10 incredibili graphic novel americane del secolo scorso, da leggere e rileggere

Quali sono le migliori graphic novel americane di tutti i tempi? Rispondere a questa domanda è praticamente impossibile, per cui non ci proveremo nemmeno. Anzi, ci proveremo, ma daremo ben 2 risposte a questo fondamentale interrogativo nella speranza di arrivare il più vicino possibile alla verità.

Anche perché è bene sottolineare che quando parliamo di graphic novel americane stiamo parlando, in sostanza, delle graphic novel per eccellenza, perché quella particolare forma di fumetto è a tutti gli effetti nata, cresciuta e maturata negli USA ed è stata poi esportata alle soglie del 2000 in tutto il mondo.

Ragion per cui, cercare di identificare quali siano i titoli imperdibili risulta un compito davvero ostico.

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Ed ecco rapidamente spiegato perché abbiamo deciso di realizzare per ben 2 selezioni: una (questa che vedete adesso) pensata per raccogliere le graphic novel americane prima del 2000 e un’altra con quelle dopo il 2000.

Questa scelta, però, non deve sembrarvi esclusivamente arbitraria. Siccome stiamo parlando, come detto sopra, di un format editoriale che ha avuto una vera e propria esplosione nel nuovo millennio ma affonda le sue radici nel novecento, ci è sembrato un approccio doveroso e anche logico. A differenza, per esempio, di quanto abbiamo fatto per lo speciale dedicato alle migliori graphic novel italiane, in cui dagli anni ’60 siamo partiti fino ad arrivare ai giorni nostri.

Bando agli indugi, dunque, siete pronti a scoprire quali sono le migliori graphic novel americane dal 1970 al 1999?

P.S. Per tenere fede alla linea di “nuovo format editoriale” abbiamo scelto di non considerare i fumetti Vertigo (tranne uno) e quelli di supereroi, sebbene molte storie leggendarie, come Watchmen o The Dark Knight Returns, essere a tutti gli effetti essere considerati come graphic novel americane. Questo perché ci è sembrato ideale inserire tutte quelle opere pensate e veicolate attraverso meccanismi nuovi, anticipatori e precursori della rivoluzione del fumetto in libreria. 

Graphic novel #1: “Binky Brown Meets the Holy Virgin Mary” di Justin Green

Cominciamo questa selezione delle migliori graphic novel americane prima del 2000 presentandovi un titolo che sicuramente non avete mai sentito nominare: Binky Brown Meets the Holy Virgin Mary, di Justin Green. In caso contrario, beh, complimenti a voi, fate parte di una ristrettissima élite.

Ebbene sì, perché sono in pochissimi a conoscere quest’opera, anche perché l’autore Green è stato da sempre un nome di riferimento all’interno dell’Undeground Comix americano, un movimento che in Italia è stato percepito poco nei canali del mainstream. Tuttavia, la sua importanza non è da poco perché stiamo parlando di un libro uscito nel 1972, quindi di fatto la prima graphic novel americana di sempre anche se convenzionalmente si assegna questo titolo a Contratto con Dio di Will Eisner.

Ma non stiamo parlando solamente di un primato, per così dire, anagrafico: Binky Brown Meets the Holy Virgin Mary è un’opera che mette al centro, nel fumetto, l’io di Justin Green in rapporto col più grande dei misteri: la religione. A detta di Art Spiegelman, senza questo capolavoro sarebbe stato impossibile vedere Maus (che menzioneremo più avanti) sugli scaffali, tanto è importante il suo ruolo di precursore.

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Graphic novel #2: “Contratto con Dio” di Will Eisner

Ed eccola quella che è considerata, quasi all’unanimità, la prima graphic novel americana di sempre: Contratto con Dio dell’altrettanto “divino” Will Eisner, il padre nobile del fumetto statunitense.

Uscita nel 1978, vuole la leggenda che Eisner abbia non solo pubblicato il primo “romanzo grafico” ma che abbia anche coniato l’espressione che oggi corre sulla bocca di tutti, ovvero “graphic novel”.

In realtà non è così (lo abbiamo visto sopra) e inoltre l’espressione si può trovare ben prima del 1978 in tante riviste di nicchia. Tuttavia, è indubbio come questa locuzione abbia avuto modo di diventare di dominio popolare grazie a Eisner e alla sua fama. E non fu una scelta casuale: la usò perché aveva bisogno di un’etichetta calzante con cui distinguere il suo lavoro dagli altri comics, per così dire, più tradizionali.

E il resto è storia.

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Graphic novel #3: “Ronin” di Frank Miller

L’incubo urbano, l’allucinazione distopica di quel genio di Frank Miller (non fatemi spiegare chi è, dovreste saperlo) merita assolutamente un posto in questa lista delle migliori graphic novel americane. Si tratta di uno dei primi lavori dell’autore alla DC Comics, uscito a cavallo tra il 1983 e il 1984 e raccolto poi in un volume di grande successo. 

Ronin è meritevole di attenzione per svariati motivi: si tratta del primo prodotto degno di nota della nuova strategia delle miniserie riunite in formato libro. Strategia editoriale, questa, che avrà un ruolo di primo piano nel favorire l’uscita di altri capolavori nel corso degli anni ’80, e ed è forse l’espressione migliore del Frank Miller sperimentale e d’avanguardia degli inizi.

Inoltre, ha direttamente ispirato altre pietre miliari dell’intrattenimento dal calibro di Samurai Jack.

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Graphic novel #4: “Maus” di Art Spiegelman

Eccolo, Maus, quello che molti considerano, forse non a torto, come la miglior graphic novel mai realizzata, non solo americana. E probabilmente non sbagliano a pensarlo, visto che a sostegno di questa tesi brilla il premio Pulitzer assegnato a Spiegelman per il suo lavoro, primo fumettista a riuscirci. 

