Beastars: il manga riceve un adattamento anime in 3D

Parole che farebbero tremare anche il fan più aperto mentalmente. La community otaku spesso e (non) volentieri non ha avuto esperienze positive con prodotti di intrattenimento giapponese animati usando la CGI e la tecnica di animazione in 3D, me compresa. Quindi, sapere che tale tecnica è stata scelta per una delle serie più anticipate della stagione invernale 2019/2020, ovvero l’anime di Beastars, può lasciare interdetti ma intrigati.

 

Lo stesso studio che ci ha portato l’anime di Land of the Lustrous (in originale Houseki no Kuni), uno show accolto positivamente sia dal pubblico che dalla critica e che ha fatto assaggiare al mondo il suo 3D  esagerato e stile di regia dinamico, ha colto nuovamente di sorpresa tutti quanti quando ha annunciato di aver acquistato i diritti per la trasposizione animata del manga di Paru Itagaki; un’impresa non da poco, vista la popolarità e la qualità di questo fumetto che gli è valsa il premio della categoria miglior shounen ai 42° Kodansha Manga Awards.

Beastars è un anime che appartiene al genere slice of life e thriller, ambientato in un contesto scolastico e che mette al centro di tutta l’opera l’analisi psicologica dei personaggi. Nonostante questo, Studio Orange non si è tirato indietro ed è riuscito a compiere un lavoro magistrale: l’animazione risulta la più fluida nel suo campo e il 3D appare più come una scelta artistica che di default e, probabilmente, la causa è un desiderio di realismo, poiché si tratta di una storia che riflette il nostro mondo.

Beastars: sembra un nuovo Zootropolis ma…

Beastars è ambientato in un mondo popolato da animali antropomorfi che vivono insieme in una società moderna dove carnivori e erbivori vivono fianco a fianco, con tutte le complicazioni del caso. Suona familiare? Ebbene sì, affrontiamo questo elefante nella stanza: sulla carta, Beastars sembra la versione giapponese di Zootropolis, il celebre cartone animato della Disney, sia per temi che per ambientazione. Inoltre sono stati pubblicati entrambi nel 2016. Tuttavia, un punto sicuramente a favore sia del manga che dell’anime di Beastars è che, essendo un prodotto indirizzato più ad una fascia adolescenziale che infantile, può sviscerare e rappresentare eventi e tematiche molto più esplicite e drammatiche, senza la zavorra del family friendly.

Ma di cosa parla Beastars? Ebbene, il nostro protagonista Legoshi è un giovane lupo grigio che, nonostante appartenga alla razza canide più imponente al mondo, è di carattere timido e riservato. È uno studente della scuola Cherryton e fa parte del club di teatro. Legoshi, in quanto carnivoro, è stato vittima di pregiudizi per tutta la sua vita, al punto di averci fatto l’abitudine.

Le giornate relativamente tranquille di Legoshi vengono scosse quando un efferato delitto ai danni di un erbivoro, l’alpaca Tem, si compie nei territori della scuola. Da questo momento, le divisioni presenti tra prede e predatori si aggravano ulteriormente e il protagonista, coinvolto dalle insicurezze e dalle paure dei propri compagni, cerca di trovare il proprio posto nel mondo e crescere, scoprendo nel frattempo i lati oscuri della società in cui vive.

Il triangolo no, non l’avevo considerato

Ovviamente, l’ambientazione e la trama che ci vengono presentate fanno saltare subito all’occhio la tematica della discriminazione, che viene trattata usando come medium gli animali e come metafora gli erbivori e i carnivori. Questo permette al lettore di iniziare la lettura senza sentirsi chiamato in causa in maniera accusatoria, ma man mano che si prosegue con la visione non si potrà fare a meno di notare le similitudini sempre più marcate e le denunce sociali sempre più taglienti.

Uno dei punti di forza, se non il punto focale di questa serie, sono i personaggi con i quali vengono messe in mostra le contraddizioni della società. Paru Itagaki riesce a fare un lavoro magistrale con le sue creature, rendendoli sfaccettati e, ironicamente, umani. Talmente tanto che ci si dimentica di star leggendo una storia che parla di animali. Che si tratti di una comparsa in un episodio speciale o di un personaggio secondario, il cast che supporta lo show risulta vero e realistico nel suo modo di pensare e di comportarsi.

beastars anime

Una delle dinamiche più apprezzabili di Beastars è la relazione tra Legoshi, la sua cotta – la coniglietta Haru – e il suo senpaiil cervo Louis. Quest’ultimo è certamente uno dei personaggi più interessanti e poliedrici della serie: invidia Legoshi per il suo essere un predatore, nonostante sia il figlio di un influente uomo d’affari, poiché sulle sue spalle grava la pressione di ostentare una perfezione continua e senza punti deboli.

Louis infatti è sulla buona strada per diventare un Beastar, ovvero un animale che fa da esempio per tutta la società, per unificarla e migliorarla. Haru invece è la coniglietta di cui Legoshi si innamora: un sentimento innaturale e perverso, secondo la società in cui vivono, destinato a finire nel peggiore dei modi. Ma lungi da lei essere il tenero animaletto innocente che tutti pensano: nella sua storyline sono presenti elementi crudi, senza filtri; la sua sfera psicologica ruota attorno al suo essere femmina e preda, quindi doppiamente debole e così vengono affrontati complessi di inferiorità, spregio nei confronti della società e bullismo un argomento scottante in tutto il mondo ma particolarmente in Giappone, dove è un fenomeno diffuso che spesso porta a molti suicidi giovanili.

