Dopo una lunga attesa arriva sulla piattaforma di streaming di Disney la serie evento su Loki, con un Dio dell’inganno in una veste tutt’altro che scontata

Dove eravamo rimasti?
“Avengers uniti”, lo schiocco delle dita, “Io sono Iron Man”, i viaggi nel tempo di Cap e la pelle d’oca usciti dalla sala. Sembra ieri quando ci emozionavamo per quella meravigliosa gigantomachia su pellicola mostrata dalla Marvel, eppure, di tempo ne è passato fin troppo. Tra i numerosissimi eventi, però, è sfuggito ai più l’annoso quesito riguardante a quale fine avrebbe fatto il Loki del 2012 (post distruzione di New York), fuggitivo con il Tesseract.
Semplice, in manette al TVA.

La Time Variance Authority è questo il nome dell’organizzazione intertemporale che gestisce il corretto flusso del tempo. Perché è cosa ormai nota che nell’universo Marvel, alcuni personaggi, decidono di sfuggire dal proprio percorso naturale per deviare in realtà diverse e, di conseguenza, creare scompiglio lungo la retta via. Il TVA, però, si occupa di fermare questi decorsi, catturando, e processando, le anomalie.

Lo Show inizia con Loki, subito dopo un breve flashback sui fatti degli ultimi film degli Avengers, che viene ammanettato e portato negli uffici del TVA. Processo lampo, qualche gag alla Waititi (che fortunatamente non cozzano con il contesto) e un colloquio con Owen Wilson che si rivelerà essere il cuore pulsante dell’intera puntata.

Durante l’arco dei, quasi, 50 minuti di proiezione, avvengono pochissimi eventi, ma quei pochi che ci vengono mostrati, bastano per porre delle affascinanti basi per il proseguimento della serie.
Mobius (Wilson), uno degli agenti che gestisce le dinamiche più complesse relative alle deviazioni del flusso temporale, ci pone davanti ad un confronto tanto strano quanto inaspettatamente bello.

Loki viene messo dinnanzi ai suoi peccati, ai suoi errori, alle sue sconfitte. Il Dio asgardiano vede quello che è stato, quello che è, quello che sarà. Il suo destino, la sua vita, e il male che arrecherà. Vede, anche, la morte della madre, l’unico essere vivente capace di far soffiare un vento tiepido nel suo animo glaciale.

Loki, sin dai primi trailer, si era posto come un prodotto non immediato. Qualcosa di articolato e complesso, destrutturato su più piano di temporali, dimensionali e, di conseguenza, di comprensione narrativa. Questo primo episodio, nonostante il poco che siamo riusciti ad anticipare, ci conferma quanto presupposto.

Le basi di partenza sono solide, articolate e oltremodo dettagliate. La loro struttura è meticolosamente curata nel dettaglio e sono pronte a reggere una storia che vedrà tanti arcani quesiti che dovranno avere una chiara risposta.
Il ritmo, oltretutto, è incalzante e i tempi comici sono centellinati e ben posti. Su tutti la citazione a D. B. Cooper, da incorniciare negli studi Marvel.

loki disney

Il quesito fondamentale, con il passare dei minuti, resta solo uno: Perché Loki?
Perché scegliere lui, analizzarlo, studiarlo, provare a comprenderlo nonostante le barbarie perpetrate durante il suo cammino cremisi?
Mobius ha bisogno di un alleato per sconfiggere un nemico più forte, astuto e inafferrabile. Un nemico che risulterà essere Loki stesso (o almeno è quello che sappiamo), e pertanto il suo alter ego temporale è la giusta risposta per poterlo fermare.

Il dubbio, però, rimane. I continui richiami e riferimenti al Diavolo, a Mefisto, ci pongono dinnanzi all’interrogativo che ci era già stato instillato con le ultime puntate di Wandavision. Il nemico del passato, del presente e del futuro, potrebbe essere proprio il Dio degli inferi.

Michael Waldron, showrunner della serie, ha lasciato intendere che, almeno per il momento, l’arcinemico degli Avengers, di Dottor Strange e di Scarlett Witch, resterà in panchina, ma gli indizi stanno diventando sempre di più.


“Loki ti piace fare del male alle persone? Farle sentire piccole?

Il primo episodio di Loki, nuova creatura Disney, è un viaggio nelle pareti imbottite della mente del folle Dio fratello di Thor. Un breve, quanto intenso ed intimo, colloquio con l’animo del villain.

“Non mi diverte. Ho dovuto farlo, perché fa parte dell’illusione. È il crudele ed elaborato trucco per incutere timore. Un cattivo”. Il Dio cade. Per la prima volta nella sua vita capisce cosa significa essere umani. Cosa significa essere deboli e dover sottostare all’imperitura e marziale legge del tempo. La tirannide delle lancette pende anche sulla coscienza di Loki che, afflitto, ammette le sue colpe.
Non c’è redenzione però, non c’è commiserazione. Il Dio dell’inganno ha piena coscienza di sé, del proprio Io. Ammette la sua essenza, la abbraccia, la accetta. Non prova giovamento, non cerca conforto, lo accetta e basta, pronto per poter dedicare altro tempo a potersi ingannare nuovamente.

Disney, con Loki, ci porta, almeno nel primo episodio, in un mondo inaspettato. I presupposti per uno show interessante ci sono tutti, soprattutto dopo aver affrontato con le precedenti visioni tutt’altri argomenti. Con Wandavision abbiamo visto le nascenti basi di un evento che sconvolgerà gli Avengers. Con The  Falcon e The Winter Soldier sono rinate dalle ceneri le fiamme della speranza. Loki ci porta invece in un mondo caleidoscopico dove la dissolvenza dell’animo si fa sempre più nitida agli occhi dello spettatore, portandolo in un piano che, almeno per ora, ci risulta innovativo per il suo mondo.
La combo Owen WilsonTom Hiddelston è dinamite, ci fa bruciare il cuore e le premesse per un susseguirsi di emozioni esplosive è dietro l’angolo.
Marvel ha deciso di fare sul serio e, anche in questo caso, il miglior protagonista sembrerebbe essere proprio l’antagonista.

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Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.