Seconde possibilità, nuove esperienze, missioni eroiche e marmotte; cosa ci affascina degli anelli temporali e perché.

Nel panorama degli anniversari pop che vengono goliardicamente celebrati ogni anno, il Groundhog Day – giorno della marmotta – ha valicato i confini statunitensi e canadesi ed è difficile, il 2 febbraio, non incontrare sui social almeno un fotogramma o una gif dall’omonimo film del 1993 – conosciuto in italia con il titolo Ricomincio da capo – con Bill Murray. Nella finzione cinematografica, lo scorbutico metereologo Phil Connors è costretto a rivivere in loop questa giornata che condivide data di celebrazione e radici con la cristiana Candelora, nonché con la celtica Imbolc; come sciogliere l’incantesimo?

Tra ottimismo e nichilismo

In pieno stile hollywoodiano, Phil Connors riuscirà a spezzare l’anello temporale e andare avanti con la sua vita grazie al self-emprovement: diventare una persona migliore, imparando dai propri errori, senza perdere tempo, that’s the american dream!

anelli temporali

In un precedente (forse uno dei primi) racconto basato su un time loop, però, il sogno americano viene spazzato via dall’angoscia che il protagonista prova nel suo rivivere in eterno la stessa ora dello stesso giorno. 12:01 PM è un racconto del 1973 dello scrittore americano Richard A. Lupoff da cui è stato tratto un corto (candidato agli Oscar nel 1990) disponibile su youtube. Sebbene lo sceneggiatore di Ricomincio da capo, Danny Rubin, abbia sempre presentato l’idea del film come totalmente originale e di sua paternità e Lupoff abbia ai tempi rinunciato a intentare una causa per plagio, le somiglianze tra le due storie sono evidenti; ciò che cambia è l’approccio. Se Phil Connors/Bill Murray si fa promotore di una filosofia della reincarnazione che vede nella ripetizione la via per l’illuminazione dell’individuo, la visione di Lupoff è invece ammantata di nichilismo. Niente di quello che fai può cambiare il mondo.

Repetita iuvant

Il connubio tra etica e anelli temporali sembra essere solido e duraturo: in tempi recenti ne troviamo una rappresentazione esaustiva e profonda in The Good Place, commedia fantastica della NBC presente in Italia nel catalogo Netflix. Ambientate nell’aldilà, le quattro stagioni di questa serie affrontano temi legati all’etica, alla morale e alla capacità dell’essere umano di migliorare i propri comportamenti. Avendo a disposizione molto tempo e un numero infinito di loop, può una cattiva persona diventare buona? E cosa significa, in una società complessa e intricata come la nostra, essere una buona persona? Uno dei motivi per cui siamo affascinati da questo tipo di narrazione circolare è proprio il desiderio di poter modificare le proprie azioni, tornare indietro e fare delle scelte migliori, dire – con il senno di poi – le parole giuste. A chi non piacerebbe cancellare i propri errori, senza che la memoria e il giudizio degli altri gravino su di lui?

the good place

Tuttavia, una volta risucchiati nel meccanismo degli anelli temporali, un altro elemento, molto ludico, entra in gioco. Anche a noi comuni mortali, infatti, è concesso di provare, in questa noiosa e lineare vita, un assaggio di ciclicità: è quello che succede nei videogiochi, quando a ogni morte corrisponde una resurrezione e a ogni resurrezione maggiori abilità di gioco. Questo concetto di allenamento per prove ed errori è alla base del romanzo All you need is kill di Hiroshi Sakurazaka – di cui esiste anche un adattamento manga illustrato da Takeshi Obata e a cui si ispira Edge of Tomorrow, film del 2014 con Tom Cruise e Emily Blunt – in cui una recluta della guerra umani/alieni si trova a rivivere un anello temporale che comprende la sua prima missione sul campo, conclusa inevitabilmente dalla sua morte. Grazie ai respawn, però, le sue abilità di soldato si affinano e le probabilità di sopravvivenza aumentano. 

Un anello temporale è per sempre

Per il momento ci siamo occupati di anelli temporali fuori dal tempo, come quelli di The Good Place, o di breve durata – ore, giorni, al massimo settimane nel caso del racconto del 1975 di Philip K. Dick A Little Something for Us Temponauts (tradotto in italiano come temponauti/noi temponauti/qualcosa per noi temponauti) – ma che succede quando ogni loop dura – letteralmente – una vita?

anelli temporali

Nel romanzo del 1986 di Ken Grimwood Replay: una vita senza fine – conosciuto anche come Un’altra occasione per vivere – il protagonista muore nel 1988 per un infarto, solo per risvegliarsi nel suo corpo diciottenne nell’anno 1963 e morire di nuovo a 43 anni per un infarto. Il romanzo di Grimwood introduce alcuni interessanti novità negli anelli temporali: il protagonista infatti non è l’unico a vivere la sua vita in loop, ma anche altri personaggi – tra cui l’immancabile interesse romantico – sperimentano la stessa condizione.

