La rappresentazione dei fratelli negli anime.
Il Giappone, gli anime e il controverso: l’ennesima moda?

I fan di anime più navigati saranno ormai avvezzi alle stranezze che si possono trovare in questo tipo di prodotti d’intrattenimento. Da trame strampalate a character design improbabili, passando da comicità assurde e ambientazioni mozzafiato, per poi finire con gli immancabili poteri, disparati e allucinanti. L’industria dell’intrattenimento giapponese non ha paura di toccare alcun argomento e ogni genere è stato ampiamente esplorato in tutte le salse, o quasi. In tempi recenti, però, un certo fenomeno a dir poco controverso sta prendendo sempre più piede: rappresentare i fratelli negli anime nel sottogenere delle rom-com. Nonostante l’incesto sia – ovviamente – un argomento problematico, questo tipo di anime sta accumulando sempre più seguito, sfociando addirittura nel mainstream.

I fratelli negli anime e il mainstream: OreImo ha definitivamente sdoganato il tabù?

L’esempio più lampante di questa affermazione è l’anime di OreImo (titolo completo: “Ore no Imouto wa Konna ni Kawaii Wake ga nai!”), lo show che ha portato definitivamente questo tipo di narrazione nel territorio degli anime mainstream. La trama principale, ciò a cui tutto gira intorno, è proprio la relazione incestuosa tra i due fratelli nell’anime.

Questo è un caso particolare, perché la maggior parte delle relazioni romantiche tra consanguinei che vengono affrontate nell’intrattenimento giapponese non sono mai il vero focus dello show a cui appartengono. Solitamente, infatti, fungono da fattore di shock, per dare la scossa allo spettatore fornendo un colpo di scena inaspettato o ulteriore conflitto tra i protagonisti – ciò viene spesso usato negli shoujo , come Utena, e Marmalade Boy (giunto in Italia come “Piccoli Problemi di Cuore”). In quest’ultimo caso, gli episodi interessati vennero pesantemente censurati per timore delle ripercussioni negative.

fratelli anime

Altre volte, invece, non viene esplorato veramente, ma viene presentato come una specie di gag da non prendere troppo alla lettera. Probabilmente viene inteso come caricatura del “bro/sis complex”, la diagnosi che viene goliardicamente affibbiata a chi è particolarmente legato, geloso o protettivo nei confronti dei propri fratelli o sorelle. Rientrano in quest’ultima categoria alcuni personaggi di Fruits Basket, i protagonisti di No Game No Life e infine Sword Art Online. Altre volte ancora viene usato per comunicare al pubblico la salute mentale non proprio ottimale degli interessati, come la coppia di gemelli in Black Lagoon.

Gli anime in cui dei fratelli intraprendono rapporti incestuosi e che si incentrano in tutto e per tutto su questo aspetto sono veramente pochi. Quasi tutti camminano sulla sottile linea che divide gli anime normali dagli hentai, mentre altri la attraversano a testa bassa. OreImo, invece, no: è riuscito a portare questo tipo di narrazione nel mainstream, infilandosi nel filone della rom-com. Dopo aver visto il suo successo, sempre più anime di questo genere stanno venendo pubblicati ogni anno. Ma perché questo tipo di rappresentazione sta avendo così tanto successo in Giappone? Come mai i giapponesi sono così inclini a esplorare questo genere di relazione, così problematica e controversa?

L’idealizzazione dei rapporti tra fratelli negli anime – riflesso di pigrizia sociale?

Una motivazione abbastanza banale potrebbe essere quella dell’idealizzazione. Visto il calo delle nascite in Giappone, la maggior parte dei giapponesi – e quindi anche dei mangaka e scrittori – non ha fratelli o sorelle. Si immaginano quindi delle figure fraterne di cui però non hanno riscontro nella vita vera, idealizzandole e dando al loro rapporto delle caratteristiche che non si riflettono per niente nella realtà dei fatti.

Bisogna ammettere che, sotto questo punto di vista, veramente pochi autori riescono a catturare la peculiare dinamica che si instaura tra veri fratelli in un anime, senza nemmeno doverci aggiungere l’aggravante dell’incesto. Inoltre, il tutto viene reso ancora più surreale dalle caratteristiche che spesso e volentieri questi autori affibbiano alle sorelle, che finiscono per essere viste come delle waifu.

