo poi abbandonarlo di punto in bianco. Conosco persone, addirittura, che lo hanno immediatamente rivenduto, senza neanche dare al titolo Bungie la possibilità di perfezionarsi e migliorare nel tempo (la qual cosa non solo è auspicabile ma anche prevedibile e, in un certo senso, logica). Come che sia la discussione su Facebook mi ha in qualche modo aperto gli occhi: ci sono situazioni, anche abbastanza spinose, per cui un solo parere non può tracciare una rotta di pensiero. Viviamo, poi, in un momento dell’informazione di settore in cui sembra di essere in balia del qualunquismo. Non siamo abituati a dire peste e corna di nessuno (e non lo faremo mai ovviamente), ma ci sembra sia abbastanza plausibile dire che certi sedicenti opinionisti hanno ormai un atteggiamento che è a metà tra i venditori di ciarpame degli anni della frontiera, e i santoni (fasulli) delle giungle indiane. Allora a chi affidarsi? Nella volontà di sperimentare un editoriale diverso che sia anche utile a stuzzicare in voi un pensiero costruttivo ho radunato la mia “Tavola Rotonda”, ed ho chiesto ai miei colleghi di Stay Nerd di riassumere il loro pensiero. Perché mescolare le idee, costruire un pensiero intelligente e versatile, ma soprattutto confrontare pareri e opinioni è quello che ci siamo proposti dall’inizio, ed ecco perché sul tema: “cosa possono fare i videogame per tornare ad appassionarci”, ho scelto di mettere al servizio della vostra testa non solo la mia, ma anche tante altre penne della nostra “rastrelliera”.

Mariano

editorialeI videogiochi stanno diventando noiosi? Sì? No? Forse? È davvero difficile rispondere genuinamente a queste domande, se prima non si prende in mano la propria carta d’identità e si inorridisce, prima di tutto perché nelle fototessere si viene una merda, e secondariamente perché a circa 30 anni ti metti a pensare cose come “i videogiochi sono noiosi”, per lo più cercando di fare una discussione seria. Cazzate a parte, soppesare la propria esperienza videoludica (che non sempre coincide con l’età) è di fondamentale importanza nell’approccio stesso al media. Sarà banale ma quando hai giocato mille e passa titoli (perché i numeri sono più o meno questi per noi generazione Playstation) comincia tutto a essere ripetitivo e stantio, e nemmeno l’ebrezza di una console nuova di zecca riesce a darti quel brivido adolescenziale che ti accompagnava alla release della tua saga preferita (la mia era Final Fantasy, e guardate che fine ha fatto). Però se fossi un po’ più “fanciullo”, e mi approcciassi ora ai videogame, probabilmente resterei estasiato per le potenzialità ludiche di certi titoli. Che poi, ancora più banalmente, il punto della questione è proprio questo: ci sono titoli che sanno di vecchio appena li metti nella console e giochi che anche a distanza di anni, quasi quasi li rimetteresti nella console.

Eugene

Prima di arrivare alla noia, parliamo del suo opposto: l’entusiasmo. Immaginiamo un paradigma in tre fasi. Nella prima fase il vero protagonista è il videogiocatore: forte di aver comprato un nuovo videogame, è felice di poter finalmente iniziare una nuova avventura. Il concetto principale è la maledetta e meravigliosa aspettativa. La seconda fase è quella dove la gioia dell’inizio e il horror vacui si mischiano e alle spalle del giocatore compare una figura nascosta e invisibile, ma cruciale: lo sviluppatore. Se il gioco è realizzato con maestria e ha un che di affascinante, la seconda fase scorrerà liscia come l’olio, alimentando il carburante della terza: il fomento. Con questo termine tecnico altamente specialistico indichiamo l’estasi da entusiasmo, il carico di aspettative in formato endorfinico che obnubila il cervello del videogamer. La fase del fomento parte subito in quarta, ma è destinata a morire, se lo sviluppatore non la alimenta, il divertimento finisce immediatamente e interviene il fenomeno contrario dell’entusiasmo, la noia.

editorialeUn videogamer vive di condizionamenti positivi: faccio una cosa difficile – devo essere premiato, concetto che sta decadendo per essere soppiantato dalla vincita random, che annichilisce la volontà dello sviluppatore di far vincere il giocatore. Il paradigma è infranto. Pensate a Destiny: un’aspettativa incredibile seguita da un buon appeal iniziale, lasciato morire da un pessimo lavoro degli sviluppatori, con scelte sbagliate e difetti di nascita. Per quanto mi riguarda: non è il gioco a essere noioso, ma sono IO che mi annoio. Voglio dire che da qualche parte nel percorso di godimento, qualcosa è andato perso, spegnendo il mio entusiasmo. La noia non ha nulla a che vedere con la difficoltà del gioco, con la sua lunghezza, con la sua complessità, con la sua grandezza. La noia trova le sue cause in un connubio di aspettative tradite e scelte di gameplay sbagliate, un mix velenoso che spegne tutto quello che dovrebbe spingerci a continuare a giocare. Attenti, quindi: il fomento è giusto, ma prima di lasciarvi spingere oltre i confini del lecito, chiedetevi: Siete davvero soli nella vostra stanza a giocare?