In Le prime quindici vite di Harry August, di Claire North, i personaggi di Grimwood farebbero parte di una minoritaria ma attivissima percentuale della popolazione mondiale chiamata kalachakra o uroboani: individui destinati a morire per reincarnarsi nello stesso corpo, nello stesso giorno della loro prima nascita, mantenendo più o meno intatti i ricordi dei cicli precedenti. Harry August, per esempio, nasce il 1° gennaio 1919, nel bagno delle donne della stazione di Berwick-upon-Tweed. Cosa fare, dunque, negli anni trenta del secolo scorso, sapendo già cosa succederà nei successivi decenni?

Let’s kill Hitler

Ci hanno provato in tanti: John scalzi in un episodio di Love, Death & Robots, il Dottore, Amy e Rory in un episodio della sesta stagione di Doctor Who, ma “se prendo la decisione di sparare a Hitler, come faccio a sapere che qualcuno, meno ansioso di combattere in Russia nel cuore dell’inverno, o di assediare una città dal minimo valore strategico al costo di centinaia di migliaia di vite, o di cominciare a bombardare Londra e non i suoi campi di aviazione… come faccio a sapere che quest’altro più saggio guerrafondaio non emergerà dalle condizioni già in atto?”

anelli temporali

Per Harry August e i membri del Cronus Club, la miglior soluzione alla complessità è l’inazione, anche a costo di lasciare che il mondo ripeta ogni volta gli stessi errori. Del resto, il momento migliore per eliminare un assassino è prima che abbia commesso qualsiasi delitto, ma così facendo, non si ucciderebbe forse un uomo innocente? Chi può arrogarsi il diritto di giudicare i lineari per le loro azioni future? Nel romanzo della North l’atto di sfida al tempo viene lanciato da uno degli uroboani, che nel suo perseguire la costruzione di uno specchio quantico sovverte il normale ritmo del progresso tecnologico, accelerandolo per far sì di riuscire, in ogni sua vita, a progredire di un passo verso il sogno di una macchina divina in grado di rispondere alla domanda che ogni essere umano, lineare o uroboano che sia, si fa almeno una volta nella vita: qual è il mio scopo?

Homo superior

Che ci faccio qui è una domanda a cui è difficile rispondere avendo solo una vita a disposizione, ma averne infinite o presunte tali non aiuta certo a fare chiarezza. Il rischio maggiore, nell’avere conoscenze del futuro, sta forse nel senso di superiorità che si instilla in sé, la convinzione dell’inferiorità dei lineari: “l’idea che la loro filosofia, la loro morale possa essere applicata a noi non è solo assurda, ma intellettualmente debole. Non dico che dobbiamo vivere senza regole, dico solo che l’adozione di quelle lineari è una scelta fallimentare quanto non averne alcuna.”

Se siete appassionati di X-men, converrete con me che i punti di contatto tra l’uomo uroboano e l’Homo Superior – almeno secondo la concezione magnetica – sono più che evidenti. Forse per questo Jonathan Hickman nella sua miniserie Powers/House of X – recentemente conclusasi sulle pagine degli albi Marvel dedicati ai mutanti – sfrutta la concezione di loop temporale della North per presentarci una nuova insospettabile mutante con il superpotere di rivivere la sua vita mantenendo i ricordi di quelle passate.

x-men

Dalla consapevolezza degli errori passati, nasce quindi un periodo di pace e stabilità, nonché di superiorità tattica, dell’homo superior – da sempre perseguitato – sull’homo sapiens. Tutto questo, però, ha un prezzo, e il prezzo è la sofferenza di chi, per nove volte, ha visto le persone che ama fallire e cadere, con la certezza che neanche stavolta ci sarà una vittoria.

Giorni di un futuro passato

Conoscere il futuro è un grande dono, certo, ma anche una condanna. Poter correggere i propri errori, solo per vedere dei risultati che non sono quelli sperati, è una tortura ancora più grande del rimpianto che genera una vita lineare, in cui ogni scelta è definitiva e non ci sono seconde possibilità. E forse uno dei motivi per cui ci piacciono così tanto gli anelli temporali è questo: ci ricordano di scegliere attentamente ogni nostra azione, perché non ci sarà un altro giro di giostra, per noi.

Angela Bernardoni
Toscana emigrata a Torino, impara l'uso della locuzione "solo più" e si diploma in storytelling, realizzando il suo antico sogno di diventare una freelancer come il pifferaio di Hamelin. Si trova a suo agio ovunque ci sia qualcosa da leggere o da scrivere, o un cane da accarezzare. Amante dei dinosauri, divoratrice di mondi immaginari, resta in attesa dello sbarco su Marte, anche se ha paura di volare. Al momento vive a Parma, dove si lamenta del prosciutto troppo dolce e del pane troppo salato.