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Un altro fattore da prendere in considerazione è l’indole generale del tipico uomo giapponese, che viene definito dalla sua stessa società come “erbivoro”. Il maschio giapponese è molto a disagio quando si tratta di parlare con l’altro sesso e va da sé, quindi, che il processo di conoscere una potenziale partner è quanto di più detestabile possa esistere ai suoi occhi. Nella fantasia di un simile individuo, quindi, avere una relazione romantica con qualcuno che si conosce da quando si è nati risolverebbe questo problema, permettendogli di saltare a piè pari la ricerca di una partner compatibile e il “fare conoscenza”. Gli permetterebbe, insomma, di esprimere la propria sessualità, sentendosi però allo stesso tempo al sicuro, senza doversi esporre e trovando l’amore comodamente da casa.

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Da notare è anche il fatto che la quasi totalità delle rappresentazioni incestuose tra fratelli negli anime avviene con la dinamica fratello maggiore e sorella minore, e davvero raramente questa dinamica si inverte. Questo, probabilmente, perché l’incesto tra fratelli è più un fetish maschile, che in Giappone si traduce nel desiderio di avere una figura inferiore a sé stessi per età, e che quindi dovrà per forza mostrare rispetto al proprio fratello maggiore. Senza contare che la figura idealizzata di una sorella minore viene vista generalmente come remissiva, piccola, carina; aggettivi che rientrano perfettamente nella kawaii-culture giapponese. Nonostante tutte queste considerazioni, però, la domanda rimane: perché? Dopotutto, l’incesto è un tabù universalmente riconosciuto.

L’incesto fraterno, la psicologia e la scoperta di sé: la miscela di un tabù universale

Dal punto di vista della psicologia evoluzionistica, più di un pensatore ha cercato di dire la sua su questo controverso fenomeno. La teoria principale di Darwin a riguardo era l’esistenza di un meccanismo insito nelle specie, che evitava questo comportamento perché comprometteva l’abilità di sopravvivere dei geni. Questo ovviamente fa riferimento all’altissima probabilità di generare una prole con problemi di salute nel caso di un’unione endogama.

Questa teoria è stata successivamente sviluppata da Westermarck, che la rifinì e perfezionò. Risultò infine essere il legame affettivo sviluppato durante la gioventù – e non tanto il legame di sangue – a determinare una repulsione istintiva tra due persone che crescono insieme, il tutto per mantenere un ordine sociale. Questa dinamica è spesso ripresa negli anime, con il cliché dell’amico/a d’infanzia innamorato/a di un dato personaggio, senza che questo ricambi il suo interesse. A riflettere questa linea di pensiero, molte relazioni incestuose che vengono presentate vedono una separazione iniziale dei due fratelli all’interno dell’anime: il processo di creazione del legame viene quindi interrotto.

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Curiosamente, in Giappone tra gli anni ’80 e ’90 ci fu un’impennata di casi di relazioni incestuose tra madri e figli maschi, paragonabili quasi a delle ossessioni. Forse istigati dall’assenza del padre-marito in casa e potendo fare affidamento solo su loro stessi, si creavano delle relazioni co-dipendenti, causando un attaccamento spasmodico delle madri verso i figli.

Nella maggior parte dei casi, chi ha intrapreso una relazione incestuosa con i propri consanguinei afferma di averla vissuta come un’esperienza positiva, ma è innegabile che una dinamica problematica come questa abbia dei lati negativi molto gravi che, puntualmente, non vengono mai affrontati negli anime, lasciando spazio solamente al fetish e al rom-com.

Nella realtà delle cose i rapporti incestuosi tra fratelli sono più diffusi di quanto ci si potrebbe aspettare e di solito questo processo viene contestualizzato scoperta della propria sfera sessuale, intorno ai 13-15 anni. Essendo però che questi comportamenti sono comuni tanto quanto è comune il loro tabù, gli esperti faticano tutt’oggi a capire qual è un comportamento abusivo e uno normale.

Indignazione Occidentale e ribattuta della storia

Gran parte delle polemiche proviene, prevedibilmente, dalla fetta Occidentale di pubblico. Molti si preoccupano delle implicazioni problematiche – spesso nemmeno troppo implicite – che questo tipo di prodotti porta con sé. Ci si preoccupa delle influenze negative che potrebbe avere su chi li guarda, delle idee che potrebbe instillare.

Eppure, il tema dell’incesto è stato affrontato molte più di quello che si pensa nella letteratura occidentale. Un periodo in cui questa tematica è stata particolarmente presente è quello romantico; più precisamente in Inghilterra, nella prima metà del 1800. Inoltre, non era solo un tema letterario – spesso e volentieri autobiografico – ma aveva anche un riscontro nella realtà: fino a circa un secolo fa era normale e accettato che nelle famiglie nobili avvenissero matrimoni tra cugini, o comunque consanguinei.

