Naoki Urasawa è considerato da molti l’erede del dio del manga Osamu Tezuka. Ne è all’altezza?

I lavori di Naoki Urasawa vivono uno strano paradosso fuori dai confini nipponici, specialmente in Italia. Riconosciuto in patria come uno dei massimi esponenti dell’arte del manga di ogni tempo, l’autore originario di Fuchu spesso non gode della stessa fama di altri suoi colleghi. Erede designato del dio del manga Osamu Tezuka, Urasawa merita invece di essere conosciuto e approfondito, soprattutto per il suo talento naturale nella narrazione di storie complesse, dense di avvenimenti e personaggi. Partiamo quindi per questo piccolo viaggio alla scoperta di alcuni dei suoi capolavori.

Che cosa rende grandi le sue storie

Partiamo da una verità scomoda: Naoki Urasawa non è per tutti. Per avvicinarsi alla sua opera nel modo migliore il lettore deve armarsi di pazienza ed essere pronto a seguire con attenzione ogni pagina. Le storie del maestro sono infatti piene zeppe di ramificazioni e personaggi da memorizzare, oltre a coprire spesso periodi di tempo molto lunghi. Non ci si può permettere di sorvolare nemmeno su avvenimenti che sembrano insignificanti, perché la loro influenza sulla trama può ripresentarsi anche a interi volumi di distanza.
Naoki Urasawa è quindi autore di storie organiche e di complessità sopra la media. Sebbene i protagonisti siano carismatici e profondi, la parte del leone è recitata dagli antagonisti, che spesso rappresentano la vera forza trainante della trama. Sebbene la loro identità sia sovente avvolta nel mistero, il loro fascino e la loro imprevedibilità sono tali da mettere in difficoltà il lettore e le sue concezioni di bene e male.

Lo stile di disegno

Lo stile di disegno è uno degli elementi che più identificano Naoki Urasawa come erede di Osamu Tezuka: il mangaka rifiuta le figure spigolose per abbracciare forme più rotondeggianti, piene e realistiche. Da Katsuhiro Otomo, celebre autore di Akira, Urasawa eredita invece la gestione cinematografica della tavola. Ogni vignetta rappresenta un fotogramma, con grande attenzione riservata all’orientamento delle inquadrature e all’espressività dei volti. Questo stile viene spezzato qua e là da tratti più liberi, onirici, riservati ai segmenti ambientati nella memoria e nei sogni dei personaggi, che si distinguono dalla realtà.

Generi e temi

Leggendo alcuni dei suoi capolavori, Naoki Urasawa salta subito all’occhio come un amante del mistero. Le sue opere si rifanno spesso ai canoni del thriller psicologico, con un particolare gusto per l’investigazione: il detective, di professione o per necessità, è uno dei personaggi più utilizzati. Per quanto riguarda i temi, l’intento principale dei lavori di Urasawa è quello di mettere in dubbio le certezze del lettore, soprattutto quelle relative ai concetti di bene e male. I protagonisti si rendono sovente responsabili di atti efferati, ma il contesto in cui vengono compiuti ne cambia notevolmente la percezione. Il terzo elemento cardine della poetica di Urasawa è la convinzione che siano soprattutto le emozioni negative, e non il contrario, il vero tratto distintivo dell’umano. In Pluto, per esempio, le macchine sono capaci di pensare in modo razionale, ma è quando iniziano a provare sentimenti irrazionali come rabbia e tristezza che si avvicinano veramente all’essere simili all’uomo.

Naoki Urasawa, le opere: Monster (1994-2001)

Monster è probabilmente il più conosciuto dei capolavori di Naoki Urasawa e introduce alcuni dei temi chiave della sua poetica. Il protagonista Kenzo Tenma è un brillante giovane medico di servizio a Dusseldorf nel 1986, fidanzato con la figlia del proprietario della clinica. Un giorno, nonostante le indicazioni ricevute dall’alto, decide di salvare la vita a un bambino sopravvissuto al massacro dei genitori, lasciando morire il sindaco della città.

