Negli ultimi giorni si è diffusa una piccola polemica riguardante le casse con bottino casuale, che ora ha raggiunto anche il PEGI.

Per chi non lo sapesse, lo Youtuber britannico TotalBiscuit l’8 Ottobre ha pubblicato un video di quaranta minuti in cui parlava delle microtransizioni presenti nei videogame. Citando l’esempio di Star Wars Battlefront 2, l’utente della popolare piattaforma di video sharing lamentava il fatto che pagare per una cassa di cui non si conosce il contenuto equivale a una vera e propria forma di azzardo. Nel concludere il video, lo Youtuber chiedeva l’intervento dell’ESRB (Entertainment Software Rating Board). Secondo lui era necessario rivedere i parametri di valutazione per i giochi con microtransazioni di denaro reale per loot e casse con ricompense casuali.

Di seguito vi riportiamo il video in questione.

Possiamo riassumere tutto grazie a una frase in particolare. “Star Wars Battlefront II include meccaniche di questo tipo ed è classificato T (Teen). Non ritengo sia giusto, il gioco dovrebbe essere valutato come 17+ (Mature).

L’ESRB si era però detto contrario a questa visione. Un suo portavoce ha affermato “Non consideriamo le casse premio una forma di gioco d’azzardo. Nonostante le loot box casuali siano legate al fattore fortuna, il giocatore riceverà comunque delle ricompense. Per noi questo meccanismo è equiparabile a quello delle carte collezionabili o delle figurine. Comprando un pacchetto può capitare di trovare una carta rara oppure una figurina doppia. Ma non è certo gioco d’azzardo”.

La richiesta è stata quindi sottoposta anche al PEGI (Pan European Game Information).

Il direttore del PEGI, Dirk Bosmans, contattato da WCCFtech e si è espresso così: “Le casse premio con bottino casuale non possono essere considerate gioco d’azzardo. E il motivo è semplice: acquistandole si riceve sempre qualcosa, anche se le ricompense non sono quelle sperate. Per questo non sarebbe corretto considerarle gioco d’azzardo. Oltretutto non è un nostro compito. Noi ci occupiamo di classificare videogiochi. Chi crea giochi d’azzardo deve rispondere ai governi e alle commissioni locali, con regolamentazioni molto diverse rispetto alle nostre.

La polemica pare quindi essersi chiusa.

(fonte: WCCFtech.com)

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.