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Allo stesso tempo, la cotta che ha per lei porterà Legoshi ad affrontare ancora più personalmente il conflitto tra ragione e istinto che tanto divide la società moderna in cui vive, portandolo a rivalutare sé stesso e molti altri. Tutte queste tematiche vengono a cozzare tra loro, facendo evolvere in modi sempre diversi la relazione tra questi tre personaggi, che sono i muri portanti dell’opera.

Beastars e il suo anime: un’occhiata più da vicino alla psicologia e alla nostra società

Beastars riesce magistralmente nell’intento di riprodurre in scala 1:1 la nostra intera società nelle mura dell’accademia Cherryton, riuscendo così ad affrontare svariate tematiche.

Come già accennato prima, molto presente è l’odio razziale specialmente tra erbivori e carnivori, ma a volte sfocia quasi nell’invidia e nell’odio verso sé stessi. Spesso questa tematica è vista dal punto di vista di erbivori come Louis e Haru, che odiano sentirsi prede, la loro intrinseca debolezza e faticano a essere considerati dei pari quando il loro interlocutore è, per natura, più forte di loro. Ma un personaggio in cui si verifica questa dicotomia “al contrario” è proprio Legoshi, che è turbato dalla propria natura da predatore ed è costantemente spaventato dall’idea di perdere il controllo e trasformarsi definitivamente in un mostro guidato solo dall’istinto.

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Ma mentre il protagonista tenta di combattere la sua natura, spinto anche dal suo animo gentile che pensa sempre al prossimo, ci sono molti a cui le restrizioni portate da una società che cerca di proteggere i più deboli stanno strette: è il caso della maggioranza dei carnivori, per cui è stato istituito il mercato nero.

Quest’ultimo altro non è che un quartiere clandestino gestito da associazioni mafiose dove si commercia carne, un alimentò tabù nel mondo di Beastars. Dopo l’iniziale orrore, però, il mercato nero sembra apparire come un luogo relativamente mondano, appartenente alla quotidianità di molti carnivori, che devono però preoccuparsi di non far trapelare questo segreto all’esterno, pena l’ostracismo.

Proprio in questo luogo finirà Legoshi, assieme a dei suoi compagni di scuola, e il nostro protagonista verrà a contatto con una cruda realtà dove la società e la ragione sembrano lasciar spazio all’istinto e alle pulsioni naturali e dovrà scegliere come comportarsi.

Ad un primo impatto la risposta sembrerà ovvia ma Paru Itagaki fornisce più di una chiave di lettura, facendo vedere il tutto anche dal punto di vista di chi, secondo la narrazione, sarebbe un carnefice. È ancora legittimo puntare il dito contro qualcosa che viene visto sotto una luce negativa a causa della morale? Certi comportamenti possono essere giustificati con la semplice scusa dell’”istinto naturale” se i mezzi della società moderna non li rendono più necessari? Più di una volta durante la trama di Beastars Legoshi verrà messo davanti a questi dilemmi ed è molto interessante assistere, passo dopo passo, alla sua crescita psicologica.

Questi conflitti interiori, all’ordine del giorno in Beastars, nell’anime vengono resi ancora più fedelmente grazie ad un doppiaggio azzeccato, che riesce a trasmettere benissimo le emozioni contrastanti dei personaggi, e anche grazie all’innovativo stile di animazione, che si impegna molto a sviluppare le espressioni e i movimenti del corpo e degli occhi.

Bocconcini di contorno

Questo anime dimostra la sua forza nella semplicità del contesto e della trama, ma non per questo su altri fronti decide di rimanere tale. Giusto per non farsi mancare nulla, Beastars presenta una delle opening più accattivanti di questa stagione, realizzata interamente in stop motion – una delle tecniche di animazione più esose sia per tempo impiegato che soldi investiti. Inoltre, durante alcune delle scene più significative della serie, non viene disdegnato l’abbandono del 3D per un ritorno ad una tecnica tradizionale che non ha nulla da invidiare a studi di animazione più blasonati.

Tuttavia, è inutile nasconderlo: uno dei maggiori deterrenti per il pubblico di questo anime sarà proprio la scelta dello stile di animazione. Per quanto sia uno dei migliori nella sua categoria, per dei fan abituati allo stile più tradizionale risulterà, ad un primo impatto, innaturale.

Nonostante questo, si nota presto la cura che è stata messa in questo anime e il risultato finale non delude. Gli episodi della prima stagione sono solo 12, ma per chi brama di più il manga è già serializzato in Italia da Planet Manga, riscuotendo un gran successo ancora prima dell’arrivo dell’anime.

L’anime di Beastars sarà disponibile su Netflix dal 13 marzo ed è sicuramente uno dei prodotti migliori di questa stagione, da non perdere se si vuole vedere qualcosa di originale e contemporaneo in ogni suo aspetto.

Laura Moronato
Originaria dei colli euganei, ora divide la sua vita tra la propria terra natia e Venezia, dove studia lingua e cultura giapponese all’università di Ca’ Foscari. Venuta al mondo nell’inverno del ’97, il freddo sembra non lasciarla mai e la si può vedere spesso spuntare sotto vari strati di vestiti e coperte. Quando non è impegnata a lottare per la propria sopravvivenza tra lavoretti e una lingua che non ricambia il suo amore, il suo passatempo preferito è scoprire nuove serie tv, anime o libri da iniettarsi in endovena. È una circense ansiosa che cerca di mantenere l’equilibrio tra il divulgare le proprie passioni ad amici e conoscenti e non rompere l’anima al prossimo; ma in caso sia troppo molesta la si può facilmente zittire con articoli di cancelleria e quaderni nuovi. Recentemente sta ampliando la sua cultura nerd anche alla Corea e alla Cina.