Questa scelta gli rovinerà la vita: perde infatti lavoro e fidanzata mentre Johan Liebert, il bimbo, scappa dalla clinica e con il passare degli anni diventa uno spietato assassino. Kenzo si mette così sulle sue tracce per rimediare al proprio errore, inseguito a sua volta dall’integerrimo ispettore Lunge. Questo episodio, che è solo l’inizio del primo volume, introduce una delle domande più care a Urasawa: come si giudica la bontà di una scelta? Dall’intento con cui è stata compiuta o dal suo risultato (filosofia tedesca del XIX secolo intensifies)? Il dilemma morale consuma Kenzo, condannato a riflettere continuamente su passato e futuro, destinato a fronteggiare il mostro che lui stesso ha creato, cercando di non diventare un mostro a sua volta.

Naoki Urasawa, le opere: 20th Century Boys (1999-2006)

L’ambiguità dei valori è ripresa anche in 20th Century Boys, un’opera mastodontica che accompagna il lettore in un continuo saltellare tra il Giappone rurale degli anni Settanta e quello del futuro. Conosciamo Kenji e i suoi amici da bambini, intenti a sognare di salvare il mondo da un personaggio misterioso e malvagio, armato di robot giganti e bombe atomiche; li ritroviamo poi adulti e disincantati alle prese con le loro fantasie diventate triste realtà. L’antagonista è l’Amico, il capo mascherato di una sorta di setta che minaccia di provocare la fine del mondo e salvare solo i propri adepti. La grandezza dell’opera sta nel fatto che non è solo l’Amico a esercitare il perverso fascino del messia sul lettore e sui personaggi secondari: anche Kenji e la figlia Kana sono portatori di caratteristiche tipicamente messianiche: poteri soprannaturali e volontà di sacrificarsi per il bene comune su tutte. 20th Century Boys è quindi un monito, una dimostrazione di quanto sia facile cadere vittime del carisma dei leader delle sette o dei totalitarismi.

L’opera esplora inoltre la natura del rancore e dei sentimenti negativi, capaci di resistere nel tempo molto più a lungo di quelli positivi. Alla radice di tutti i misfatti dell’Amico, infatti, non c’è altro che un risentimento personale nei confronti di Kenji, che si conserva dai tempi delle elementari.

Naoki Urasawa, le opere: Pluto (2003-2009)

Pluto consacra definitivamente Naoki Urasawa come erede di Osamu Tezuka. L’opera è infatti una rivisitazione di Astro Boy, una pietra miliare del dio del manga. In questa storia fantascientifica è contenuto uno dei temi più cari all’autore: l’odio come caratteristica fondamentale che distingue gli umani dalle macchine. Gesicht è, come gli altri robot, progettato per agire sempre razionalmente, ma la sua umanizzazione inizia proprio quando cede all’irrazionalità dell’odio e uccide a sangue freddo l’assassino di suo figlio. Anche il protagonista Atom, non a caso, riesce a risvegliarsi dal proprio sonno eterno solo quando viene sottoposto a stimoli estremamente negativi come tristezza, rabbia e dolore.

La figura del burattino è l’altro tema portante di Pluto, che cita apertamente Pinocchio nel corso della storia. Nel manga tutti i personaggi sono infatti comandati da qualcosa di superiore: i robot dagli umani, gli umani dalle emozioni e dalle macchinazioni del Dr. Roosevelt e persino quest’ultimo, ridotto a un corpo incapace di muoversi, deve essere portato in giro da qualcun altro. La liberazione, per Urasawa, sta nell’andare contro la propria natura. Gesicht, costruito e programmato per obbedire agli uomini, riesce a emanciparsi dal loro comando. Per spezzare la catena della guerra è necessario riuscire ad amare, ovvero rifiutare l’odio, per quanto quest’ultimo sia parte della nostra natura.

Naoki Urasawa, la cui produzione vanta altri capolavori come Billy Bat, Master Keaton e Yawara!, è uno dei mangaka più importanti di tutti i tempi. Uno di quelli che ogni appassionato dovrebbe conoscere per forza. Trame articolate e interconnesse, dialoghi taglienti, indagini psicologiche e mistero sono solo alcuni degli elementi che lo rendono fondamentale. Speriamo, con questo articolo, di avervi convinti a leggere qualcosa di suo per la prima volta. O magari riscoprirlo.

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.