Arrivano le prime voci a favore dell’industria videoludica, secondo cui non ha senso incolpare i videogiochi violenti delle stragi

In questi giorni sta tenendo banco il caso, purtroppo non nuovo, della politica che si scaglia contro i videogiochi violenti, dopo le atroci stragi compiute la settimana scorsa negli Stati Uniti.

Secondo alcuni politici statunitensi infatti, tali videogame sarebbero colpevoli di una banalizzazione della violenza, che potrebbe far sì che in una mente più debole scatti qualcosa, risultando così nelle orribili conseguenze degli ultimi giorni.

La voce più autorevole è stata quella del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che si è scagliato proprio contro i videogame e i prodotti di intrattenimento in generale, che “glorificano la violenza”.

videogiochi stragi

Come detto, si tratta di una polemica non certo nuova, che chi segue il mondo dell’industria videoludica da un po’ di tempo, ha già affrontato più e più volte, eppure continua a ripetersi.

Per fortuna si sono levate anche alcune voci in favore dei videogiochi stessi, una fra tutte quella dell’ESA, secondo cui l’attenzione va posta più sulla facilità con cui è possibile procurarsi armi negli USA, piuttosto che sull’eventuale colpa dei videogame, che sarebbe comunque smentita dai dati. Gli Stati Uniti sono infatti il paese in cui più si verificano episodi violenti del genere, tra quelli in cui vengono usati i videogiochi.

Statistica ripresa poi da Reggie Fils-Aime, ex presidente di Nintendo of America, su Twitter.

Ma non solo rappresentanti dell’industria hanno difeso il mezzo, bensì anche alcune personalità scientifiche. Parliamo nello specifico del Dottor Chris Ferguson, professore di psicologia all’Università di Stetson, che ha minimizzato le possibilità di una correlazione tra l’utilizzo dei videogame e le stragi compiute: “Sarebbe come dire che la colpa dei suicidi sia da attribuire alle banane. Ma letteralmente, i numeri sono praticamente gli stessi”.

Da registrare anche le parole di James Ivory, professore e direttore della ricerca alla Virginia Tech: “È simile al sottolineare il fatto che l’autore della strage indossa le scarpe. Sì, le indossano, ma lo fa anche la gente in generale. Spesso ci fa comodo cercare qualcosa da incolpare, e varia a seconda del contesto. Non ho mai sentito nessuno politico parlare dei videogiochi quando un immigrato commette un crimine”.

Che ne pensate delle loro parole e della polemica in generale?

(Fonte: WCCF Tech)

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.