Through the Darkest of Times è un titolo strategico coraggioso che racconta l’ascesa del nazismo dal punto di vista della Resistenza tedesca a Berlino.

Mi permetto di prendere le potenti parole di Liliana Segre, tratte dal suo discorso fatto al Parlamento Europeo nella Giornata della Memoria, per introdurre Through the Darkest of Times. Si tratta di uno strategico dalla forte componente narrativa del team tedesco Paintbucket Games, approdato in questi giorni su Steam, incentrato sulla lotta al nazismo. A differenza di quello che ci si potrebbe aspettare, il titolo non è l’ennesimo racconto bellico focalizzato sulla Seconda Guerra mondiale, ma utilizza un peculiare punto di vista: quello della Resistenza tedesca.

Through the Darkest of Times comincia nel 1933 a Berlino, nel giorno in cui Adolf Hitler diventa cancelliere del Reich. Così recitano i quotidiani piegati sul tavolo del nostro quartier generale. Noi siamo leader di un gruppo di dissidenti che opera in incognito per contrastare la dittatura.

Nel gioco, il nazismo viene rappresentato nelle sue diverse fasi, partendo appunto dall’ascesa, per poi toccare la massima diffusione con le Olimpiadi del 1936 e la Seconda Guerra mondiale, sino ad arrivare al culmine nel 1945. I quattro capitoli che compongono il titolo vengono snocciolati attraverso il punto di vista intimo e profondo del nostro protagonista, che ha visto mutare all’improvviso la sua città, i suoi abitanti.

Comunisti, anarchici, conservatori, cattolici: ogni cittadino che desidera opporsi alla dittatura e al crollo delle libertà democratiche è il benvenuto. Tuttavia le ideologie politiche appena citate non sono un mero dettaglio. Nel ruolo di leader della resistenza dobbiamo gestire i diversi membri del gruppo, ognuno dotato di parametri specifici.

Furtività, forza, empatia, retorica e istruzione, uniti all’appartenenza politica e ad altre skill uniche, sono le armi attraverso cui opporsi alla propaganda e alla politica nazista. Lo si fa spargendo volantini nei campus, scrivendo slogan sui muri con la vernice rossa, ottenendo finanziamenti dai sostenitori, e molto altro ancora.

Lotta passiva

Il cuore delle meccaniche di gioco è la mappa su cui sono disseminate le diverse missioni. Basta selezionare quelle disponibili per far partire l’organizzazione. Questa deve essere fatta accuratamente, scegliendo quali membri utilizzare in base alle loro caratteristiche e le abilità richieste dalla missione. A volte è sufficiente mandare un unico personaggio, ad esempio per incontrare un contatto; altre volte, come nel caso di incursioni notturne, occorre coinvolgerne di altri per far sì di avere la massima preparazione e il minimo del rischio. Questo perché sia la nostra caratterizzazione in quanto leader, sia l’ingresso di nuovi compagni è procedurale, quindi dobbiamo sfruttare al massimo le risorse casuali messe a disposizione. L’aumento di livello dei vari membri può essere utile per potenziare statistiche sulle quali desideriamo puntare.Through the Darkest of Times

L’esito della missione può inoltre essere alterato dagli oggetti che portiamo con noi. Ad esempio, se abbiamo una bicicletta, questa aumenterà la nostra preparazione, perché ci permetterà di scappare più velocemente. Al contrario, se vogliamo ottenere il massimo delle ricompense (sostenitori, finanziamenti, divise delle SS rubate), sarà meglio portarsi un’arma o dei pamphlet che però aumenteranno gli imprevisti.

Questi si traducono in apparizioni di testimoni, della polizia o direttamente della Gestapo, a cui rispondere entro brevi secondi. La scelta verte tra nascondersi, scappare e intervenire. Incappare in questa situazione vuol dire catturare l’attenzione del partito nazista su di noi, ma non necessariamente il naufragio della missione. Questo almeno nella modalità Story Mode, perché in Resistance si rischia l’arresto definitivo se non addirittura la morte dei nostri compagni.

Through the Darkest of Times

Al di là dell’organizzazione delle missioni, in Through the Darkest of Times si possono svolgere altre attività, sempre selezionabili dalla mappa, come il nascondersi nel rifugio per lasciar scemare il controllo della polizia segreta su di noi, oppure andare a ballare nei locali per aumentare il morale del gruppo. Quest’ultimo rappresenta un elemento importante nell’economia di gioco, perché ad esso sono legati i sostenitori e gli stessi membri della Resistenza. Le diverse azioni qui riportate non sono propriamente giocabili, ma vengono descritte – lentamente, per tenere alta la suspense – in base alle nostre scelte e priorità.