Maus uscì in più parti tra il 1986 e il 1991 e venne poi raccolto in un volume diventato un assoluto bestseller. Si tratta della storia, di matrice autobiografica, del padre di Art, Vladek, sopravvissuto ai campi di concentramento. Spiegare o dare una motivazione del perché dovreste leggere Maus probabilmente è inutile: fatevi un favore e compratelo.

Fidatevi, ci ringrazierete.

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Graphic novel #5: “Il Corvo” di James O’ Barr

Un allucinante, doloroso e straziante racconto sulla perdita, sulla morte e sulla potenza salvifica e purificatrice della vendetta, narrato attraverso uno stile sporco, fulmineo, sofferto. Questo è Il Corvo di James O’ Barr, una graphic novel dalla potenza ineguagliabile grazie alla potenza del ricordo che l’ha ispirata. Un ricordo insopportabile e drammatico vissuto dall’autore stesso, che è riuscito a superarlo solo trasformandolo in un fumetto unico.

E anche, per certi versi, maledetto come ben sanno gli amanti del cinema che hanno apprezzato l’adattamento cinematografico con protagonista il compianto Brandon Lee.

Negli ultimi tempi, Il Corvo di James O’ Barr ha avuto anche un ottimo seguito, chiamato Memento Mori, realizzato da un team completamente italiano.

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Graphic novel #6: “300” di Frank Miller

Inevitabile, quando si parla delle migliori graphic novel americane, non menzionare più di una volta Frank Miller che, in effetti, meriterebbe di essere presente in ogni classifica con al centro il “migliore” in qualcosa. Nessuno come lui ha saputo traghettare il fumetto nella modernità, nell’era della transmedialità, nessuno come lui ha saputo far evolvere il linguaggio della Nona Arte grazie al suo inimitabile storytelling.

Di questo, ce ne ha dato un’ulteriore prova in 300, la graphic novel in formato orizzontale che ha ispirato un film di grande successo con Gerard Butler. La storia dei 300 spartani alle Termopili (che poi non erano proprio 300, ma tant’è) che si oppongono all’avanzata persiana, destinati a morire per difendere la Grecia intera, ha avuto inoltre un’eco vastissima in letteratura e, grazie a Miller, anche nei fumetti.

Una storia simbolo di libertà, determinazione e dignità umana.

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Graphic novel #7: “Perché odio Saturno” di Kyle Baker

Dopo questa carrellata di graphic novel americane arcinote, altisonanti è il momento di menzionare un’opera meno famosa ma assolutamente valida come Perché odio Saturno di Kyle Baker.

Kyle Baker è un nome che potrebbe dire poco o nulla alla maggior parte di voi, ma si tratta di un autore importante nel contesto del fumetto alternativo degli anni ’90 e che poi nel nuovo secolo darà un’accelerata definitiva alle moderne graphic novel.

Perché odio Saturno è uscito nel 1990 e parla di una scrittrice di nome Anne, molto talentuosa ma in difficoltà a far fruttare le sue doti. Un libro che ci parla delle ansie e delle angosce della vita quotidiana, anticipando tutti quei grandi temi letterari che saranno il centro della rivoluzione del romanzo grafico.

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Graphic novel #8: “Ghost World” di Daniel Clowes

Ci sono pochi autori che hanno avuto un impatto così forte e duraturo come Daniel Clowes. Clowes ha, di fatto, segnato la strade per la stragrande maggioranza delle migliori graphic novel americane successive, introducendo uno standard di temi e argomenti perfetti per essere trasposti in questo particolare genere editoriale.

Ghost World, pubblicato a più riprese tra il 1993 e il 1997, ne è la confermata. Una storia lucida e personale che tratta con una potenza unica il disagio delle giovani generazioni, che in questi anni comincia a diventare il centro della narrazione. Una perla del catalogo Coconino Press.

Graphic novel #9: “Figlio di un preservativo bucato” di Howard Cruse

Il disagio personale, l’incomunicabilità e il sentirsi fuori posto nel mondo sono i temi principali anche dell’opera di Howard Cruse, Figlio di un preservativo bucato.

Cruse è un fumettista alternativo, figlio diretto dell’Underground Comix e ritenuto da molti l’allievo migliore di Robert Crumb, che nei suoi lavori ha sempre cercato di sviluppare le sfumature dell’omosessualità, nel tentativo di parlarne in maniera onesta e fuori dai soliti cliché.

Il suo risultato migliore in questo senso è, appunto, Figlio di un preservativo bucato, la storia di un adulto di nome Toland che riflette su come la visione che la società ha dei gay abbia condizionato la sua vita, impedendogli di accettare se stesso.

Graphic novel #10: “Palestina” di Joe Sacco

Precursore del moderno graphic journalism, Joe Sacco ha trascorso due mesi dal dicembre 1991 al gennaio 1992 in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Tornato a casa, ha deciso di raccontare quell’esperienza in uno dei suoi libri più famosi.

Palestina è il racconto, onesto anche se leggermente enfatizzato, della condizione delle popolazioni in quei luoghi e un sentito ritratto dei palestinesi. Si tratta dell’unione di nove storie, pubblicate singolarmente nel 1993 e poi come volume unico nel 1996 che si è aggiudicato il prestigioso American Book Award da parte della Before Columbus Foundation. In assoluto una delle migliori graphic novel americane.

E voi? Quali pensate che siano le migliori graphic novel americane fino al 1999? Fatecelo sapere nei commenti!

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!