Abbiamo provato in anteprima la nuova esclusiva di Sony prevista per il 2019

Mostrato per la prima volta durante l’E3 del 2016, Days Gone è poi gradualmente sparito dai riflettori per lasciare spazio ad altre esclusive di Sony più imminenti. È tornato però a far parlare di sé di recente con qualche notizia su alcune caratteristiche di gioco, e l’annuncio di un rinvio all’anno prossimo dell’uscita ufficiale. Invitati ad un esclusivo evento di Sony, abbiamo potuto giocare circa mezz’ora con una versione Alpha del titolo, per farci una qualche idea più precisa sul lavoro di Bend Studio.

La build provata ci ha messo nei panni Deacon St. John senza troppe introduzioni, nel bel mezzo di una non meglio precisata sezione di gameplay. Il primo ambiente con cui abbiamo avuto a che fare è quindi un campo di sopravvissuti immerso nella natura. Come sappiamo infatti il gioco è ambientato in un classico contesto post apocalittico in un mondo invaso dagli zombie. Più nello specifico, è chiaro come il mood sia quello di The Walking Dead, soprattutto a causa di una location completamente bucolica e “verdeggiante” nella quale ci muoveremo. Boschi e strade sterrate sembrano costituire la maggior parte dei nostri itinerari. La prima cosa che abbiamo notato è il ruolo fondamentale della nostra moto. Non solo da un punto di vista di coerenza, visto che il nostro protagonista è un rider che sembra chiaramente uscito da una serie come Sons of Anarchy, ma anche del gameplay. Nella moto infatti possiamo notare una icona che ne indica la percentuale di “integrità” (quindi non potete andare in giro a investire zombie sperando di non riportare danni al vostro veicolo) e una relativa alla quantità di benzina nel serbatoio. Un po’ come nell’ultimo gioco di Mad Max infatti, dovremmo rifornire la nostra due ruote con il carburante. Ma tranquilli, non sembra una attività così invasiva. Si insomma… dovrete farne parecchia di strada prima di rimanere a secco. Questa caratteristica va però a sposarsi bene con l’anima survival che anche questo breve hands on ha già tradito.

Nulla di nuovo sotto il sole: tra una manciata di ettari di verde e alberi ci sono alcuni avamposti abbandonati in cui bazzicano sparuti gruppi di non morti in cui raccattare risorse utili a potenziare il proprio equipaggiamento. In Days Gone c’è infatti un sistema di progressione piuttosto articolato che permette, risorse a parte, di potenziare le proprie attitudini. Ogni semplice obiettivo di gioco infatti sblocca degli skill point. Ne abbiamo guadagnato uno in una delle poche missioni disponibili. In pratica ci siamo recati in un accampamento che presentava alcun capannoni chiusi con porte elettroniche. Per attivare il generatore era necessario trovare il carburante per alimentarlo cercando di non farci vedere dagli zombie o, in alternativa, seccandoli tutti. Almeno per quel che riguarda lo stadio di partenza del nostro avatar, abbiamo riscontrato una sfida non indifferente nel confrontarci con questi non morti. Essi infatti rappresentano una minaccia concreta. Sono duri a morire e sono molto veloci. Dalla nostra con un paio di bocche di fuoco selezionabili tramite un classico inventario circolare, attivabile con un grilletto, che per altro rallenta il tempo per qualche istante, abbiamo dovuto dar fondo a tutti i nostri pochi colpi per avere la meglio. Se doveste rimanere senza proiettili, un altro tasto dorsale serve per usare automaticamente l’arma corpo a corpo in nostro possesso, ma attenzione, anche essa è danneggiabile e dopo un po’ di attacchi finirà in mille pezzi. In alternativa è possibile accucciarsi e cercare di non farsi notare, magari nascondendosi dentro dei container e uccidendo alle spalle il nemico con il tasto triangolo. Una volta entrati, abbiamo recuperato dei medicinali da portare ad un nostro compagno ferito. Raggiunta la location, in cui ci aspettava, è partita una cut scene. Dialoghi, regia ed espressione mettono in risalto quanto ci saremmo aspettati da una esclusiva di Sony, sempre molto attenta alla qualità di certi dettagli narrativi ed estetici. 