“Ich bin ein Berliner”

Qui mi tocca mettere in mezzo John F. Kennedy, perché seppur posteriore ai fatti di Through the Darkest of Times, la sua frase incarna perfettamente l’essenza del titolo. Infatti, a far da contorno sostanzioso e potente alle missioni, vi sono degli intramezzi narrativi volti a farci percepire le tensioni dell’epoca a Berlino. Eventi storici come l’incendio del Reichstag o il rogo dei libri si uniscono a storie di vita quotidiana, come quella di un signore ebreo insultato e picchiato dalle SS, o quella del figlio dei vicini estasiato dal culto di Hitler. Un miscuglio originale, che guarda con sensibilità al passato, per immergere noi, nati alla fine del XX secolo, che nulla sappiamo del patire la fame, dell’evitare i sospetti dei vicini di casa, del vedere scomparire all’improvviso un nostro caro.

Through the Darkest of Times

La narrazione di Through the Darkest of Times coinvolge in maniera attiva, perché le diverse scene menzionate possono essere influenzate dalle nostre parole o dai nostri gesti, a seconda delle nostre decisioni. Nel corso del gioco più volte ho preferito dissimulare la mia opposizione al regime quando la vicina mi parlava con orgoglio del figlio entrato nella Gioventù hitleriana, così come tra le varie scelte ho optato per il saluto nazista al fermo della polizia davanti a un campo rom. L’ho fatto controvoglia, ma ho preferito fingere dopo che per due notti sono stata presa di forza da casa per essere picchiata e minacciata in uno scantinato buio perché accusata di essere comunista. Quella volta però che una famiglia di ebrei rischiava di venire colpita dalle bombe alleate perché non gli si dava accesso al bunker, ho deciso di intervenire.

Dico questo perché mi preme far capire il grado di immersione che scatena la narrazione interattiva di Through the Darkest of Times, che riesce a cogliere i sentimenti di quegli anni di terrore. Le diverse scene permettono di toccare tematiche difficilmente trattate non solo dal videogioco ma anche in generale dalla produzione mediale legata al nazismo.

Nel titolo sono presenti riferimenti allo sterminio degli ebrei, ma anche alle persecuzioni ed eliminazioni di slavi, disabili e dissidenti politici; il patriottismo, il contrasto interiore tra l’essere tedeschi e l’essere antinazisti, la paura. Nel gioco fanno capolino anche questioni di politica estera come la guerra civile spagnola, la guerra dell’Italia in Abissinia, l’immagine della Germania agli occhi degli Stati Uniti. 

Through the Darkest of Times

La sceneggiatura è resa così profonda da uno stile artistico spigoloso ma peculiare, che enfatizza gli elementi rossi e gli occhi dei vari personaggi incontrati. Il resto assume sfumature color seppia, che rimandano all’estetica di Schinder’s List di Steven Spielberg, già preso a modello da un altro titolo indie che tratta della Shoah, My Memory of Us. Una cupezza di fondo che però dona fascino incredibile a una Berlino violenta, fiera, dilaniata. Anche il comparto sonoro gioca un ruolo importante per il coinvolgimento, con sonorità ed effetti ambientali adatti alle diverse situazioni.

Through the Darkest of Times è un titolo consigliato, soprattutto perché coraggioso. Difficile trovare nel panorama videoludico produzioni che si addentrano in tematiche così delicate e paradossalmente attuali con questa sensibilità. Le meccaniche da strategico, semplici e tradizionali, acquisiscono qualità grazie alla scrittura, sia dal punto di vista ludico, grazie al sistema di scelte, sia dal punto di vista del coinvolgimento.

Allo stesso tempo mi rendo conto che il titolo è comunque rivolto a una nicchia di vari generi di appassionati, quindi estimatori degli strategici o dei videogiochi ad ambientazione storica. In particolare Through the Darkest of Times è per giocatori consapevoli, che sappiano leggere l’inglese o il tedesco (le altre localizzazioni non sono presenti) e che abbiano curiosità di capire a che punto sia arrivata la maturità del medium grazie anche alla sperimentazione del panorama indie.

Lorena Rao
Deputy Editor, o direttigre se preferite, assieme a Luca Marinelli Brambilla. Scrivo su Stay Nerd dal 2017, per cui prendere parte delle redini è un’enorme responsabilità, perché Stay Nerd è un portale che punta a stimolare riflessioni e analisi trasversali sulla cultura pop a 360° tramite un’offerta editoriale più lenta e ragionata, svincolata dalle dure regole dell’internet che penalizzano la qualità. Il mio pane quotidiano sono i videogiochi, soprattutto di stampo storico. Probabilmente lo sapete già se ascoltate il nostro podcast Gaming Wildlife!