Slam Dunk: Il ritorno del manga simbolo dell’amore e la passione per lo sport in Giappone

Slam Dunk e lo Sport: Il Giappone, patria di una cultura smisurata, di luoghi e monumenti evocativi e di un bagaglio simbolico quasi interminabile, è uno dei Paesi più amati e apprezzati del panorama mondiale. Alzi la mano chi non vorrebbe perdersi, almeno una volta nella vita, tra le strade di Akihabara o chi non vorrebbe vedere da vicino il sontuoso To-ji, iconico tempio buddista sito nel cuore di Kyoto o chi, ancora, non passerebbe una giornata intera sommerso nella verdeggiante foresta di bambù di Arashyama.

In Giappone si respira cultura in ogni dove, in un mix perfetto tra tradizione e modernità. Quello che, forse, in molti non si aspettano dal Paese del Sol levante è anche una forte cultura sportiva che viene tramandata di generazione in generazione ai più giovani, così come quei valori fondamentali che, col tempo, ogni persona cerca di lasciare in dote agli adulti del domani, attribuendo dunque allo sport un valore etico e morale molto alto.slam dunk sportSfidiamo chiunque, appassionato di manga e anime, a non conoscere gli undo-kai. D’accordo, magari il nome sulle prime battute non sarà esattamente familiare, ma stiamo parlando degli immancabili festival sportivi scolastici, che ogni buon anime (in particolare gli spokon) che si rispetti abbia almeno una volta mostrato nel corso della sua programmazione. In quei particolari momenti, il focus si concentra parecchio sull’importanza, quasi solenne, dedicata alle suddette attività, spesso erroneamente attribuibili a scelte legate allo scorrere della trama o ad esagerazioni tipiche del genere. E invece no, credeteci.

In Giappone questi eventi sono fondamentali nella formazione dei giovani, certo, ma godono di una grossa fetta di attenzione mediatica, più di quanto si potrebbe immaginare. La vena sportiva che pervade il Paese è comunque ben più radicata di quanto un comune mortale potrebbe mai attribuire ad una realtà come quella giapponese. Basti pensare che, un po’ come si vede, appunto, negli anime, diverse discipline sono considerate sport nazionali o comunque godono di un attenzione particolare.

Se vi dicessimo che lo sport nazionale giapponese, al momento, è il baseball, ci credereste? Probabilmente no, così come non credereste al fatto che, quasi incredibilmente, il basket è uno dei più diffusi e amati di sempre.

I più attenti alla cultura dei manga e anime, però, forse potrebbero rimembrare i gloriosi anni novanta e inizio duemila in cui diverse opere provarono a portare su carta (e su schermo) le emozioni che soltanto l’ebrezza dello sport sanno regalare.
Tra tutti, innegabilmente, spicca Slam Dunk, manga scritto e disegnato dal maestro Takehiko Inoue, arrivato anche sul piccolo schermo nell’arco di oltre 100 episodi, trasmessi nelle gloriose giornate passate a pane e anime su MTV.
slam dunk sportIl capolavoro con protagonista il buon Hanamichi Sakuragi, scapestrato teenager dai capelli rosso fuoco, ha fatto – senza esagerare – un po’ la storia degli spokon, affermandosi, col tempo, più in generale come uno dei manga più amati di sempre, specialmente in patria. Questo grande successo, in verità mai scemato del tutto nonostante i tanti anni trascorsi dall’ultimo volume pubblicato, ormai nel lontanissimo 1996, ha fatto sì che, a partire proprio da quest’anno, arriverà nelle fumetterie una nuova edizione del manga, racchiuso in ventuno volumi da oltre trecento pagine ognuno.

È curioso come questa nuova pubblicazione si avvicini, per tempistiche, anche alle Olimpiadi del prossimo anno che si svolgeranno proprio in Giappone nel 2020. Un Giappone in totale fermento per l’evento, che riabbraccia l’importantissima manifestazione ben cinquantacinque anni dopo la prima e unica volta in cui i giochi olimpici si svolsero proprio nel paese del Sol Levante. E la vena mangaka che pervade il paese non poteva non farsi sentire anche stavolta. Diversi artisti del settore si sono prontamente adoperati per rendere speciale l’evento a cui, indubbiamente, anche il ritorno di Slam Dunk contribuirà.slam dunk sportNon soltanto artisti del settore sono all’opera per rendere l’esperienza olimpica degna di un paese tanto in attesa per un evento a cui tutta la popolazione è fortemente legata. Dietro all’organizzazione dei giochi olimpici del 2020 c’è infatti un lavoro enorme, una collaborazione da parte di tutti quanti, desiderosi di rendere l’esperienza ancor più indimenticabile.

Nuove strutture, un sensibile miglioramento di altre, e un budget spaventoso, di oltre tre miliardi di dollari, sono solo la punta dell’iceberg della situazione, giudice inattaccabile di una dedizione che è l’emblema della cultura nipponica e che va al di là del semplice tornaconto d’immagine, economico o dell’evento sportivo in sé.