Era fermamente creduto che persino il famoso scrittore Byron intrattenesse rapporti incestuosi con la sorella. Anche il Giappone ha una storia simile: durante l’epoca dei clan questo tipo di unioni erano incoraggiate per mandare avanti la dinastia. Ma è solamente per questo che il pubblico giapponese sembra non avere particolari reazioni negative quando questo tipo di relazioni tra fratelli negli anime?

I fratelli negli anime e il contesto socio-culturale giapponese

Una delle ragioni più lampanti per la mancanza di indignazione del pubblico giapponese si colloca niente meno che nella loro religione autoctona, ovvero lo shintoismo. Nella genesi religiosa, per creare il Giappone occorse l’intervento di Izanami e Izanagi, due divinità al contempo fratelli e sposi. Lo shintoismo è una religione che presenta una moltitudine di dei e divinità maggiori e minori, spesso imparentate e unite fra loro.

In questo senso, presenta delle affinità con la religione e mitologia dell’antica Grecia, dove – similmente – spesso fratelli o figli e genitori si sposavano tra di loro. Va quindi da sé che lo spettro morale insito nel giapponese medio è fondamentalmente diverso da quello di un occidentale. Manca, insomma, una morale religiosa che penalizza questo tipo di comportamento. Questo non significa che manchino di raziocinio, o che al giorno d’oggi questi comportamenti vengano considerati normali, anzi. Qualora si dovesse scoprire una relazione del genere si verrebbe a creare un enorme scandalo; e in una cultura della vergogna come quella giapponese gli interessati verrebbero marchiati a vita e ostracizzati.

Perché, allora, il mercato sta vedendo un aumento sempre più marcato di rappresentazioni di relazioni incestuose tra fratelli negli anime? Come mai non ci sono state delle proteste, dell’indignazione? La risposta a questa domanda può essere valida per molte altre domande simili nel mondo dell’intrattenimento; ed è proprio questa la parola chiave: intrattenimento. Vivendo nel cuore pulsante della produzione mondiale di anime, i giapponesi hanno imparato da tempo a non prendere troppo sul serio quello che vedono in televisione. La maggior parte è ben consapevole che quello che vede sullo schermo è un mondo di finzione e non confonde la realtà con la fantasia.

Il mercato dell’intrattenimento si adatta a tutto, anche all’incesto tra fratelli negli anime

Il motivo del successo delle trame con rapporti incestuosi tra fratelli negli anime è ancora per la maggior parte un mistero. Alcuni ipotizzano che sia una valvola di sfogo per chi quelle fantasie le ha per davvero e che quindi le proietti su quello che guarda in modo passivo, senza soffrirne le ripercussioni. Altri vedono come fonte di attrazione la fascinazione oscena che la miscela di tragedia, conflitto e tabù porta con sé. Ancora oggi, non lo sappiamo per certo.

L’unica sicurezza è che, fintanto che si sarà un pubblico pagante a incoraggiare e reclamare questo tipo di prodotti, il mercato farà quello che ha sempre fatto e si adatterà alla richiesta. Questo è senza dubbio un fenomeno unico nel suo genere e sarà interessante vedere il suo sviluppo negli anni. Fino a quando l’ingerenza del pubblico occidentale – sempre più crescente – non verrà presa in considerazione? Solo il tempo potrà dircelo.

Laura Moronato
Originaria dei colli euganei, ora divide la sua vita tra la propria terra natia e Venezia, dove studia lingua e cultura giapponese all’università di Ca’ Foscari. Venuta al mondo nell’inverno del ’97, il freddo sembra non lasciarla mai e la si può vedere spesso spuntare sotto vari strati di vestiti e coperte. Quando non è impegnata a lottare per la propria sopravvivenza tra lavoretti e una lingua che non ricambia il suo amore, il suo passatempo preferito è scoprire nuove serie tv, anime o libri da iniettarsi in endovena. È una circense ansiosa che cerca di mantenere l’equilibrio tra il divulgare le proprie passioni ad amici e conoscenti e non rompere l’anima al prossimo; ma in caso sia troppo molesta la si può facilmente zittire con articoli di cancelleria e quaderni nuovi. Recentemente sta ampliando la sua cultura nerd anche alla Corea e alla Cina.