Dario

editorialeNoia: non c’è parola migliore per descrivere lo stagnante panorama videoludico che si è venuto a creare negli ultimi anni. Perché? Ve lo spiego io. Fondamentalmente, la colpa è solo vostra. Delle vostre manine nutellose, di quelli che fanno la fila ogni 9 mesi per prendere la Collector Edition del nuovo Assassin’s Creed. Dopo aver inserito il luccicante Blu-ray nella console, il gioco vi prende per mano, vi dice che X serve per saltare, che con il grilletto destro sparate, che con il quadrato cambiate arma. Ma… sorpresa! Avreste anche potuto premere i tasti a caso e scoprirlo da soli, che stregoneria è mai questa?! Avete pagato la vostra subscription? Avete comprato l’ultima (si fa per dire, eh) espansione? Bene, avete fatto quello che dovevate fare. Dare soldi a chi continua incessantemente, anno dopo anno, a far uscire “videogiochi AAA” con cui giocherete si e no una decina di ore e in cui collezionerete 20 statuine su 100. Se avrete una pazienza stoica e non skipperete i filmati non interattivi forse con 17 ore di gioco finirete il gioco. Dico finirete e non “potreste finire” perché è previsto che lo facciate. Il livello di difficoltà ormai è solo una bestia mitologica, con qualche eccezione. Non sono qui per darvi una soluzione ma per dirvi chiaramente come questo mercato di remake HD, porting e sequel su sequel sia arrivato ad un punto tale che è impossibile da fermare. Io ho risolto in un modo più drastico, crudo e passionale. Sono diventato un Retrogamer. E tra un Castlevania e un Monkey Island riscopro cosa vuol dire mettersi alla prova, e divertirsi. Non ho la presunzione di consigliarvi la mia stessa via, ma se un briciolo di curiosità ancora vi è rimasto, cercate, sperimentate, sbagliate e morite. Mettetevi alla prova. Per tutti gli altri, Assassin’s Creed Victory sarà disponibile sugli scaffali a partire da Novembre 2015.

Gabriel

titanfallIl fenomeno della “noia” è parte integrante della cultura “online” del giorno d’oggi, in cui i giochi sono creati per essere infiniti e convincerti a pagare continuamente, infilandoti in un contratto a tempo indeterminato psicologico. Nell’era dei titoli perennemente incompleti, con season pass e DLC continui, non lasci un gioco perché l’hai già finito, ma perché ti ha stufato. Le ragioni di questa noia possono psicologiche o un problema del gioco stesso. Il giocatore può aver finito di fare le cose che gli davano soddisfazione. Tutto il resto se non si è maniaci del 100% non gli interessa. Anche se può continuare a rifare le stesse cose è questione di tempo prima che si stufi. Altrimenti è colpa del gioco, che può essere troppo lento nel fornire nuovi contenuti per mantenere vivo l’interesse (Titanfall) o semplicemente sono nascosti dietro muri invalicabili di lavoro ripetitivo e noioso (Warframe, Destiny). La capacità di mantenere vivo l’interesse si è persa negli ultimi anni, e molti giochi (ormai sempre più brevi) una volta finiti non vengono più toccati. Anche la componente sociale è da considerare. La differenza tra giocare sempre allo stesso sparatutto online e giocarlo con amici in split screen (o lan) è enorme. Ci sono mille fattori psicologici del genere da tenere in considerazione, come l’immediato e facile accesso online a tutte le informazioni del gioco che toglie la componente di studio e di apprendimento delle meccaniche, oltre al trial and error e lo sforzo mentale. Queste cose se non si è pigri coinvolgono parecchio un giocatore. Ovviamente, arzigogoli psicologici a parte, bisogna sempre considerare il fatto che la maggior parte dei giochi di moda oggi è noiosa di suo.

Simone

Perché alcuni giochi diventano noiosi? Probabilmente la ragione non è una sola. Innanzitutto vorrei raccontare una mia personale e recente esperienza da videogiocatore medio-attempato. Mi trovavo a scorrazzare per le strade di Parigi con il mio agile Arno ormai da qualche ora quando mi sono reso conto di una cosa abbastanza strana: non mi stavo divertendo. Improvvisamente mi sono accorto che stavo andando avanti in una sessione di gioco soltanto per spirito di completamento o forse perché non avevo niente di meglio da fare, eseguivo ogni comando quasi meccanicamente, senza nemmeno pensarci, una specie di automa. Ragionandoci dopo aver spento la console ho pensato “Ma si, AC infondo è sempre stato un po’ ripetitivo”. Il punto però non è questo: sono sicuro che un’esperienza simile l’hanno vissuta milioni di giocatori ALMENO una volta nella vita, anche con un gioco che hanno amato alla follia. Il problema di tutta la situazione è che manca davvero qualcosa in grado di farci saltare sulla sedia per più di 7/8 ore. È davvero difficile non venire a noia dopo quella soglia di tempo.

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E chi vi dice che ha passato tipo 140 ore su Skyrim senza mai annoiarsi o sta mentendo o… sta mentendo. Oppure è malato, vallo a sapere. I videogiochi moderni, salvo rarissime eccezioni, puntano tutto su meccaniche consolidate che non spaventino il giocatore con qualcosa di diverso, a cui non è abituato. I free roaming in particolare ti portano a continuare a giocare anche alla fine della quest principale. Il problema è che non ti accorgi che dopo qualche ora ti trovi a ripetere ciclicamente le stesse azioni. Ancora e ancora, fino a non renderti conto che non stai giocando per divertimento ma per inerzia. Personalmente trovo il tutto raggelante. Voi no?

E voi cosa ne pensate? Siete dei videogamer annoiati o nutrite ancora speranze per un futuro radioso? Diteci la vostra!