Tutto il Giappone si sta preparando per aiutare Tokyo a diventare la vera e propria capitale del mondo sportivo, andando a modificare diversi aspetti per renderla, laddove possibile, ancor più bella e attrezzata per la tanto attesa manifestazione. I lavori, comunque, interessano in realtà un po’ tutto il paese, coinvolgono anche strutture fondamentali come gli aeroporti di Haeda e Narita, fondamentali punti di scalo con la maggior parte dei paesi (Italia compresa), la Stazione di Tokyo, situata nel quartiere di Maruonouichi, sensibilmente ampliata per l’occasione con nuove linee che consentono lo spostamento dei cittadini molto più veloce e agevole.

Discorso altrettanto importante per quanto riguarda la cura e l’impiego degli edifici storici, quelli che, per intenderci, hanno già avuto un rapporto più che intimo con le Olimpiadi nel lontano 1964. I vecchi stadi più importanti, alcuni di rilevanza fondamentale anche a livello architettonico (come il Nippon Budokan), torneranno più splendenti che mai, mentre a coronare il tutto ci sarà – ne siamo assolutamente convinti – la splendida gara di Ciclismo su strada, il cui finale abbraccerà la splendida cornice dei Giardini del Palazzo Imperiale.

Al netto di tutto il “talento” sportivo del Paese, che certamente non eccelle in moltissime discipline, è facile respirare a pieni polmoni tutta la voglia di vivere nel migliore dei modi questa splendida esperienza.Se la cultura dei manga e anime è una vera e propria legge, non bisogna prendere sotto gamba quanta importanza il Giappone attribuisce al valore dello sport, basket compreso, di cui il papà di Slam Dunk e Buzzer Beater ne è diventato l’ignaro portabandiera nel corso degli anni. Perché, diciamocelo, il basket non è esattamente lo sport nazionale né qui da noi né da loro, ma negli ultimi anni sta risalendo la china in modo esponenziale. E siamo sicuri che buona parte di quelli che adesso passano le loro giornate con una palla a spicchi tra le mani o – come il sottoscritto – nel cuore, siano stati un po’ influenzati dalla geniale opera del maestro Inoue.

Ma, domanda lecita, cosa rende Slam Dunk un capolavoro tanto amato, apprezzato e soprattutto venduto, se tratta di uno sport non così in vista? Come fa Slam Dunk a rivaleggiare, nel cuore dei milioni di appassionati, con opere come Dragon Ball, Bleach, Naruto, Cowboy Bebop, e altri ancora? Proviamo a spiegarvelo, ma non sarà facile. Perché sì, come direbbe il buon Hanamichi, “soltanto un campione può fare un canestro simile” e, forse, soltanto chi sa cosa vuol dire ridere alle battute dei vari protagonisti o piangere dinanzi alle incredibili sconfitte che si vedono in Slam Dunk potrà capire appieno cosa ha significato il manga nell’arco dei suoi oltre i venticinque anni di vita.slam dunk sport

Partiamo subito dal chiarire alcune cose. A livello di scrittura, Slam Dunk è un prodotto quasi inattaccabile. Seppur non sempre originale, specialmente nelle situazioni di vita scolastica o comunque nelle vicissitudini extra sportive, il livello qualitativo dei personaggi è di primissimo ordine. Sia i protagonisti, sia i – tantissimi – comprimari, rappresentano il non plus ultra a livello di peculiarità, background narrativo e di character design. Escludendo qualche piccolo caso, raramente in Slam Dunk ritroverete personaggi simili esteticamente o per atteggiamento e questo si rispecchia fortemente anche quando si analizza quella che è la “ciccia” vera e propria della produzione: la componente sportiva. In campo, così come fuori, i tantissimi atleti mostrati, pagina dopo pagina o puntata dopo puntata, hanno delle abilità sempre diverse, caratteristiche belle in mostra e peculiarità audio visive da non sottovalutare.

Per chi non lo sapesse, comunque, Slam Dunk parte subito a mille. Il protagonista Hanamichi Sakuragi, nutre un odio profondo per lo sport e gli sportivi. Le sue giornate passano tra una rissa e l’altra, insieme ai fedelissimi amici di sempre: Yohei Mito, Nozoki Takamiya, Yuji Okosu e Chuichiro Noma. Questo, però, finché non incontra la bella Haruko Akagi, tifosissima di Basket e sorella del capitano del Club Studentesco cestistico maschile. Per far colpo sulla bella ragazza, come potrete immaginare, Hanamichi si iscrive al suddetto club, con risultati, però, tutt’altro che memorabili. E qui partono le prime differenze con gli spokon standard.

Il protagonista non è assolutamente un asso, infallibile ma, anzi, è un semplice novellino, incapace persino nei movimenti più basilari. Questo aspetto migliorerà, giustamente, soltanto col tempo, ma finirà col mettere Hanamichi nella scomoda posizione di matricola senza qualità che, agli occhi della bella Haruko, sicuramente non lo fa ben figurare. Questo, poi, finisce con l’ingigantirsi con l’avvento dei restanti membri del team, in particolare Kaede Rukawa. Il numero 11 dello Shohoku è un vero e proprio talento, destinato a grandi cose, e soprattutto è l’oggetto del desiderio di Haruko.

