Arriva su Amazon Prime Video Il principe cerca figlio, sequel del cult con Eddie Murphy

Non si può negare che la policy delle produzioni americane di riempire il mercato di remake, reboot e sequel abbia stancato. C’è un tale rimestare in storie già viste e raccontate, che viene da chiedersi cosa diavolo stia succedendo ad Hollywood. Spesso e volentieri, queste operazioni-nostalgia non hanno esisti all’altezza dell’originale, fosse anche per quell’aura di cult che hanno molti dei film tirati in ballo. Ma anche perché la logica della serialità mal si adatta a una storia fatta e finita, che si esaurisce nell’arco dei suoi 100 minuti. Il principe cerca figlio (in originale Coming 2 America), sequel de Il principe cerca moglie, si inserisce pienamente in questo filone.

Diretto da Craig Brewer, che già aveva scomodato un cult come Footloose (nel 2011), il film vede il ritorno di tutto il cast originale, più qualche necessaria nuova aggiunta. Ritroviamo, così, Eddie Murphy nel ruolo del principe Akeem e Arsenio Hall in quello del suo fedele servitore Sammi. Analogamente, si rivedono Lisa (Shari Headley) nel frattempo diventata principessa e il re Joffy – il grande James Earl Jones. Tra le nuove aggiunte, invece, il comico Jermaine Fowler nel ruolo – appunto – del figlio di Akeem, Kiki Layne (Meeka, la figlia maggiore di Akeem) e Wesley Snipes nei panni di un villain pacchiano e pressante.

Il principe cerca figlio, Zamunda 33 anni dopo

Come si vive in uno stato (ideale) africano nel 2021? Il principe cerca figlio inizia esattamente così e continua a porsi questa domanda per tutto il film. Sappiamo che Akeem e Lisa si sono sposati, sconvolgendo un po’ il rigido protocollo reale che vorrebbe una zamundiana sul trono reale. Tuttavia, la strada per raggiungere il mondo contemporaneo è ancora lunga e spesso intralciata dalla tradizione. Ora che il re Joffy sta per morire, infatti, si palesa la necessità di un erede maschio a cui Akeem potrà lasciare il regno quando sarà il suo turno. Ma come fare se dal matrimonio con Lisa sono nate solo tre (valorose) figlie femmine?

La premessa, così old fashioned, ricorda quella di una fiaba moderna, con una principessa coraggiosa ma schiacciata dal protocollo patriarcale. Un elemento narrativo presente ma non prioritario, dal momento che l’attenzione si sposta subito sulla ricerca e sull’educazione di Lavelle, il figlio avuto con una maldestra operazione di retcon a Brooklyn, anni prima. Così, Akeem e Sammi tornano in America ripercorrendo rapidamente le tappe del loro primo viaggio, quello che li ha resi tanto amati dal pubblico nell”88.

principe cerca figlio prime video

Il principe cerca figlio si comporta esattamente come ci si aspetta che faccia un sequel, riproponendo i personaggi e le gag che hanno fatto la fortuna del primo capitolo e facendo qualche passo in avanti. In questo caso si tratta di una strizzata d’occhi molto in trend, ma non per questo condannabile. Vediamo quale.

Non poteva andare diversamente…

Produrre un film in cui si parla di linea ereditaria puramente maschile e non inserire un elemento girl power sarebbe stato un suicidio, visto il dibattito aperto (e mai chiuso) degli ultimi anni. Infatti, mentre Lavelle impara la storia di Zamunda e il protocollo reale, Meeka si allena fiera e solitaria maledicendo la legge che non la vuole regina. Il valore dei due non è messo in discussione, solo che diventa chiaro che, da un certo momento in poi, che le strade dei fratelli prenderanno direzioni diverse. E ci si chiede: solo perché Lavelle è nato maschio sarà un re migliore delle sue sorelle?

Per tutta la durata di Il principe cerca figlio il messaggio paritario passa un po’ in sordina, concentrandosi sui toni comico-romantici dei personaggi maschili. Akeem e Lavelle sono schiacciati dal loro ruolo, le macchiette attorno a lui battibeccano in pieno stile Eddie Murphy. Ma le donne? Per quanto determinate e forti, restano sullo sfondo per parlare solo quando interpellate. Ciononostante, sarà proprio il loro intervento a risolvere la situazione (le varie situazioni) e portare la fiaba verso l’happy ending.

In sostanza quello che se ne trae è che il XXI secolo non può fare a meno delle donne, in ogni loro ruolo, e che finalmente le loro voci avranno un peso pari a quelle maschili. E questo è un finale anche più confortante dell’ennesimo matrimonio, persino più rassicurante della raggiunta pace nel Paese.

Tra passato e presente in Il principe cerca figlio su Prime Video

In generale Zamunda si presenta come un regno dorato, che riproduce gli sfarzi della cultura africana – ovviamente in una versione edulcorata e fiabesca. Non è un caso che si insista su questo concetto, perché un buon modo per apprezzare Il principe cerca figlio è prenderlo per un racconto leggero, moraleggiante, che si basa su topos narrativi molto precisi e stereotipati. Come, appunto, una fiaba.

Il contesto richiama un po’ una versione comica di Wakanda, il regno utopico della Marvel – il cui significato è molto più pregno di messaggi politici. Tuttavia, siamo sulla stessa strada, verso una rivendicazione della propria cultura originale, seppur mischiata alle ibridazioni afroamericane. Lo sguardo sull’Africa è comunque quello Hollywoodiano e non mancano le rappresentazioni caricaturali sia della comunità black americana sia degli abitanti di Zamunda. Forse non è altro che il castello della Bella Addormentata, solo con un’estetica che trae spunto da una geografia differente. Ma, ancora una volta, c’è da ridimensionare la criticità e prendere questa operazione Prime Video per quella che è.

Il principe cerca figlio è un sequel gradevole, uno di quei classici film svuota-testa da guardare quando si è alla ricerca di un po’ di relax. La coscienza sarà anche acquietata da qualche messaggio condivisibile, e – tutto sommato – la comicità di Eddie Murphy sopravvive negli anni e fa ancora effetto. Ecco, probabilmente questa è la più grande sorpresa del film.

Il principe cerca figlio è disponibile in streaming su Amazon Prime Video dal 5 marzo.

Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.