Un commento sul debutto di South Park sulla piattaforma di streaming online Netflix

Trascorsi un po’ di giorni dall’annuncio, ecco che South Park, irriverente e sguaiata serie animata creata da Matt Stone e Trey Parker più di vent’anni fa, è finalmente disponibile sul catalogo Netflix. E, nonostante una modalità d’esordio un po’ atipica (per il momento sono presenti solo 5 stagioni intere sulle 22 finora prodotte e una selezioni di venti fra i migliori episodi), i fan di tutto il mondo non possono che festeggiare (ed esultare) per il lieto evento.

Perché essere contenti dell’arrivo di South Park su Netflix

Prima di tutto perché South Park è una bomba di serie televisiva: lo è sempre stata e lo è tuttora.
È vero, non tutti gli episodi possono dirsi riusciti, qualche inciampo lungo il cammino è capitato, ma nel computo totale l’ago della bilancia pende favorevolmente a suo favore. Il “morbo Simpson”, insomma, pare non aver attecchito finora. Per fortuna.

Per trovare ulteriori motivi a sostegno della nostra tesi, è bene iniziare dalle fondamenta: ovvero da quegli elementi che hanno reso, e che rendono, questa serie immune da un lento e inesorabile declino e che possono essere rintracciati in una serie di nodi strutturali e fondativi.

Il primo di essi riguarda proprio il processo creativo e produttivo dietro alla realizzazione di ogni singolo episodio: un modus operandi che, come raccontato all’interno dell’interessantissimo documentario 6 Days to Air: The Making of South Park, permette ai creatori tempi di lavorazione estremamente celeri e una pubblicazione a cadenza settimanale. Un asso nella manica incredibilmente potente, capace non solo di portare in essere un contrappunto puntuale intorno agli avvenimenti quotidiani, ma di fornire uno spazio di manovra tale da poter cambiare in corsa l’andamento di una stagione (e perché no, anche di una singola puntata), senza troppi problemi né conseguenze negative a livello narrativo.

In secondo luogo, non possiamo non citare l’assoluta coerenza con cui i due autori hanno trattato, analizzato e spesso ridicolizzato, praticamente qualsiasi aspetto della cultura e della società umana (occidentale in primis). Attraverso l’uso della parodia e del grottesco spinti alla massima potenza, temi come l’omosessualità, la pedofilia, gli abusi sessuali, l’uso di droghe, la prostituzione, ecc…, sono oggetto di una feroce e lucidissima satira capace di svelare i paradossi e le storture di un periodo storico confuso e avvilente.

L’estrema “giustizia” con cui (quasi) niente e nessuno viene risparmiato (dai gruppi religiosi ai personaggi politici, per fare un esempio) trova il suo equilibrio e fulcro in una spinta verso un umorismo mai fine a se stesso (nonostante spesso molte situazioni siano veramente fuori di testa), ma posto sempre come strumento per comprendere il mondo – o almeno per svestirlo delle sue numerose e pesanti ipocrisie.

L’abile intreccio satirico alla base di South Park si fonde perciò in una sorta di bizzarra e affascinante “democrazia anarchica” in cui il gusto per la depravazione, lo scandalo e il rifiuto del Politicamente Corretto (che, tuttavia, ha per i due creatori un significato differente rispetto alla banalizzazione e strumentalizzazione cui questa espressione soggiace il più delle volte di questi tempi) corre di pari passo con uno sguardo (sempre più) attento e profondo sulle cose e che difficilmente tende a banalizzare e a svuotare di senso i temi affrontati.

Anzi, la frequente sovrapposizione fra il reale e la finzione, fra gli elementi a scarsa densità figurativa e gli elementi fotorealistici calati nella dimensione cartoonesca-finzionale (parliamo, ad esempio, dei momenti in cui frammenti di realtà, come poster, clip video, volti, ecc, si fondono con la dimensione del disegno senza rivelarne l’estraneità o l’insensatezza) forzano lo spettatore a caricare di ulteriori valenze semiotiche e simboliche determinate rappresentazioni e a ribadire la non sudditanza del mondo reale nei confronti dell’immaginazione – o, per dirla con maggiore sconsolatezza, di come spesso la follia e l’assurdità della realtà superino quelli della fantasia.

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In terza battuta, senza dimenticare i bizzarri e caricaturali personaggi (con il quartetto di bambini protagonisti in prima linea), un’ulteriore elisir in mano a Stone e Parker possiamo rintracciarlo nella volontà di continuare a sperimentare e di non lasciarsi intrappolare dalla pigrizia creativa data dall’aver trovato una formula vincente. Perché, se è vero che South Park fonda parte della sua sostanza sull’uso di strutture sistemiche, di motti, citazioni e gag ricorsive, è pur vero che tutto questo non ha mai impedito ai suoi creatori di eliminare uno a uno questi tasselli, senza preoccuparsi delle conseguenze avverse date dall’interruzione di questi fattori di successo (come le iconiche “morti di Kenny” interrotte dopo la quinta stagione).

Arrivando, addirittura, a modificare l’impianto narrativo delle stagioni, passando da uno sviluppo verticale delle trame (quando ogni puntata è sostanzialmente slegata dalle altre e autoconclusiva) all’introduzione di archi narrativi orizzontali portati avanti attraverso più di una stagione. Per poi cambiare di nuovo.

Siamo di fronte a un dinamismo improntato al cambiamento come chiave del successo di South Park, una serie apparentemente immortale che merita senza dubbio di trovare spazio durante i vostri (quotidiani) binge watching su Netflix!

Episodi da non perdere

Ispirati dalla presenza di una vera e propria selezione antologica dei migliori episodi delle stagioni (ancora) non incluse, abbiamo deciso di fare la stessa cosa scegliendo le puntate (a nostro avviso) migliori delle stagioni intere di South Park presenti su Netflix, seguite da una brevissima didascalia.

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Stagione 1

Episodio 1: Cartman Gets an Anal Probe. La prima puntata non si scorda mai.
Episodio 9: Starvin’ Marvin. Tacchini mutanti, beneficenza in Africa e capitalismo.

Stagione 16

Episodio 3: Faith Hilling. Viralità e pericolosità dei meme, gatti intelligenti.
Episodio 9: Raising the Bar. Eric Cartman, l’obesità e la sfida con Honey Boo Boo.

Stagione 17

Episodio 1: Let Go, Let Gov. Intercettazioni, complotti e teorie del controllo.
Episodio 6: Ginger Cow. Un magistrale Eric Cartman fra profezie, mucche rosse e la pace nel mondo.

Stagione 18

Episodio 3: The Cissy. Eric Cartman e la transessualità.
Episodio 9: #REHASH. Youtube(r) e videogiochi.

Stagione 19

Episodio 2: Where My Country Gone? Muri, immigrazione e Trump prima di Trump.
Episodio 8: Sponsored Content. Politicamente corretto, disabili e contenuti sponsorizzati.

 

Andrea Bollini
Vivacchia fra i monti della Sibilla coltivando varie passioni, alcune poco importanti, altre per niente. Da anni collabora con diverse realtà (riviste, associazioni e collettivi) legate alla cultura e all'intrattenimento a 360 gradi. Ama l'arte del raccontare, meno Assassin's Creed.