Conclusa la missione, abbiamo avuto come ricompensa esperienza e un skill point che abbiamo subito investito nella nostra precisione di tiro. A questo punto abbiamo deciso di sfruttare il tempo rimasto per scorazzare un po’ in giro, trovando quasi subito un accampamento presidiato da quelli che sembrano i componenti di una “fazione” nostra nemica. Abbiamo subito intuito il dà farsi e infatti, si trattava di studiare le semplici routine di movimento di questi “mercenari” avversari, colpirne qualcuno alle spalle, eliminare il classico cecchino appostato in posizione sopraelevata, e quando scoperti, ammazzare chiunque ci sparasse contro. In Days Gone si spara piuttosto bene, Deacon si muove in maniera piuttosto reattiva, e nonostante non ci siano opzioni in fase di copertura troppo avanzate, come ad esempio la possibilità di sparare sporgendosi solo leggermente, le fase shooter risultano piuttosto divertenti, nonostante evidenzino anche una intelligenza artificiale solo nella media, in cui le strategie nemiche si limitano all’accerchiamento del protagonista in maniera piuttosto grossolana. E parlando di controlli, è un piacere scoprire come guidare la moto, mezzo che molto probabilmente cavalcheremo per lunghe porzioni di gioco, sia veramente appagante. La fisica del veicolo e la sua maneggevolezza è quel giusto compromesso tra comodità e concretezza che ci saremmo aspettati, e anche le curve più proibitive in terreni evidentemente poco consoni alla guida, come quelli assolutamente selvaggi che ci troveremo a percorrere, potranno essere affrontate in scioltezza e senza frustrazione.

Nel nostro girovagare e prima che il tempo a disposizione terminasse, abbiamo anche assistito a quello che sembra una sorta di evento casuale (ma su questo non possiamo ovviamente essere certi), ovvero due “civili” tenuti in ostaggio sulla riva di un fiumiciattolo da un paio di mercenari nemici. Uccisi questi ultimi ci è stata data la possibilità di indicare in quale accampamento mandare le due vittime salvate, ovviamente avevamo solo un’opzione disponibile ma tutto lascia intendere che potremo noi decidere quali avamposti alleati riempire con le persone da noi salvate, forse per accrescere questi punti base e creare il loco più attività, come ad esempio negozi.

C’è da dire insomma che per quanto visto, non c’è nulla di realmente rivoluzionario in questo Days Gone. L’impressione generale è che molte meccaniche derivino da altrettanti openworld di ultima generazione e il mood generale lascia un forte senso di déjavù per chi ha giocato titoli contestualmente simili, come ad esempio Dying Light. Come accennato prima i punti di forza stanno principalmente nella cura realizzativa dedicata alla narrazione (appena intravista in questa prova), nella pulizia e rifinitura della struttura di gioco e ovviamente nel comparto grafico. A tal proposito, DG risulta sicuramente un gioco molto bello da vedere, dettagliato e ispirato, seppur al momento presenta grossi problemi quasi sicuramente imputabili al fatto che il gioco è ancora ben lunghi dall’essere ultimato. Il frame rate infatti era parecchio instabile e le animazioni spesso e volentieri non molto precise soprattutto per quel che riguardava la reazione ai proiettili. Due aspetti che ci aspettiamo verranno notevolmente affinati in futuro.

Per il resto, non siamo ancora in grado di sbilanciarci circa la profondità dell’esperienza e soprattutto sulla sua capacità di creare situazioni fresche e varie da giocare. Di certo abbiamo visto le potenzialità per un titolo dai forti connotati survival ricco di sotto meccaniche che andranno a contornare una progressione ci auguriamo il meno prevedibile possibile. Non è molto ancora, ma è pur sempre qualcosa su cui continuare a tenere alte le nostre aspettative.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!