L’impietosa rivalità con la superstar della squadra porterà Hanamichi a migliorarsi molto, anche e soprattutto per coronare il sogno comune di portare un club quasi sconosciuto ai tanti ambiti campionati nazionali. Un traguardo fondamentale, specialmente per il capitano Takenori Akagi e per il rientrante Hisashi Mitsui, al loro ultimo tentativo, prima del diploma. Per farlo, però, lo Shohoku dovrà scontrarsi con talenti formidabili i quali, partita dopo partita, portano in scena, un po’ come da tradizione, un livello di sfida sempre maggiore.

Ed è ancora una volta dando uno sguardo a ciò che accade sul parquet che Slam Dunk si eleva, definitivamente, a prodotto semplicemente iconico, per qualità, realizzazione tecnica e, soprattutto, fedeltà alla controparte reale.slam dunk sportNon è un caso che Inoue-sensei, col suo capolavoro, si sia fortemente e volutamente ispirato a buona parte dei giocatori reali che in quel momento rubavano la scena nel campionato NBA: Michael Jordan, Dennis Rodman, Patrick Ewing, Magic Johnson e tanti altri campioni hanno fatto un po’ da chioccia involontaria ai vari Sendoh, Rukawa, Uozumi e Fukuda, le principali star che si sono scontrate per i primi due posti della prefettura di Kanagawa.

Una volta scesi in campo, poi, tutto assume una valenza ancora più chiara. Le partite – tutte – sono aperte, mai banali e mai scontate, e offrono uno spaccato quasi realistico della pallacanestro. Dimenticatevi super tiri della tigre o dell’aquila o salti di dieci metri, in Slam Dunk tutto questo non accade e non accadrà mai. Perciò aspettatevi di vedere tanti errori al tiro, schiacciate mancate, falli di sfondamento e, perché no, colpi fortuiti capaci di cambiare il corso di un’intera partita. Ogni partita è una battaglia, fatta di nervi, di tanto sudore, di contatti fisici a volte anche rudi e non per i più deboli di cuore, il tutto senza che quell’area scanzonata che accompagna il ritmo generale abbandoni mai veramente la scena, nemmeno una volta scesi in campo.

Il forte impatto audiovisivo di elementi come il rumore della palla che sbatte con violenza contro il tabellone, delle scarpe che scivolano sul parquet, del sudore delle divise dei giocatori contribuisce non poco con l’immedesimazione generale. Assistere ad una battaglia di nervi tra i due “lunghi” amici – rivali di sempre, Uozumi e Akagi, con in palio l’ultimo posto utile per l’accesso ai Nazionali, è probabilmente una dei punti più alti toccati dalla serie, sia a livello di gioco messo in mostra dalle due compagini sia a livello intimo, morale e umano.

Lo Shohoku, sfavorito contro il gigantesco Ryonan di Uozumi e della superstar (ispirato a Penny Hardaway) Akira Sendoh, tira fuori tutta la forza latente in ognuno dei giocatori, a partire dallo stesso capitano, passando per un ritrovato Hanamichi, finalmente più maturo e più conscio del suo ruolo in mezzo al campo.slam dunk sportAbbiamo parlato di ruolo con un motivo preciso. In Slam Dunk, infatti, questa importante questione viene affrontata con delicatezza, e non con superficialità come accade un po’ altrove. Ognuno dei giocatori ha le sue caratteristiche fisiche e di gioco il manga non si dimentica mai di sottolineare quanta differenza c’è tra un esterno offensivo e uno difensivo, tra un leader della difesa e un rimbalzista puro, giusto per citarne qualcuno. La lunga strada che porta alla storica qualificazione si corona con un grandissimo canestro proprio di Hanamichi, uno dei pochi momenti in cui il protagonista diventa veramente tale, il quale sfrutta, senza remore, il suo marchio di fabbrica: il rimbalzo. Una scena tanto emblematica quanto attesa, impossibile da dimenticare, anche per direzione artistica e per la cura maniacale da parte del disegnatore.slam dunk sport

Slam Dunk è un prodotto unico, che trascende il suo genere di appartenenza, affermandosi ancora oggi come uno dei migliori manga e anime di sempre. Tralasciando la doverosa ispirazione che molti spokon hanno messo in scena, nel tentativo di replicare l’epico divertimento delle vicende di Sakuragi e di tutti gli altri membri dello Shohoku, è chiaro quanto il lavoro di Inoue abbia rappresentato un punto di svolta per un paese che possiede una cultura sportiva di tutto rispetto e che non vede l’ora di mostrare al resto del mondo.

Siamo sinceramente emozionati sapendo che anche le attuali e le future generazioni potranno scoprire (o riscoprire) un’opera tanto carismatica, il cui unico neo è stato forse quelli di concludersi troppo presto e in modo abbastanza prematuro, lasciando un solco incolmabile nel cuore e nella mente di tutti gli appassionati. State all’erta, comunque, la “Palla a due” della nuova stagione manga sta per arrivare!

Salvatore Cardone
Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.